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Douglas Luiz... Ma sei venuto a Torino per giocare o per mettere i post su Instagram?

Doveva illuminare il centrocampo bianconero, ma brilla solo tra i filtri. Il brasiliano risponde ai tifosi: “Non sono venuto solo per pubblicare foto”. Però intanto le partite le guarda... con una buona connessione Wi-Fi

Douglas Luiz... Ma sei venuto a Torino per giocare o per mettere i post su Instagram?

dal profilo Instagram

Che Douglas Luiz avesse qualcosa da dire, lo si era capito già da un po’. Ma che avesse scelto Instagram come campo principale per le sue partite, quello no, ci ha spiazzato. La Juventus lo ha acquistato per rinforzare il centrocampo, ma il brasiliano, a quanto pare, si è ritrovato più a suo agio nel rinforzare il feed. E a chi gliel’ha fatto notare, ha pure risposto, offeso, indignato, ferito nell’onore... social, ovviamente.

Tutto nasce dal commento di un tifoso juventino – uno di quelli che evidentemente ancora crede che il calcio si giochi sull'erba e non con gli hashtag – che ha osato chiedere:
"Ma sei venuto a Torino per giocare o per mettere i post su Instagram?"

Apriti cielo. Altro che Allegri e le sue conferenze criptiche: Douglas Luiz ha scatenato la controffensiva direttamente dai commenti, dove ormai si gioca il vero campionato.
“Non sono venuto qui solo per pubblicare foto”, scrive il brasiliano, già in preda a una crisi esistenziale, come se qualcuno lo avesse accusato di aver ucciso la Juve a colpi di selfie.
“Nessun altro l’ha fatto, e voglio che le cose siano diverse”. Eh già. Tipo magari giocare una partita ogni tanto? Ma attenzione, lui ha uno scopo. Uno solo. Anzi no, tanti. Tipo il karma, le energie, la riconnessione spirituale con il proprio baricentro calcistico disperso tra Birmingham e la Mole Antonelliana.

Douglas, che a sentir lui era uno dei migliori centrocampisti della Premier League, ci tiene a precisare che aveva appena concluso “una delle migliori stagioni della mia carriera”. Che, in effetti, è un modo onesto per dire “la Juve mi ha preso a scatola chiusa fidandosi delle statistiche di Football Manager”.

Ma il vero capolavoro arriva subito dopo, nella parte più bella, più misteriosa, più vagamente complottista dell’intervento social:
“Questi infortuni non erano normali. Non sono mai stato un giocatore che si infortuna. Ma ci sono così tante cose che potrebbero aver causato questo, che preferirei non commentare”.
Ahia. Qui si apre un mondo. Dai microchip nel Gatorade agli esperimenti biomeccanici del J-Medical, tutto è possibile. Anzi no, preferisce non commentare. Ma noi, per scrupolo, controlliamo se il cugino del fisioterapista juventino è per caso di Napoli.

Sia chiaro, Douglas Luiz non molla. Anzi, rincara la dose con un pensiero che farebbe sciogliere in lacrime Paulo Coelho:
“Ho ascoltato il mio cuore quando ho firmato per la Juve”. E si sa, il cuore non sbaglia mai. A parte quando ti suggerisce di firmare un contratto multimilionario in un club dove, per un misterioso disegno astrale, non riesci a giocare più di venti minuti senza che ti si stacchi un femore.

La sua chiusura è da manuale del motivatore da spogliatoio:
“Continuerò a fare tutto per questo club. Anche se è difficile. Non è facile. Ma potete contare su di me”.
E qui il tifoso si commuove. Finalmente, pensa, ora lo vedremo lottare a centrocampo, sgomitare, pressare, inventare...
Macché. Intendeva dire che continuerà a fare tutto per il club su Instagram. Con filtri vintage, caption criptiche e storie in bianco e nero con la colonna sonora malinconica. Del resto, se la squadra ha difficoltà in campo, lui no: sulle piattaforme social ha un rendimento da pallone d’oro.

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E così, in una stagione in cui la Juve cercava risposte a centrocampo, si ritrova con un guru motivazionale tropicale. Che tra una frase ispirazionale e l'altra, ogni tanto si ricorda pure di essere un calciatore. Quando non è infortunato. O non sta pensando alle misteriose “cose” che preferisce non commentare.

E nel frattempo, i tifosi restano lì, a sperare che da qui a fine stagione Douglas Luiz riesca a dribblare almeno una volta la nostalgia per l’Aston Villa e magari anche un avversario. Ma se proprio non ce la fa, almeno che non dribbli le critiche. Quelle sì, cominciano ad arrivare a pioggia. Anche senza bisogno di hashtag.

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