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Bruciate le bandiere. Fantocci di Meloni, Trump e Vespa in corteo: il Primo Maggio infiamma Torino

Meloni vestita da Duce, Trump e Vespa con la “Telemeloni” in coda al corteo. I sindacati: “Lavoro insicuro, stipendi ridicoli, morti ogni settimana”

Torino celebra il Primo Maggio: tra sicurezza sul lavoro e salari inadeguati

Il corteo del Primo Maggio ha invaso Torino con una partecipazione che ha superato le ventimila persone. Partito da piazza Vittorio Veneto, ha attraversato via Po e si è diretto, a causa dei cantieri in via Roma, verso piazza Solferino, dove si sono tenuti non solo i tradizionali interventi dei rappresentanti sindacali, ma anche quelli – ben più duri e radicali – dello spezzone sociale.

In testa al corteo le autorità, tra cui il sindaco Stefano Lo Russo e la sottosegretaria Claudia Porchietto, accompagnate da Cgil, Cisl e Uil, Anpi, associazioni e partiti. In coda, lo spezzone più atteso: No Tav, Pro Palestina, collettivi studenteschi, centri sociali. E proprio da qui sono partite le immagini più forti: fantocci in gommapiumaraffiguranti Donald Trump, Giorgia Meloni vestita da duce e Bruno Vespa con una telecamera marchiata “Telemeloni”. A precederli, lo striscione: “Stop al riarmo: uniamoci contro chi ci vuole in guerra”.

Ma è dal palco che è arrivata l’esplosione più inattesa e simbolica. Dopo gli interventi sindacali già in programma, hanno preso la parola gli esponenti dello spezzone sociale, saliti sul palco a nome delle migliaia di manifestanti che li hanno seguiti fin lì. Il messaggio è stato netto: “Non abbiamo niente da festeggiare oggi perché sono tanti quelli che muoiono sui posti di lavoro, sono molti gli sfruttati e i precari. Per la sicurezza non si sta facendo nulla”. E ancora: “I soldi devono andare ai servizi, non alle armi”. Parole accompagnate da una denuncia frontale contro il riarmo, la NATO e i governi complici delle guerre.

Pochi minuti dopo, l’azione che ha incendiato il clima – anche in senso letterale. Sono state bruciate tre bandiere, quella statunitense, quella di Israele e quella dell’Unione Europea, proprio sul palco di piazza Solferino, alla fine del corteo. Un gesto firmato da esponenti dei collettivi antagonisti, che ha attirato fischi e applausi, indignazione e solidarietà. L’immagine è già diventata virale.

Prima degli interventi dello spezzone sociale, avevano parlato Federico Bellono (Cgil Torino), Chiara Dezzani(Gioventù Operaia Cristiana), Arcangela Di Rella (Fim Cisl Hanon System), Gian Livio Lembo (Uil Fpl Asl To4) e Maurizio Bellofatto, minatore della Fillea Cgil. Temi comuni: salari troppo bassi, sicurezza assente, assenza di ispezioni. Lo ha detto chiaramente Gianni Cortese della Uil: “Solo un’azienda su venti viene controllata, e nell’80% dei casi ci sono irregolarità. E i salari? Siamo l’unico Paese in Europa ad aver perso potere d’acquisto in 30 anni”.

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Anche Giuseppe Filippone, segretario Cisl Torino-Canavese, ha lanciato l’allarme: “Dall’inizio dell’anno in Piemonte ci sono stati 13 morti sul lavoro, 7 nella sola provincia di Torino. Serve un Patto della Responsabilità e più investimenti in prevenzione”.

Il sindaco Lo Russo, invece, ha parlato di lavoro come identità della città: “Torino è stata forgiata dai lavoratori, dall’immigrazione, dal sudore delle fabbriche. Senza immigrazione, Torino non sarebbe Torino. La sicurezza non è un costo: è un diritto”.

Il corteo, ancora in corso alle 11.25, è scandito da cori, slogan, bandiere e musica. Ma questa edizione del Primo Maggio torinese ha già lasciato immagini indelebili: i fantocci, le parole dure dal palco, e le bandiere bruciate in segno di protesta. Per qualcuno un gesto estremo, per altri l’unico modo per dire che il lavoro oggi non è festa, ma rabbia.

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