Cerca

Attualità

Asili nido, Piastra e Gaiola stendono il tappeto rosso ai dipendenti e snobbano gli orfani

Nel nuovo regolamento approvato a Settimo Torinese, i figli dei dipendenti comunali hanno la precedenza su quelli delle famiglie monogenitoriali. La proposta di Maiolino (FdI) per correggere l’ingiustizia respinta tre volte. E la maggioranza tace

Asili nido, Piastra e Gaiola stendono il tappeto rosso ai dipendenti e snobbano gli orfani

Enzo Maiolino e Elena Piastra

Nel Paese in cui si riempiono i comizi di parole come equità, giustizia sociale, attenzione alle fragilità, ecco servita l’ultima perla partorita dal Comune di Settimo Torinese: i figli dei dipendenti comunali entrano all’asilo nido prima degli orfani.

Sì, è tutto vero. Nero su bianco. Lo dice il nuovo Regolamento degli asili nido appena approvato dal Consiglio comunale: all’articolo 5, tra i criteri di priorità per l’accesso al servizio, dopo i casi sociali e quelli di disabilità, ecco spuntare loro — i figli dei dipendenti comunali — con tanto di quota riservata: cinque posti garantiti tra i tre nidi cittadini.

Solo dopo questa “elite municipale”, arrivano — con scandalosa rassegnazione — i bambini cresciuti da un solo genitore. Perché, si sa, in Italia perdere un coniuge o affrontare un affido esclusivo non fa curriculum.

A denunciare questa scelta vergognosa, è stato l’unico che ha osato rompere il silenzio istituzionale: Enzo Maiolino, consigliere di Fratelli d’Italia, membro del comitato di gestione degli asili nido.

Ha tentato in ogni sede — via mail, in Commissione e in Consiglio — di proporre una modifica logica, umana, civile: dare la priorità anche alle famiglie monogenitoriali, come si fa da anni nei regolamenti sensati. Risultato?

Respinto. Tre volte. Con una motivazione che definire assurda è un complimento.

“Welfare aziendale”, hanno detto con spavalderia la sindaca Elena Piastra e l’assessora Chiara Gaiola. Come se l’asilo fosse un benefit privato, come se i posti pubblici si potessero mettere da parte per premiare i dipendenti “più fedeli”.

Una logica da azienda privata, applicata a un servizio pubblico essenziale. E la motivazione, detta durante la seduta, fa persino sorridere (amaro): “Così incentiviamo i giovani a lavorare in Comune, perché gli stipendi sono bassi e nessuno vuole più fare l’impiegato”.

Quindi? Per tirare su il morale al personale comunale si toglie un diritto a chi ha perso un genitore?

“Assurdo dover ribadire tre volte quanto fosse ingiusto scavalcare con criteri lavorativi fragilità vere”, ha commentato Maiolino, ricordando di aver comunque ringraziato l’ufficio scuola per il lavoro svolto.

Ma su quel punto, la pietra dello scandalo, “nessuno della maggioranza ha avuto il coraggio di alzare la mano per dire che così non va”. Tutti zitti. Tutti allineati. Tutti devoti al verbo della sindaca. Altro che democrazia.

Il paradosso è che, secondo la stessa amministrazione, “tanto siamo a lista zero”. Allora perché fare una classifica? Perché mettere qualcuno davanti a qualcun altro?

La verità è che una priorità resta tale anche se la lista è vuota: è una scelta politica, un messaggio chiaro su chi si vuole tutelare. E a Settimo Torinese il messaggio è inequivocabile: prima i dipendenti comunali, poi chi vive un dramma familiare.

Fratelli d’Italia ha votato contro, senza fare teatrini. Ma il danno ormai è fatto. E ai cittadini resta un regolamento con una macchia profonda, un’ingiustizia strutturata, un articolo 5 che grida vendetta. Un regolamento che racconta molto di più di mille conferenze stampa: racconta un Comune che dimentica i più fragili per lisciare il pelo ai suoi, per foraggiare il sistema...

Perché in fondo è questo l’equilibrismo settimese: governare con lo specchietto dell’inclusività, ma non quando si tratta di scegliere tra chi ha perso un coniuge e chi ha un badge comunale. Benvenuti nel welfare aziendale.

***

ART. 5 - CRITERI DI AMMISSIONE PER LA FORMAZIONE DELLA GRADUATORIA
L’ammissione avverrà nel rispetto dei seguenti criteri, il cui ordine di enunciazione corrisponde all’ordine di priorità:

1) Figli di cittadini residenti nel Comune usando, per la formazione della graduatoria, i seguenti criteri, in ordine di priorità:
a) bambini segnalati dai servizi sociali del territorio e/o dall’Azienda Sanitaria Locale
b) bambini rimasti in lista d’attesa nella graduatoria precedente
c) nuclei con altro minore e/o adulto convivente con disabilità, documentati con certificazione di invalidità ai sensi della Legge 104/1992 e/o Legge 102/2009 (non saranno ritenute valide certificazioni rilasciate da medici privati)
d) figli di lavoratori dipendenti del Comune di Settimo Torinese, entro il limite numerico di n. 5 posti totali sui tre asili nido. Nel caso in cui il dipendente comunale presti servizio presso uno dei tre asili nido, la sua sede lavorativa sarà diversa dal nido frequentato dal bambino e dalla bambina
e) bambini il cui nucleo familiare sia formato da un solo genitore con riconoscimento esclusivo o a causa di decesso di un genitore
f) bambini i cui genitori lavorino entrambi (ai fini della graduatoria valgono i contratti a tempo indeterminato, i contratti a tempo determinato e i contratti “atipici”)
g) bambini i cui genitori siano entrambi disoccupati
h) bambini di cui un genitore sia disoccupato

2) Figli di cittadini non residenti in Settimo, che abbiano almeno un genitore che presti attività lavorativa in Settimo T.se

3) Figli di cittadini non residenti che non abbiano genitori che prestano la loro attività lavorativa a Settimo T.se, previa stipula di convenzione tra l’Amministrazione Comunale di Settimo T.se e l’Amministrazione del loro Comune di residenza

Per l’inserimento in graduatoria dei casi di cui al punto 1) si darà precedenza, per ogni ordine di priorità, a coloro che hanno presentato domanda per 2 o più fratelli e/o gemelli.
Per l’inserimento in graduatoria dei casi di cui ai punti 2) e 3) si seguiranno i medesimi criteri su enunciati (dalla lettera a) alla lettera h).
In caso di parità di requisiti avrà la precedenza il bambino e la bambina maggiore di età.

asilo nido

Settimo, dove il Comune inventa il welfare per casta

Non è la prima priorità a far discutere. Quella è giusta, sacrosanta: i bambini seguiti dai servizi sociali devono essere al primo posto. Il problema è quello che succede subito dopo, quando il dolore si misura in funzione del contratto di lavoro. E così scopriamo che a Settimo Torinese, essere dipendente comunale vale più che essere vedovo. Più che essere solo. Più che essere fragile.

Il nuovo regolamento degli asili nido lo dice chiaramente: prima i figli dei dipendenti del Comune, poi i bambini di famiglie monogenitoriali. E non si tratta di un dettaglio tecnico, ma di una scelta politica. Una dichiarazione d’intenti. Un messaggio preciso: “premiamo i nostri”. Con la benedizione della sindaca Elena Piastra e dell’assessore Gaiola, che chiamano questa ingiustizia col suo nome in codice: “welfare aziendale”.

Peccato che non siamo in una multinazionale privata. Siamo in un Comune, dove ogni cittadino dovrebbe valere allo stesso modo. E invece no. A Settimo, il Comune premia chi lavora nel palazzo, non chi combatte ogni giorno fuori da quel palazzo con una vita a pezzi. Chi ha un badge, passa. Chi ha un lutto, aspetta.

Altro che welfare: questa è feudalesimo 4.0, dove il datore di lavoro pubblico assegna privilegi ai suoi cortigiani, e chi ha perso tutto — un coniuge, una stabilità, una prospettiva — si arrangia. L’asilo nido non è più un servizio. È diventato un benefit. Un premio fedeltà. Una medaglietta per i servitori del sistema.

La politica può anche raccontare storie di uguaglianza. Ma i regolamenti, alla fine, dicono la verità. E questo, purtroppo, parla di un Comune che non ha più il coraggio di guardare in faccia la fragilità vera. Perché magari non è elettoralmente conveniente.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori