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24 Aprile 2025 - 19:09
Alberto Cirio
"C’era chi i libri li bruciava. Noi invece ne abbiamo fatto uno." Con questa frase semplice e potente, il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ha voluto celebrare l’80° anniversario della Resistenza, sottolineando con forza il valore della memoria, della libertà e della cultura. Un messaggio netto, lontano dalle ambiguità, pronunciato durante la presentazione del volume “Memorie di pietra”, nato da un progetto della Regione Piemonte e realizzato da La Stampa insieme al Museo Diffuso della Resistenza e agli Istituti Storici della Resistenza del Piemonte.
In un'epoca in cui il significato del 25 aprile viene spesso banalizzato o strumentalizzato, Cirio – espressione di una giunta di centrodestra – prende posizione in modo inequivocabile: "Credo che il 25 aprile debba essere una festa. E secondo me lo festeggiamo ancora troppo poco." Parole che sorprendono, dette non solo con convinzione, ma con una carica emotiva che va oltre la consuetudine politica.
L’incontro si è svolto al Circolo dei Lettori di Torino, durante una conversazione pubblica con il direttore de La Stampa, Andrea Malaguti. Rispondendo a una domanda legata alla sobrietà istituzionale imposta in questi giorni dalla morte del Papa emerito, Cirio ha spostato l’attenzione su ciò che dovrebbe davvero animare la ricorrenza del 25 aprile: "Mi auguro che diventi una festa dove davvero si festeggia. Una festa dove si balla, si canta per le strade, si fanno tutte quelle cose che erano vietate da un regime."
Non un semplice omaggio retorico, quindi, ma un appello a riscoprire il senso profondo della libertà: viverla. Renderla visibile. Riempire le piazze e le strade non solo di commemorazioni, ma di musica, sorrisi, presenza viva. "Il 25 aprile – ha aggiunto – non può essere la festa di pochi. Deve essere la festa di tutti. Perché è la festa della libertà e della democrazia."
Parole che risuonano in modo ancora più significativo se si pensa al contesto politico da cui provengono. In un panorama dove troppo spesso la Resistenza viene trattata come patrimonio parziale, Cirio rilancia invece una visione inclusiva, popolare e condivisa del 25 aprile. Non una data “di parte”, ma la radice stessa del nostro vivere civile.
Il libro “Memorie di pietra”, in edicola da domani in allegato a La Stampa, è una raccolta che racconta i luoghi simbolo della Resistenza piemontese: lapidi, targhe, monumenti, storie. Non solo geografia, ma identità. Non solo ricordi, ma fondamenta. È un progetto pensato per avvicinare tutti – giovani e adulti, cittadini e amministratori – a un passato che continua a parlare al presente.
"Sono contento – ha detto Cirio – di festeggiare gli ottant’anni della Resistenza con un libro. Perché c’era chi i libri li bruciava. Noi, invece, li pubblichiamo e li facciamo arrivare a tutti." Un’affermazione che è insieme rivendicazione culturale e messaggio politico: la democrazia si coltiva anche con la memoria, con la carta stampata, con il sapere che circola.
E in un momento storico in cui le celebrazioni rischiano di diventare rituali stanchi o campi di battaglia ideologica, l’invito di Cirio – ballare, cantare, vivere il 25 aprile come una festa autentica – suona come un gesto di rottura. O forse, più semplicemente, come un gesto di verità.
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