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25 Aprile 2025 - 09:50
Esclusi dalla fiaccolata del 25 aprile: “Fuori i non allineati”
Il 25 aprile a Torino? Teatro di una nuova frattura all’interno del fronte antifascista. Ieri sera, durante la tradizionale fiaccolata per la Liberazione, militanti di Azione, Italia Viva, +Europa e diverse sigle dell’area Radicale sono stati fermati e respinti dal servizio d’ordine della manifestazione, organizzata come di consueto dall’ANPI. I motivi? Le bandiere ucraine ed europee esibite dai partecipanti, considerate da alcuni presenti “provocatorie” e “fuori contesto”.
A dare il via alla polemica è stato Carlo Calenda, leader di Azione, che ha affidato a Facebook un duro commento: “Ieri sera a Torino ai militanti di Azione, +Europa e Italia Viva con bandiere ucraine ed europee è stato impedito di partecipare alla fiaccolata per la Liberazione. Ogni anno la sinistra cerca di appropriarsi di una festa nazionale escludendo a suo piacimento partecipanti che ritengono ‘non allineati’. Una prassi fascista e contraria ai valori della libertà e della democrazia. Non ci riusciranno. Il 25 aprile è di tutti.”
Lo striscione che ha scatenato l’ira di una parte dei manifestanti recitava: “La resistenza ucraina è resistenza europea.”Secondo quanto dichiarato da Igor Boni e Silvja Manzi di Europa Radicale, è stato proprio quel messaggio, insieme alla presenza delle bandiere dell’Ucraina e dell’Unione Europea, a innescare la reazione: “Decine di violenti hanno preso di mira il nostro striscione e ci hanno intimato di lasciare il corteo. Gridano di essere antifascisti ma attuano comportamenti fascisti e violenti.” I due esponenti non hanno usato mezze misure: “Oggi la resistenza è nelle trincee ucraine, dove si combatte per la nostra libertà. Chi impedisce a noi Radicali nonviolenti di sfilare rappresenta l’opposto di ciò che dovrebbe essere il 25 aprile.”
Secondo Giulio Manfredi, esponente dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta, è il secondo anno consecutivo che l’ANPI avrebbe bloccato la loro partecipazione: “Siamo stati fermati in Corso Siccardi da un muro umano del servizio d’ordine che ci ha detto un secco ‘no’ alla domanda se potessimo partecipare. Hanno giudicato le nostre bandiere provocatorie.” Manfredi non ci sta e rivendica il valore simbolico di quei vessilli: “La bandiera ucraina è simbolo della resistenza contro il fascismo imperialista russo, quella europea è il simbolo della rinascita dell’Europa dopo la sconfitta del nazifascismo.” Il coordinatore Giovanni Oteri aveva contattato gli organizzatori per concordare il collocamento del gruppo nel corteo, ma ciò non è bastato: “Ci hanno lasciati fuori comunque, tagliando fuori radicali e liberali europeisti.”
In mezzo alla bufera, l’ANPI non è rimasta in silenzio. Il rappresentante Francesco Aceti ha dichiarato che “qualcuno dei radicali ha iniziato a urlare, ha spinto e ha colpito anche un agente del servizio d’ordine con un manganello.”Accusa smentita con fermezza dai Radicali, che ribattono: “È totalmente infondata. I video dimostrano il contrario: sono stati proprio quelli del servizio d’ordine a impedire il nostro ingresso.”
L’episodio torinese non è che l’ultima tappa di un’escalation di tensioni che, negli ultimi anni, ha trasformato la celebrazione della Liberazione in un campo minato politico-ideologico. Le divisioni tra “buoni e cattivi”, tra chi può o non può sfilare, hanno offuscato lo spirito unitario che dovrebbe animare la memoria del 25 aprile. Dove finisce il pluralismo e dove inizia la prevaricazione? E cosa succede quando si alzano manganelli, reali o simbolici, contro chi porta bandiere scomode ma pacifiche?
Torino, storicamente culla della Resistenza, si ritrova oggi al centro di un paradosso: il giorno in cui si celebra la libertà, si vieta a qualcuno di manifestarla. È forse questa la nuova Resistenza?
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