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Chiaverano cancella il 25 Aprile: Festa della Liberazione svanita nel nulla

Nessun manifesto, nessun post, nessuna comunicazione ufficiale. L’ex sindaco Maurizio Fiorentini denuncia la sparizione della celebrazione. E la banda? Zittita per lutto. Ma il Governo autorizza: celebrazioni possibili, anche in sobrietà

25 aprile 2023: Anniversario della Liberazione d'Italia

25 aprile 2023: Anniversario della Liberazione d'Italia

A Chiaverano, il 25 Aprile è scomparso. Non dalla Storia, ma dai radar del Comune. Nessun manifesto, nessun post, nessun annuncio. La celebrazione della Festa della Liberazione, inizialmente prevista per sabato 26 aprile, sembra essere evaporata nel nulla, nel silenzio più assoluto. A denunciarlo è l’ex sindaco Maurizio Fiorentini, che in un post social solleva più di un dubbio sull’improvvisa e totale assenza di notizie riguardanti un appuntamento che dovrebbe essere fondante per la memoria collettiva.

“Che fine ha fatto il 25 Aprile a Chiaverano?” si chiede Fiorentini, sottolineando come a soli quattro giorni dalla data simbolo della Liberazione dal nazifascismo, non ci sia alcuna traccia di comunicazione ufficiale. Né sul sito del Comune, né sulla pagina Facebook, né sotto forma di avviso o locandina nelle strade del paese. Nulla. Il nulla assoluto. E intanto, i musicisti della Filarmonica Chiaveranese — che avrebbero dovuto accompagnare l’evento — sono stati informati che non suoneranno più. Il motivo? Il lutto nazionale per la scomparsa di Papa Francesco.

Ma la beffa è doppia: perché proprio oggi il Governo ha ribadito che il 25 Aprile si può celebrare. Con sobrietà, certo — come suggerito dal ministro Musumeci, che ha ricordato di poter “concedere” la commemorazione — ma senza alcuna indicazione di sospensione. Quindi?, si chiede Fiorentini. A Chiaverano si celebra o no? È saltata solo la banda o l’intera commemorazione è finita nel cestino? Ci sarà un post dell’ultimo minuto? Oppure davvero qualcuno ha pensato che fosse meglio evitare di ricordare la Resistenza?

La domanda è politica, culturale, ma soprattutto civica. Perché una comunità che dimentica la propria storia è destinata a non riconoscersi più nei suoi valori. E se un Comune, anziché spiegare, tace, il sospetto che la rimozione sia volontaria — o peggio ancora, dettata da timori ideologici — si fa largo.

“Va bene tutto”, conclude amaramente Fiorentini, “ma far sparire il 25 Aprile è un po’ troppo”. E ha ragione: perché il 25 Aprile non è un’opinione. È un fondamento. E ogni amministrazione dovrebbe sentirsi moralmente obbligata a onorarlo. In silenzio, se il momento lo impone. Ma con dignità e coraggio. Non con l’oblio.

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