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Dove sono finite le panchine? Tutti a pregare San Cristoforo

Tra erba alta, pipì di cane e panchine sommerse, i cittadini si appellano a San Cristoforo: la visione “green” di Elena Piastra trasforma i parchi in foreste abbandonate.

Dove sono finite le panchine? Tutti a pregare San Cristoforo

Elena Piastra

A Settimo Torinese la primavera porta con sé non solo i fiori e le belle giornate, ma anche la solita, immancabile sceneggiata: l’erba nei parchi cresce a vista d’occhio, le panchine spariscono, e i cittadini si trasformano in esploratori urbani.

Questa volta il caso è esploso clamorosamente in via Volturno, dove una foto, diventata virale sui social, immortala una panchina ormai del tutto sommersa dall’erba alta. Un capolavoro d'abbandono che neppure il miglior artista concettuale avrebbe saputo immaginare: la panchina c'è, ma non si vede.

Un po' come le risposte concrete dell'Amministrazione comunale guidata dalla "visionaria" Elena Piastra aspirante candidata alla Presidenza della Regione Piemonte, se il Pd la vorrà...

la foto

Naturalmente, come da copione, sono arrivate le solite giustificazioni preconfezionate: "Ha piovuto, c'erano le festività, Settimo è grande, bisogna avere pazienza...".

La pazienza, in effetti, a Settimo è una virtù obbligatoria: serve per aspettare il taglio dell'erba, per attraversare strade dissestate, per sopportare i cantieri eterni e, più di tutto, per assistere all'incessante produzione di scuse da parte del Comune che "sfracassa" gli zebedei un giorno sì e l'altro pure con interviste in diretta, interviste copia e incolla, post, ripost, video, reel, battute e foto, tante foto.

Intanto i cittadini, stufi di vegetare tra promesse mancate e proclami vuoti, si sfogano online. I commenti al post diventano uno spaccato tragicomico della situazione: tra chi invita a "farsi due chiacchiere a casa", chi ironizza sull'"odore dell'erba bagnata dalla pipì dei cani", chi chiede a gran voce di far ritornare i cantieri di lavoro per ripulire i parchi, e chi si limita a riassumere tutto con un secco e lapidario: "Che vergogna".

La sensazione dominante è che esistano cittadini di serie A e cittadini di serie B.

Al parco Pertini, si sa, l'erba viene tagliata regolarmente: è un'area "importante", frequentata da famiglie influenti...

Ma nei quartieri più periferici, come via Volturno, il verde può tranquillamente crescere libero, trasformando le panchine in fossili urbani e i bambini in scalatori di giungla.

La verità è che invece di potenziare i tagli dell'erba senza spendere un euro in più rispetto agli 800 mila euro (diconsi o t t o c e n t o m i l a e u r o) che già si spendono, l'Amministrazione da tempo ha sposato una nuova filosofia urbanistica legate agli insetti "impollinatori" e non è una barzelletta...

Unica città (che tutto il mondo invidia all'Italia) in cui ci si può vantare di "respirare a pieni polmoni l'essenza della natura... e delle deiezioni canine". Un'offerta completa, più unica che rara.

Eppure la soluzione sarebbe semplice: basterebbe pianificare meglio gli interventi, organizzare tagli straordinari prima delle piogge, non ridursi sempre all'ultimo minuto. Ma si sa: a Settimo si vive alla giornata e quando l'erba arriverà a soffocare anche i giochi dei bambini, si potrà sempre dare la colpa al clima impazzito, agli astri in congiunzione negativa a San Cristoforo, protettore dei pedoni spericolati e delle panchine soffocate dall'erba.

Preghiera a San Cristoforo, protettore dei parchi abbandonati e dell’erba alta

O glorioso San Cristoforo,
che hai traghettato anime e viandanti oltre fiumi impetuosi,
ascolta il nostro lamento, noi poveri pellegrini dei parchi di Settimo Torinese.

Tu che camminasti sulle acque,
guidaci ora tra mari di gramigna,
sentieri invisibili e panchine sommerse,
perché qui non si sa più se siamo in un parco o nella foresta amazzonica.

O Santo possente,
concedici il dono della vista a raggi X,
perché senza il tuo aiuto
le panchine restano solo un ricordo sepolto tra gramigna e pipì di cane.

Difendici, ti preghiamo,
dalle ortiche assassine,
dalle zecche in agguato,
dalle buche mimetizzate sotto l'erba alta.

Illumina, ti scongiuriamo,
le menti annebbiate degli amministratori,
affinché capiscano che "verde pubblico"
non vuol dire "lascia crescere e prega".

Dona loro un calendario agricolo,
una sveglia che suoni al primo soffio di primavera,
e, se non basta,
una falce ben affilata e un corso accelerato di giardinaggio per principianti.

Proteggi noi fedeli,
che con coraggio affrontiamo i sentieri della giungla cittadina,
armati di coraggio, spray antizecche
e una pazienza infinita,
mentre aspettiamo che l’erba si tagli da sola o che la Madonna scenda coi tosaerba.

E infine, caro San Cristoforo,
se proprio non puoi far tornare il decoro,
concedici almeno un sentiero sgombro
fino alla prima gelateria,
ché almeno, in mezzo a questo disastro verde,
un cono stracciatella ce lo siamo meritato.

Amen.

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