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28 Aprile 2025 - 11:41
Ceres, 25 aprile senza Secondino Poma: il silenzio di un paese che non dimentica
A Ceres, il 25 aprile di quest’anno è stato ancora una volta diverso.
Più silenzioso, più intimo. Più vero. Perché su ogni passo, su ogni parola, su ogni nota, aleggiava ancora il ricordo di Secondino Poma, l'ultimo partigiano delle Valli di Lanzo, l’ultimo testimone di un coraggio che ha segnato una generazione intera.
Secondino, “Bocia” per tutti, era nato a Ceres il 25 febbraio 1921.
Arruolato nel battaglione alpino "Moncenisio", aveva combattuto sul fronte francese. Poi, dopo l’8 settembre 1943, era tornato a piedi a casa, in un Paese spezzato. E senza esitare aveva scelto la strada più difficile: quella della Resistenza.
Aveva combattuto con la 20ª Brigata Garibaldi, poi con le formazioni Giustizia e Libertà. Era stato uno di quelli che, a Ceres, avevano liberato il paese senza spargere sangue, ottenendo la resa degli Alpini fascisti della Divisione Monterosa.
Un ragazzo, allora. Con la testa alta e il cuore saldo.
Dopo la guerra, non aveva cercato onori. Lavorò come cantoniere nei sentieri della Val Grande di Lanzo, continuando a prendersi cura della sua terra.
Senza proclami, senza mai dimenticare.
Secondino Poma è morto il 20 aprile 2023, a 102 anni, nella casa di riposo di Chialamberto.
E quest'anno, nel 2025, Ceres ha vissuto il secondo 25 aprile senza di lui. Ma il suo nome, il suo esempio, sono rimasti ovunque. Come una presenza viva, discreta, necessaria.
La cerimonia è cominciata davanti al Monumento Teppati. Il sindaco Davide Eboli, con voce semplice e ferma, ha ricordato il figlio di Ceres che aveva trasformato il coraggio in libertà: «Oggi ricordiamo Secondino, un figlio di Ceres che ha scritto, con la sua vita, una pagina di libertà per tutti noi. Che il suo nome resti scolpito nei cuori delle nuove generazioni».
Una foto d'archivio
Poi il corteo si è mosso lentamente: Via Torino, Piazza Municipio, Piazza Europa.
Fiori deposti, bandiere che sventolavano leggere, il Corpo Musicale Alpino diretto dal maestro Gian Michele Cavalloche riempiva l’aria di note profonde.
Accanto al sindaco c’erano il consigliere Ricca, il maggiore della Taurinense Andrea Paron, la consigliera comunale di Rivoli Laura Adduce, il maresciallo Armelloni. Ma c’era soprattutto la gente. Quella che sa che la libertà si custodisce non solo nei discorsi, ma nella memoria.
«Ottant’anni fa, il 25 aprile 1945, l’Italia rialzava la testa», ha ricordato Eboli. E ancora oggi, Ceres prova a tenerla alta. Anche senza Secondino. Anche con un dolore che il tempo non cancella.
Ai giovani presenti, il sindaco ha rivolto parole semplici: «Il 25 aprile non appartiene solo al passato. Sta a noi continuare a scegliere la libertà, la pace, la giustizia, ogni giorno, nei piccoli gesti».
E forse, guardando gli occhi attenti dei ragazzi, si può sperare che quel messaggio sia arrivato.
La giornata è stata anche l’occasione per rinnovare il legame con la Brigata Alpina Taurinense: non come rito formale, ma come scelta di fedeltà ai valori che Secondino aveva incarnato.
Alla fine della cerimonia, il pranzo comunitario al Padiglione Ristorante de "Le Valli in Vetrina" ha chiuso il cerchio.
Un momento di vicinanza, di memoria condivisa. Senza retorica, senza rumore.
Perché la libertà si celebra così: stando insieme, nel nome di chi ha avuto il coraggio di donarcela.
E anche se Secondino Poma non c'è più da due anni, a Ceres ogni 25 aprile è come se tornasse.
Nei gesti lenti, nei pensieri che nessuno dice ad alta voce, nei battiti di cuore che sanno che il dono più grande va onorato, non dimenticato.
Secondino vive.
Nelle montagne che lo hanno cresciuto.
Nelle strade che ha protetto.
Nei sorrisi di chi, oggi, cammina libero grazie a lui.
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