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Pavone Canavese urla il suo no alla guerra: "Questo Comune R1PUD1A"

Dal Consiglio Comunale al balcone del Municipio: la città aderisce alla campagna di EMERGENCY e rinnova il giuramento dell’articolo 11 della Costituzione, tra emozione e impegno civile.

Pavone Canavese urla il suo no alla guerra: "Questo Comune R1PUD1A"

Pavone Canavese urla il suo no alla guerra: "Questo Comune R1PUD1A"

Ci sono sere in cui un Consiglio comunale, solitamente luogo di pratiche, di numeri e del disincanto della politica quotidiana, si trasforma in qualcosa di diverso. Diventa la culla di un impegno solenne, il teatro di una scelta di campo netta e coraggiosa. È successo a Pavone Canavese, una piccola città che, senza fare rumore, ha lanciato un messaggio grande quanto il mondo: “Noi la guerra la ripudiamo. Per davvero.”

La sera del 24 aprile non è stata una sera qualunque. Non solo perché era la vigilia della Festa della Liberazione, momento che già da solo porta con sé il peso della memoria e della responsabilità. Ma perché, in quella sala comunale, davanti a una comunità attenta, è stato votato e approvato l’ordine del giorno che sancisce l’adesione alla campagna “R1PUD1A” promossa da EMERGENCY. Non un gesto formale. Non un'adesione di facciata. Ma un atto profondo, che lega il nome di Pavone Canavese a una dichiarazione d’intenti chiara: la guerra non può mai essere uno strumento di libertà o di risoluzione delle controversie.

La maggioranza consiliare ha detto sì. Il gruppo di minoranza "Uniti per Pavone" ha detto sì. Solo "Crescita & Futuro" ha scelto l'astensione, forse incapace di cogliere che in certi momenti la neutralità pesa quanto una sconfitta.

Michele Cavaliere, Presidente del Consiglio Comunale con delega alle politiche sociali è stato chiaro, senza giri di parole, senza diplomazie inutili: “Ripudiare la guerra oggi significa non accettare l’indifferenza, non abituarsi al dolore, non smettere di credere nella forza della pace. Pavone Canavese vuole essere parte attiva di questa battaglia di civiltà”.

Pavone Canavese urla il suo no alla guerra: "Questo Comune R1PUD1A"

Pavone Canavese urla il suo no alla guerra: "Questo Comune R1PUD1A"

Pavone Canavese urla il suo no alla guerra: "Questo Comune R1PUD1A"

Al suo fianco, Lauretta Maurizio, rappresentante di EMERGENCY Torino, ha raccontato cosa significa oggi curare le ferite delle guerre contemporanee. Non quelle mostrate nei telegiornali, ma quelle invisibili: i bambini mutilati nei campi profughi, le madri senza figli in Sudan, i corpi straziati tra le macerie di Gaza, le città devastate dell'Ucraina.
Numeri freddi, cifre apparentemente lontane, che in realtà gridano una verità insopportabile: la guerra è viva, brucia ancora, miete ogni giorno vittime silenziose.

EMERGENCY – ha ricordato Lauretta – ha curato oltre 13 milioni di persone in 21 paesi. Un numero impressionante, che non racconta solo una tragedia, ma anche una promessa mantenuta: quella di non abbandonare mai chi è stato colpito dall’odio e dall’ingiustizia.

E così, mentre scorrevano le parole e il racconto si faceva testimonianza, fuori dal Municipio si preparava il momento più atteso. Quando il Consiglio si è concluso, e tutti si sono raccolti davanti all'edificio comunale, il cielo si era già tinto dei colori della sera. Le prime luci tremolanti dei lampioni sembravano voler proteggere quel gesto.

Dal balcone del Municipio, con mani attente e un po' di emozione, è stato srotolato uno striscione bianco, semplice, essenziale, ma carico di una forza dirompente: “QUESTO COMUNE R1PUD1A LA GUERRA”.
Accanto agli amministratori, ai consiglieri e ai cittadini, c’erano anche i rappresentanti del Presidio Pace di Ivrea (quelli che da quando è iniziata la guerra in Ucraina tutti i giorni si ritrovano davanti al Municipio di Ivrea), a ricordare che la pace è un cammino da percorrere insieme, senza distinzioni, senza bandiere, senza confini.

Per un lungo momento nessuno ha parlato. Nessuno ha urlato slogan o agitato bandiere.
Il silenzio – quel silenzio così raro, così prezioso – ha riempito la piazza come un abbraccio.
E in quel silenzio si sentiva il respiro della storia: la memoria di chi ha lottato per scrivere quell'articolo 11, il dolore di chi subisce ancora oggi la guerra sulla propria pelle, la speranza di chi crede che un'altra strada sia possibile.

In un tempo in cui la parola “guerra” è tornata a occupare con arroganza i notiziari, le dichiarazioni dei governi, le agende della politica, Pavone Canavese ha scelto di dire no. Non un no generico, non un no timido, ma un no pieno, senza riserve, senza se e senza ma.

E non è poca cosa. Non è mai poca cosa.

In un mondo che sembra aver dimenticato la lezione della storia, ogni gesto di pace è una fiammella accesa. E sebbene Pavone sia solo un piccolo Comune, quel balcone da cui sventola il suo striscione oggi parla a tutto il Paese.

“R1PUD1A” non è solo una campagna. È un richiamo all'anima più autentica dell'Italia, quella che seppe, dopo la tragedia del fascismo e della guerra, scrivere nero su bianco che la violenza non può mai essere la soluzione. E oggi, mentre nel mondo si alzano nuovi muri, si costruiscono nuovi arsenali, si combattono guerre dichiarate e non dichiarate, quel messaggio ha bisogno più che mai di essere gridato.

A Pavone Canavese, quel grido si è alzato. Forte. Limpido. Coraggioso.
La verità è che finché ci saranno Comuni, cittadini, comunità capaci di ripudiare davvero la guerra, la speranza non muore.

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