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30 Aprile 2025 - 16:13
Riaperta la Strada Provinciale 1 delle Valli di Lanzo fino al Pian della Mussa
Con l’arrivo della bella stagione, torna percorribile uno dei tratti più suggestivi ma anche più delicati della viabilità montana piemontese. Da questa mattina, infatti, è di nuovo aperta al traffico la Strada Provinciale 1 delle Valli di Lanzo, nel tratto compreso tra l’abitato di Balme e il Pian della Mussa, nel cuore dell’Alta Val d’Ala. Il via libera è arrivato dopo la conclusione delle operazioni di sgombero della sede stradale, rimozione di detriti e neve residua, e le consuete verifiche tecniche necessarie a garantire la sicurezza di automobilisti e motociclisti.
Come di consueto, il tratto rimane chiuso durante l’inverno, trattandosi di un’arteria di alta montagna che attraversa un ambiente impervio, soggetto a frequenti fenomeni di gelo, valanghe e smottamenti. La strada, stretta e tortuosa, si snoda lungo pendii scoscesi e non presenta margini ampi di manovra, richiedendo prudenza e rispetto assoluto delle regole imposte dalla Città Metropolitana.
Attualmente, la riapertura interessa il tratto dal chilometro 57+092 al chilometro 62+570, cioè l’intero segmento che conduce al Pian della Mussa. Sul tratto in questione restano in vigore il limite di velocità di 30 km/h e il divieto di sorpasso in entrambe le direzioni, disposizioni fondamentali per preservare l’incolumità degli utenti e tutelare un paesaggio tanto incantevole quanto fragile.
Rimane invece chiuso al traffico veicolare il tratto terminale della SP 1, compreso tra il km 62+570 e il km 62+744, ad eccezione dei mezzi autorizzati. Si tratta della porzione più estrema della strada, particolarmente esposta e soggetta a condizioni di percorribilità instabile.
Per gli amanti della montagna, del trekking e delle escursioni, la riapertura rappresenta un’opportunità importante per raggiungere una delle località più affascinanti delle Valli di Lanzo, ai piedi delle Alpi Graie. Un invito a riscoprire la bellezza dei paesaggi alpini, sempre con attenzione e rispetto delle norme di sicurezza.
Non è solo una meta. Il Pian della Mussa è un respiro d’alta quota, un anfiteatro di luce incastonato a 1.800 metri sul livello del mare, tra le cime severe delle Alpi Graie. Un luogo che pare uscito da un racconto sospeso nel tempo, dove la natura detta ancora le regole e il silenzio non è assenza, ma voce potente della montagna.
Siamo in Alta Valle d’Ala, al termine della Strada Provinciale 1 delle Valli di Lanzo, pochi chilometri oltre il piccolo borgo di Balme, ultimo baluardo abitato prima del regno dei ghiacci e delle vette. Qui, dove termina l’asfalto e comincia la leggenda, si apre il Pian della Mussa: un ampio pianoro glaciale che si distende come un tappeto verde d’estate e come un deserto di neve immacolata d’inverno.
Il paesaggio è maestoso: versanti scoscesi, cascate impetuose, pareti verticali che attirano da decenni alpinisti e scalatori da tutta Europa. Da qui partono i sentieri che portano ai rifugi Gastaldi e Città di Cirié, veri baluardi della cultura alpina piemontese, base di partenza per le ascensioni alla Bessanese, all’Uia di Ciamarella, al Monte Croce Rossa.
Ma il Pian della Mussa non è solo fatica e corda da montagna. È anche un luogo per camminatori lenti, per famiglie in cerca di aria pura, per chi si ferma a contemplare il torrente Stura di Ala che nasce proprio qui, alimentato dalle acque cristalline delle sorgenti del pianoro. Non a caso, proprio da qui sgorga l’acqua minerale Pian della Mussa, imbottigliata poco più a valle e distribuita in tutto il Piemonte come sinonimo di purezza e autenticità.
In passato fu anche meta di villeggiatura estiva per i torinesi benestanti: un rifugio fresco lontano dalla calura cittadina. Gli alberghi in stile liberty, le vecchie locande, le casette in pietra con i balconi in legno parlano ancora oggi di quei tempi, di una montagna vissuta con eleganza, ma anche con profondo rispetto.
Il fascino del Pian della Mussa è proprio questo: non si è piegato al turismo di massa, non ha ceduto alle logiche delle piste da sci a tutti i costi o delle strutture invasive. Qui si viene per cercare un silenzio autentico, per guardare le marmotte al mattino, per ascoltare il vento tra i larici. Si viene per ricordare che la montagna non è solo sfondo, ma protagonista.
E se in inverno la strada viene chiusa, con le slavine che scendono senza chiedere permesso e il gelo che blocca ogni accesso, in primavera e in estate il Pian della Mussa torna a vivere. Con i pascoli, le mandrie, i gitanti. Ma anche con chi lo considera un luogo dell’anima.
Insomma, il Pian della Mussa è molto più di una meta da gita fuori porta: è un simbolo della montagna autentica, di quella che resiste alle mode, che si dona a chi sa ascoltarla. Un angolo di mondo dove il tempo si è fermato, e forse è meglio così.
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