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La montagna che resiste: la Valchiusella rilancia la GTA con sentieri sicuri e un nuovo bivacco

Grazie a 225mila euro di fondi Pnrr, i Comuni di Traversella e Valchiusa recuperano un tratto della Grande Traversata delle Alpi e costruiranno una struttura d'accoglienza moderna sull'Alpe Ghiun, ai piedi del Monte Marzo

La montagna che resiste: la Valchiusella rilancia la GTA con sentieri sicuri e un nuovo bivacco

Traversella

C'è una parte di Piemonte che non fa rumore. Non alza la voce, non cerca copertine patinate, né insegne luminose. È fatta di pietre, silenzi, boschi antichi e mulattiere dimenticate. È la Valchiusella. Una valle testarda e selvaggia che da sempre resiste alla banalità della velocità. Una valle che si lascia attraversare solo da chi è disposto a rallentare, a fare fatica, a camminare. E che oggi, finalmente, torna a respirare.

Dopo anni di incuria e abbandono, uno dei tratti più affascinanti ma anche più trascurati della Grande Traversata delle Alpi (GTA) sta per essere recuperato. Merito di un progetto ambizioso, reso possibile da un finanziamento regionale di 225mila euro legato al Pnrr per lo sviluppo delle infrastrutture turistiche rurali, che i Comuni di Traversella e Valchiusa si sono aggiudicati lavorando fianco a fianco, con un obiettivo comune: ridare dignità e futuro a un sentiero che è storia, identità, memoria.

Il tratto interessato è quello che serpeggia tra i pendii più alti della valle, lungo 17 chilometri di percorso che vanno dal Pian degli Spergiurati, a quota 2.036 metri, fino al Colle delle Oche, a 2.417 metri, là dove le montagne disegnano lo spartiacque con la Valle Soana. In mezzo, boschi radi, alpeggi abbandonati, ruscelli gelidi e panorami che mozzano il fiato. Ma anche tratti franati, passaggi pericolosi, sentieri quasi scomparsi sotto i colpi del tempo e delle intemperie.

Per questo, la priorità sarà la messa in sicurezza dei tratti esposti, il consolidamento delle scarpate, la risistemazione del fondo sconnesso, il rifacimento di porzioni del sedime. In tutto, circa dieci chilometri di manutenzione straordinaria, per un costo stimato in 186.830 euro, con l’obiettivo di concludere i lavori entro la fine del 2026.

Ma non è solo una questione di fruibilità. È una questione di visione. Perché in quota, lì dove la fatica si fa più intensa e il silenzio più profondo, nascerà anche un nuovo bivacco. Non una semplice struttura d’appoggio, ma un presidio simbolico, un faro per chi ancora crede che la montagna sia un’esperienza da vivere davvero.

Sarà posizionato nei pressi dell’Alpe Ghiun, a 1.943 metri, ai piedi del Monte Marzo, dove un tempo esisteva una vecchia baita trasformata artigianalmente in rifugio. Un esperimento romantico, ma ormai reso impraticabile dal crollo del tetto e dall’assenza di manutenzione. Recuperarla avrebbe significato spendere cifre ingenti senza garanzia di risultati. Così si è scelto di guardare avanti, immaginando un bivacco moderno, prefabbricato, costruito con criteri di sostenibilità ambientale, omologato dal Club Alpino Italiano, capace di garantire comfort e protezione anche a basse temperature. Una piccola casa temporanea per camminatori coraggiosi, lontana da tutto, ma perfettamente integrata con il paesaggio.

Dietro questo progetto non ci sono slogan, ma la determinazione di due Comuni montani che conoscono bene i limiti delle proprie risorse, ma anche il valore del proprio patrimonio. Traversella e Valchiusa, in sinergia, hanno scommesso sulla rinascita lenta ma solida del turismo escursionistico, quello vero, che non ha bisogno di impianti da sci o resort, ma solo di sentieri curati, paesaggi autentici, accoglienza spartana e sincera.

In una regione dove molte valli si svuotano e le montagne vengono considerate zavorre da alleggerire, il recupero della Gta valchiusellese rappresenta un segnale forte. Non solo un intervento tecnico, ma un atto di resistenza culturale e civile. Restituire ai camminatori un tratto di sentiero che racconta secoli di transumanze, fatiche e passaggi; ridare vita a un bivacco dove si potrà tornare a dormire sotto le stelle, lontano dalle luci artificiali e dal rumore del mondo.

La speranza – e la sfida – è che questo sforzo generi movimento: nuove presenze, nuove economie, nuove energie. Che la Valchiusella non sia più soltanto meta per pochi iniziati, ma che torni a essere scelta consapevole per chi cerca autenticità e silenzio, per chi ha capito che la vera bellezza non sta nella facilità d’accesso, ma nella profondità dell’esperienza.

La montagna, del resto, non chiede molto. Solo rispetto, cura, e passi lenti.

sentiero

Valchiusella: dove il tempo cammina lento e la montagna parla ancora

Non è una valle che si lascia trovare per caso. Non ha il traffico delle mete blasonate, né i grandi alberghi, le spa, le piste da sci o le boutique della montagna modaiola. La Valchiusella bisogna volerla, cercarla, guadagnarsela curva dopo curva, silenzio dopo silenzio. Ma una volta entrati, difficilmente la si dimentica.

Siamo in Piemonte, al confine tra la pianura canavesana e le prime altezze severe delle Alpi Graie. La Valchiusella si insinua come una lama verde e sassosa tra i boschi di castagno, i torrenti impetuosi e i villaggi di pietra. È una valle laterale, laterale al tempo e alla modernità, ma centrale per chi cerca autenticità, natura e memoria.

Qui non si viene per consumare, ma per ascoltare. Il rumore dell’acqua che corre, le storie delle borgate, la voce dura della montagna. Traversella, con le sue miniere dismesse e la pietra scura, è un museo a cielo aperto del lavoro e della fatica. Vico Canavese, oggi parte del Comune di Valchiusa, conserva intatti i segni della cultura alpina, con le sue mulattiere, le cappelle votive, i muretti a secco. E poi ci sono nomi che sembrano usciti da un racconto antico: Borgiallo, Issiglio, Rueglio, Inverso, Meugliano, Trausella... piccoli paesi che resistono, ostinati e orgogliosi, aggrappati a una montagna che non fa sconti.

Al centro della valle c'è il torrente Chiusella, limpido e potente, che scorre impetuoso tra gole di roccia levigata e spiaggette nascoste, formando pozze d’acqua cristallina dove d’estate qualcuno, coraggiosamente, fa ancora il bagno. Intorno, boschi fittissimi, pascoli in quota, alpeggi raggiungibili solo a piedi, e sentieri antichi, come quello della Grande Traversata delle Alpi (GTA), che attraversano panorami spettacolari tra il Monte Marzo e il Colle delle Oche.

La Valchiusella non è per tutti. Non regala emozioni facili. Ma premia chi sa rallentare, chi ha voglia di capire. Qui si può camminare per ore senza incontrare nessuno. Ma ogni tanto, nel bosco, si intravede il tetto spiovente di una baita dimenticata, o si sente lo scampanìo di una vacca al pascolo, o si incrocia il passo sicuro di un anziano che conosce ogni sasso per nome.

È anche una valle spirituale. Non solo per la natura ma per la presenza, discreta ma potente, delle Comunità di Damanhur, un’esperienza di vita alternativa che dagli anni Settanta ha attirato qui migliaia di persone da tutto il mondo. Un microcosmo artistico e filosofico che convive, a modo suo, con la montagna tradizionale, creando una contaminazione unica.

In Valchiusella non si trovano souvenir. Ma si trovano storie, sapori antichi, e silenzi veri. I prodotti locali non sono per il mercato, ma per la tavola di casa. I sentieri non sono battuti da folle, ma da camminatori solitari. Il turismo, se c’è, è lento, rispettoso, consapevole.

E forse è proprio questo il suo valore più grande. In un mondo che corre, la Valchiusella insegna a fermarsi. A riscoprire l’essenziale. A sentire la montagna non come sfida, ma come presenza.

È una valle che non si concede a tutti, ma che si dona a chi la guarda con occhi pazienti e cuore aperto.

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