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Zona rossa. Cantoni chiede le dimissioni del sindaco Chiantore. De Stefano vuole il daspo urbano

Il Prefetto proroga il divieto di stazionamento fino al 31 luglio: Ivrea resta sotto sorveglianza nelle aree della stazione e del Movicentro. Fratelli d’Italia e Lista Civica attaccano la giunta. La Lega chiede meno polemiche e più controlli

Zona rossa: Cantoni chiede le dimissioni di Chiantore. De Stefano vuole il daspo urbano

Il sindaco Matteo Chiantore con il Prefetto di Torino

Non è una misura nuova, ma il fatto che venga prorogata racconta molto: Ivrea è ancora ostaggio del degrado. L’ordinanza firmata il 28 aprile dal Prefetto di Torino, Donato Cafagna, estende fino al 31 luglio il divieto di stazionamento per i soggetti già noti alle forze dell’ordine per reati di spaccio, violenza, furti e resistenza a pubblico ufficiale. Tre mesi in più di zona off limits nelle aree più esposte a rischio e insicurezza, come segnalato dalla georeferenziazione dei reati redatta dalla Questura di Torino.

“Ivrea – si legge nel documento – è diventata snodo nevralgico a causa dei lavori infiniti sulla linea ferroviaria Torino-Aosta.”

I treni si fermano al capolinea, gli autobus partono per la Valle, e nel piazzale della stazione si riversa di tutto: pendolari, studenti, senzatetto, spacciatori. A collegare la stazione al Movicentro c’è la passerella “Natale Cappellaro”, sempre più sorvegliata speciale. È qui che, secondo il Prefetto, si muovono soggetti dediti ad attività delinquenziali, capaci di spostarsi velocemente da una zona all’altra seguendo l’andamento dei controlli.

La fotografia tracciata nell’ordinanza è impietosa. A Ivrea – soprattutto attorno alla stazione, al Movicentro e al Parco Dora Baltea – si registra una presenza diffusa di microcriminalità da strada. Spaccio, consumo di droga, abuso di alcol, assembramenti molesti, minacce, danneggiamenti. E una percezione collettiva di insicurezza che mina la vivibilità di intere aree urbane. A poco sono serviti, finora, i servizi coordinati di controllo con pattuglie del Reparto Prevenzione Crimine, del Commissariato, della Polfer e dei Carabinieri. “Le situazioni di disagio resistono, e richiedono nuove misure d’urgenza.”

L’ordinanza si fonda anche su un documento dettagliato: il rapporto n. 0082549 del 9 aprile 2025 del Questore di Torino, che certifica la necessità di allontanare, con provvedimenti temporanei e preventivi, i soggetti che assumano atteggiamenti aggressivi, minacciosi o molesti, e che siano stati segnalati per reati come: spaccio e associazione a delinquere finalizzata allo spaccio (art. 73 e 74 del DPR 309/90), lesioni personali, percosse, risse (artt. 581, 582, 588 c.p.), furto con strappo, rapina, danneggiamenti, invasione di edifici, resistenza a pubblico ufficiale, detenzione e porto abusivo di armi.

Chi verrà trovato in atteggiamento molesto o pericoloso in quelle zone sarà allontanato per 48 ore, e le violazioni saranno sanzionate secondo l’articolo 650 del codice penale (arresto fino a 3 mesi, oppure ammenda fino a 206 euro).

Il perimetro della zona vietata resta invariato: corso Nigra in tutta la sua estensione, l’argine del fiume Dora Balteafino alla passerella, la stessa passerella Cappellaro e la scalinata verso piazza del Rondolino, via Pavese, via Dora Baltea fino al Movicentro, via Jervis fino a via Di Vittorio, via Di Vittorio, via Camillo Olivetti, piazza Lamarmorae via Gozzano fino a vicolo San Grato.

maranza

Particolare attenzione sarà dedicata nelle ore serali e notturne, proprio perché – come sottolinea il testo – sono i momenti in cui si registrano i fenomeni più gravi. Ed è anche in queste fasce orarie che saranno monitorate con più attenzione le attività economiche – alimentari, artigianali, distributori automatici – già sanzionate per disordini o somministrazione di alcolici ai minori.

Ma l’ordinanza non è solo bastone. Il Prefetto sottolinea quel che il Comune si è impegnato a fare: rafforzare la videosorveglianza, integrare le sale operative delle Forze dell'Ordine e della Polizia Locale; attivare, oltre al Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica, ulteriori luoghi di confronto istituzionale, aperti al contributo della società civile e delle rappresentanze dei diversi settori economici, nella cabina di regia con le associazioni di categoria del commercio; promuovere e incentivare momenti dedicati ai più giovani, in collaborazione con le agenzie educative e la scuola, sui temi della legalità, delle dipendenze, del bullismo e del disagio.

Tutto bello, tutto condiviso... ma intanto, il disagio resta lì, in quei 50 metri attorno a ogni bar o distributore, nella passerella che unisce due quartieri, nei corridoi deserti del Movicentro, nei portici dove i ragazzi si radunano senza nulla da fare.

A sottolineare l’importanza della decisione prefettizia è il consigliere comunale Massimiliano De Stefano.

“La zona rossa – dice – si sta rivelando più che necessaria per garantire la sicurezza e il decoro nel nostro territorio. Grazie a queste ordinanze abbiamo già iniziato a registrare miglioramenti significativi nella nostra comunità. Tuttavia, è essenziale che il sindaco collabori attivamente con la polizia locale per massimizzare l'efficacia di questa iniziativa. Ad oggi polizia locale non pervenuta…”

De Stefano preannuncia un’integrazione al regolamento di polizia urbana, finalizzata all’istituzione di un vero e proprio “daspo urbano”.

“Lo avevo chiesto in tempi non sospetti e la decisione del Prefetto mi ha dato ragione. Dobbiamo definire con precisione i luoghi. Questa azione non solo chiarirà le modalità di intervento, ma contribuirà anche a garantire un ambiente più sicuro e vivibile per tutti i cittadini…”

Soddisfatto dell’intervento del Prefetto anche il consigliere comunale dei Fratelli d’Italia, Andrea Cantoni.

“Il suo intervento – dice – dimostra quanto sosteniamo da troppo tempo: la nostra città, specialmente la zona nei pressi della stazione, non è più sicura come vorremmo…”. A suo dire, il modello di gestione del Movicentro è parte integrante del problema, "altro che presidio di legalità”.

“Ha certamente contribuito al protrarsi di una situazione che, affrontata correttamente, avrebbe potuto avere un finale diverso…” stigmatizza.

“È questa una città che punta sul turismo e che vuole tornare attrattiva anche per le imprese? – si domanda – Direi proprio di no. In questo momento, dopo che ancora una volta il nostro primo cittadino viene smentito nei fatti, riecheggiano le sue affermazioni tra cui ‘percezione alimentata dai giornali’, ‘libri e chitarre per risolvere il disagio giovanile’ e, ancora più gravi, ‘avere un coltellino in tasca non è un reato’ e ‘gli uomini della Polizia Locale sono ex bibliotecari non armati’, quando, invece, il Prefetto li incarica di applicare la cosiddetta Zona Rossa…”

Infine, l’affondo: “Non basta più ritrattare. Non bastano più le scuse (mai arrivate) per aver declassato il tutto a ‘percezione’. La soluzione è una: dimissioni…”

Più soft la segretaria cittadina della Lega, Giorgio Povolo.

“Il rinnovo della zona rossa? – commenta – Una misura indispensabile per garantire la sicurezza” e ringrazia. “Già a gennaio, con un gazebo informativo alla stazione, il nostro partito aveva evidenziato le criticità legate a degrado e insicurezza, promuovendo un dialogo aperto per soluzioni condivise. Il Prefetto e il Governo stanno investendo sulla sicurezza di Ivrea, una risposta concreta alla richiesta della Lega. Non è il momento di polemizzare ulteriormente ma di agire concretamente per arginare il più possibile il problema. Il rinnovo del Daspo urbano è sicuramente il giusto strumento che le istituzioni ci mettono a disposizione. Chiediamo all’amministrazione di vigilare con determinazione per restituire serenità a ogni angolo della città…”.

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Commenti all'articolo

  • Sovietico Eporediese

    03 Maggio 2025 - 09:52

    Come al solito il Cantoni ignora il concetto di presidio del territorio, forse è ignaro della situazione antecedente alla gestione del Movicentro e Stazione e zona Bennet d'Ivrea, chissà se sapeva cosa c'era prima del 2014 . Forse non sapeva nemmeno l'esistenza di gran parte della città di Ivrea. Forse dovrebbe imparare a rispettare e conoscere il vero tessuto sociale eporediese.

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