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26 Aprile 2025 - 23:28
Francesco il papa che poneva i dubbi ma non rispondeva ai Dubia. Luci e ombre di un pontificato
Papa Bergoglio ha raccolto le simpatie di molti, laici e radicali, che però cristiani e credenti non erano e tali restavano, nessuno dei suoi simpatizzanti non credenti è stato convertito. Ha dialogato più con i progressisti non cattolici che con i cattolici non progressisti; ha aperto ai primi ed è stato ostile ai secondi. Pensiamo ai colloqui avuti con il pontefice massimo della cultura laicista Eugenio Scalfari (1924-2022) che tanto ammirava il papa argentino ma che, dopo tanti conversari, è rimasto felicemente non credente. Ben diverso fu l'atteggiamento che Paolo VI ebbe con un altro grande laico che egli ammirava molto: lo scrittore e intellettuale Giuseppe Prezzolini (1882-1982). Con lui il papa ebbe un dialogo fraterno ma che si concludeva ogni volta con le parole: «l'attendiamo sempre!» intendendo con esse la speranza di un suo ritorno alla fede.
Francesco, diversamente da Benedetto XVI, non ha affrontato il nichilismo della nostra epoca e la desertificazione della vita spirituale, limitandosi a criticare – e giustamente – la prepotenza del capitalismo e, come già i suoi predecessori, l'orrore e l'assurdità della guerra. Non vi è dubbio che, nel suo ruolo di Pontifex, egli abbia innalzato meritori ponti più fra i popoli che fra l'uomo e Dio, più tra la Chiesa e il suo tempo che tra il tempo e l'eternità. La sua Chiesa si è aperta all'oggi, ma l'oggi non si è aperto alla Chiesa.
Sicuramente, l'aspetto più rivoluzionario del pontificato di Francesco rimane la successione di parole e di atti che hanno trasformato la percezione pubblica del Primato di Pietro, mondanizzandolo e secolarizzandolo. La scristianizzazione però non è stata né fermata né arginata ma anzi, sotto il pontificato di Bergoglio, è stata ancor più vasta e veloce. Non si è fermata l'emorragia della fede cristiana nel mondo, il calo senza precedenti di vocazioni, la partecipazione dei fedeli ai Sacramenti e alla Messa. La Chiesa poi oggi è divisa più che mai, nessuna frattura è stata ricomposta.
Eppure non va dimenticato che nel pontificato di Francesco non vi è solo Amoris Laetitia con l'apertura ai divorziati risposati, la promozione dell'agenda no-global, il «sinodalismo», la discriminazione verso i tradizionalisti, la possibilità di benedire le coppie omosessuali, ma anche, oltre ad aver tenuto fermi alcuni principi e scelte di vita in tema di aborto, maternità e famiglia (temi silenziati dai media), gesti in linea con la spiritualità della Chiesa, ben diversi dal culto pagano della Pachamama a cui pure il papa aveva reso omaggio in Vaticano.
Pensiamo all'enciclica Dilexit Nos dedicata al culto del Sacro Cuore o alla consacrazione della Russia e dell'Ucraina al Cuore Immacolato di Maria, e se ha negato alla Madonna il titolo di Corredentrice, non ha mancato di manifestare alla Vergine la sua filiale devozione fino a voler essere sepolto nella basilica di Santa Maria Maggiore.
In questo senso il prossimo papa potrà essere conservatore o progressista ma non bergogliano, perché il suo non è stato un progetto ideologico, ma uno stile di governo: attentissimo ai media, autoritario, spesso lasciato all'improvvisazione. Numerosi esponenti del fronte progressista hanno rilevato che di tutti i processi aperti da papa Francesco, quasi nessuno è stato portato a compimento. Ed è questo l'aspetto che più li inquieta.
Si apre adesso un conclave meno scontato di quello del 2013, quando la «Mafia di S. Gallo», con l'elezione di Bergoglio, raccolse i frutti di un lavoro ventennale svolto in opposizione ai pontificati di San Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Per quanto possa valere, pensiamo che la Chiesa, che non è una organizzazione internazionale umanitaria e sociale ma il corpo mistico di Cristo, abbia bisogno oggi di riconciliazione nella Verità e di un papa che non sia il simbolo di una religione secolarizzata, ma consapevole di essere a servizio dell'obbedienza della fede.
* Frà Martino
Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconta di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E non è una santa messa ma di sicuro una gran bella messa, Amen
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