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29 Aprile 2025 - 15:07
Una pietra per non dimenticare: Fiorano Canavese incide il suo ricordo al Nuraghe Chervu
C'è un pezzo di Fiorano Canavese che da oggi riposa alle porte di Biella, incastonato tra le pietre della memoria. Una lastra semplice, sobria, severa. Su di essa, un nome di paese e un numero: 17.
Diciassette vite spezzate dal fragore della Prima Guerra Mondiale. Diciassette ragazzi partiti un secolo fa dalle strade di un piccolo Comune canavesano per inseguire un ideale più grande di loro. Diciassette nomi forse dimenticati, che ora tornano a camminare sulla terra d'Italia.
Il 29 aprile 2025, Fiorano Canavese ha posato la propria pietra al Nuraghe Chervu di Biella, aderendo con orgoglio all'iniziativa lanciata dal Circolo Culturale Sardo "Su Nuraghe": costruire un "pavimento della memoria", composto da pietre di riuso su cui ogni Comune incide il tributo pagato alla follia della guerra.
La cerimonia è avvenuta in un silenzio denso di rispetto e gratitudine.
A rappresentare la comunità, il Sindaco di Biella Marzio Oliviero, circondato dagli Alpini, dal Vescovo di Biella monsignor Roberto Farinella, dai cittadini che hanno voluto stringersi in un abbraccio ideale ai loro antenati.
Non c’erano bandiere che sventolavano al vento, né fanfare a spezzare il silenzio. C’era solo il suono grave della memoria che si depositava, pietra dopo pietra, su un terreno che diventa ogni giorno più sacro.
Ogni lastra racconta una storia. Ogni incisione è una cicatrice che continua a pulsare.
Fiorano Canavese porta il suo piccolo-grande contributo a questo mosaico di memoria collettiva: diciassette giovani, forse contadini, forse studenti, forse padri troppo giovani per esserlo davvero. Tutti accomunati dallo stesso destino: partire, combattere, non tornare.
In loro nome, il Comune si è stretto attorno alla propria storia, accanto al locale Gruppo Alpini, che con dedizione e tenacia ha promosso l'adesione all’iniziativa.
Un ringraziamento forte è andato al Capo Gruppo Sandro Maran, al segretario Flavio Rubbo e a tutti gli associati: custodi della memoria, testimoni di un tempo in cui la parola "onore" aveva ancora un peso nelle coscienze.
La consegna della pietra è avvenuta alla vigilia della 96ª Adunata Nazionale degli Alpini, che quest’anno invaderà Biella di penne nere e ricordi. Un filo invisibile unisce tutto: il sacrificio di ieri, la fratellanza di oggi, il dovere di non dimenticare mai.
Oggi, al Nuraghe Chervu, camminare tra quelle pietre significa percorrere un viaggio nell'anima dell'Italia.
Ogni passo ti obbliga a chinare il capo, a leggere, a domandarti chi erano, da dove venivano, cosa sognavano quei ragazzi di Fiorano Canavese, e di ogni altro paese italiano, prima che la guerra strappasse loro la vita.
Il Comune di Fiorano Canavese rivolge un invito accorato agli altri Comuni: "Portate qui la vostra pietra. Portate il vostro tributo. Non lasciamo che il tempo cancelli quello che è stato scritto col sangue".
Perché ricordare non è un dovere retorico: è una forma di amore.
Perché su quelle pietre non ci sono solo nomi e numeri: ci siamo tutti noi, con la nostra storia, con la nostra libertà conquistata a caro prezzo.
E ora, tra le pietre del pavimento della memoria, Fiorano Canavese è lì.
Con il suo cuore antico, con il suo rispetto silenzioso, con la sua promessa di non dimenticare mai.
C'è un luogo, a Biella, dove le pietre raccontano storie di coraggio, di dolore e di speranza. È il Nuraghe Chervu, un monumento che si erge silenzioso tra il verde del parco fluviale del torrente Cervo, nato per custodire la memoria dei Caduti della Prima Guerra Mondiale. Non un semplice cippo commemorativo, ma un cuore di pietra che batte per tutta l’Italia.
La sua forma richiama i nuraghi antichi della Sardegna, quei misteriosi custodi di un tempo lontano. E non è un caso: è proprio ai soldati sardi della Brigata "Sassari", insieme ai loro fratelli piemontesi e italiani, che questo luogo rende omaggio. Uomini strappati alla loro terra, lanciati nei gelidi inferni di guerra, e che oggi trovano qui una nuova casa, un simbolo che li tiene vivi nella memoria collettiva.
Nato dal sogno del Circolo Culturale Sardo "Su Nuraghe", abbracciato dal Comune di Biella, dalla Prefettura e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Nuraghe Chervu è diventato qualcosa di più di un monumento: è un progetto d'amore, un abbraccio che si allarga anno dopo anno, pietra dopo pietra.
Perché attorno al nuraghe si estende un selciato speciale: ogni lastra di pietra proviene da un comune italiano, porta inciso il nome di un paese e il numero dei suoi Caduti. È un mosaico di vite spezzate e di orgoglio, un tessuto di memoria che cresce, si intreccia, si fortifica. Ad oggi, oltre 700 comuni hanno scelto di mandare il proprio sasso, il proprio pezzo di storia, a Biella. Un gesto semplice e potente, che dice: non vi abbiamo dimenticati.
Durante le cerimonie di posa, l’emozione è palpabile. I sindaci, le autorità, le famiglie si ritrovano accanto alle pietre, a ricordare nomi che magari il tempo ha provato a cancellare, ma che in quel momento ritornano a vivere, a camminare accanto a chi non smette di ringraziarli.
Il Nuraghe Chervu non unisce solo il Nord al Sud, il Piemonte alla Sardegna. Unisce generazioni, legami invisibili tra chi ha dato tutto per un'Italia libera e chi oggi può respirare quell’aria di pace conquistata a caro prezzo.
Camminare su quel selciato non è solo un gesto fisico. È un pellegrinaggio laico nei sentieri della memoria. È sentire la voce delle madri che piangono, degli amici che aspettano, dei compagni che gridano nell’ultimo istante di vita. È percepire, tra le pietre e il vento, un’Italia che ha saputo essere una famiglia, anche nei suoi momenti più bui.
E in un mondo che troppo spesso dimentica, il Nuraghe Chervu resta lì, a ricordare che la libertà non nasce mai per caso, ma cresce sulle fondamenta del sacrificio e dell'amore.
Chi passa di lì non trova solo un monumento. Trova un messaggio: il passato vive se abbiamo il coraggio di ascoltarlo.
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