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Il Pd? E' un Comitato d'affari, altro che "resistenza"

Nel giorno della Liberazione, la sindaca Elena Piastra celebra la Resistenza con un post accorato, ma Toni Colloca rompe il coro: duro attacco al Partito Democratico, accusato di aver tradito gli ideali per cui si è combattuto

Il Pd? E' un Comitato d'affari, altro che "resistenza"

E poi succede che, nel giorno più carico di memoria e di emozione dell'anno, la sindaca di Settimo Torinese, Elena Piastra, decida di affidare a Facebook una riflessione profonda, intensa, carica di interrogativi.

"Quando il Fascismo impose il podestà a Settimo," scrive, "il sindaco Raspini si presentò comunque in Comune. Venne picchiato e deriso, gli tagliarono i baffi a metà e gli diedero olio di ricino."

E da quell'immagine crudele, Piastra lascia che la sua coscienza si interroghi: "Mi sono chiesta varie volte: cosa avrei fatto io se avessi vissuto quegli anni? Cosa avremmo fatto tutti noi durante la Resistenza? Saremmo stati capaci di scegliere, di schierarci, di lottare?"

Il post della sindaca è un crescendo di emozione, una meditazione quasi letteraria che attraversa la natura umana, il male e il bene, la violenza e la speranza, la rava e la fava, il bianco e il nero, il lupo e l'agnello... Cita un libro, parla di una protagonista che "decide di non decidere più, di fronte alla violenza del mondo", e poi scivola sull'attualità: "Abbiamo visto atrocità in Ucraina durante la Domenica delle Palme, vediamo atrocità a Gaza. L’essere umano è capace di entrambe le estremità: la tortura, ma anche il salvataggio di vite in mare e nelle guerre."

 

Infine l'invito: scegliere, ogni giorno, da che parte stare.

"Anche noi possiamo essere resistenti," scrive Piastra, "per evitare che quel passato torni attraverso la guerra, i regimi totalitari, i fascismi." Un omaggio vibrante, chiuso con un triplice grido: "Viva la libertà, viva la Resistenza, viva il 25 aprile!"

Un post destinato a scorrere sui social come tanti altri? Non questa volta. Perché sotto quelle parole arriva il commento che non ti aspetti, di uno che hai perso di vista. A firmarlo è Toni Colloca, ex consigliere comunale dei "Comunisti Italiani", uno che ha sempre fatto dell'etica pubblica la sua battaglia personale. Il suo attacco è frontale, senza mediazioni.

"Mi viene da sorridere," scrive Colloca, "quando una rappresentante di un ‘partito’ – sarebbe meglio dire Comitato d'affari – che ha fatto di tutto per tradire la storia di chi è morto sulle montagne, parla della Resistenza."

E giù, come un fiume in piena. E il Partito Democratico, secondo Colloca, non solo avrebbe svenduto i valori della Resistenza, ma sarebbe colpevole di aver "votato per inviare armi ai nazibanderisti che hanno bombardato le popolazioni russe per otto anni", di "non dire nulla sul genocidio di Gaza", di "aver bombardato l’ex Jugoslavia per compiacere gli imperialisti americani".

E non finisce qui: "È lo stesso PD che ha picconato il mondo del lavoro, che ha demolito la sanità, che ha ridotto gli spazi di democrazia, che ha tradito più e più volte la Costituzione, che è pieno zeppo di lanzichenecchi del 'mercato', contro la giustizia sociale e il welfare."

E se il post di Piastra è un inno alla libertà, la risposta di Colloca è un macigno, è uno schiaffo, è un pugno allo stomaco, è una di quelle cose talmente oggettive ed evidenti a tutti che altro non resterebbe che "sprofondare".

"Da che parte sareste stati se foste nati durante il fascismo? Basta vedere dove state oggi per rispondere..." inforca.

È un vero processo politico e morale quello che Colloca istruisce in poche righe, senza appello, senza sconti.

"Siete capaci di svuotare di significato qualsiasi valore fondamentale, di vanificarlo, di renderlo un vuoto simulacro."

Un'accusa di "ipocrisia sistemica", che colpisce dritto al cuore la narrazione istituzionale della Festa della Liberazione.

Piastra, con il suo stile elegante e struggente dice: "Il 25 aprile deve ricordarci che ancora oggi dobbiamo scegliere il bene pubblico, eliminare la violenza che esiste nell’essere umano."
Colloca, con il suo lessico implacabile, ribatte: "Avremmo bisogno di un nuovo 25 aprile, ma stavolta senza condizionamenti."

E il colpo di grazia arriva nella chiusura.

"Abbiamo bisogno di quei giovani che sono caduti sulle montagne per condurre fino in fondo quello che era il loro sogno: un mondo migliore e veramente libero e rivoluzionario. Non quello delle basi americane, dei compromessi, della democratura che viviamo oggi."

Un duello tra due mondi, due visioni della memoria e della politica. Da una parte la solita "Piastra" che si mette davanti al pc e s'inventa una storiella emozionale da raccontare agli stupidotti che la seguono e applaudono a prescindere, dall’altra la denuncia di un tradimento lungo decenni.

E alla fine, a chi legge resta solo una certezza: che la memoria, se è viva, non può essere mai una faccenda pacificata.
È, e deve essere sempre, un campo di battaglia delle idee. Anche 80 anni dopo.

"Viva la libertà, viva la Resistenza, viva il 25 aprile" lo dice Piastra, lo urla anche Colloca ma il suo 25 aprile ha davvero un altro significato...

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