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18 Aprile 2025 - 00:18
Un tempo erano luoghi di passaggio e di vita. I binari tremavano al passaggio dei convogli, le banchine erano affollate di pendolari, studenti, lavoratori. Le stazioni della Torino-Ceres e della Canavesana erano, nel loro silenzioso quotidiano, centri pulsanti di comunità locali che oggi, troppo spesso, sentono di essere rimaste indietro, scollegate, marginali. Poi, il silenzio. Le porte chiuse, la ruggine che avanza, i cartelli sbiaditi. Eppure, da quel silenzio oggi si leva una nuova voce: quella della memoria che pretende di non essere dimenticata.
La Regione Piemonte ha annunciato la nascita di un Museo Ferroviario Diffuso, un progetto ambizioso e di ampio respiro che punta a trasformare 36 stazioni, oltre 150 mezzi rotabili storici, e interi tratti delle linee dismesse in un museo a cielo aperto, un viaggio tra passato e futuro lungo le rotaie del Piemonte. Una rete di memoria che coinvolge le storiche tratte Torino-Ceres e Canavesana, ma anche il Museo Ferroviario Piemontese di Savigliano, che sarà ulteriormente potenziato e arricchito.
Gli assessori regionali Gian Luca Vignale (Patrimonio) e Marco Gabusi (Trasporti), lo hanno presentato ufficialmente venerdì scorso al grattacielo della Regione, sottolineando l’importanza di mettere a sistema un patrimonio che rischiava di finire dimenticato nei depositi e nei piazzali abbandonati. Un patrimonio fatto di carrozze passeggeri, carri merci, mezzi di servizio, locomotive, ma anche di architetture ferroviarie di pregio, come le stazioni “alpine” progettate da Alberto Scotti, tra Lanzo e Ceres.
E proprio lì, in una di quelle stazioni sospese tra i monti e il tempo, sorgerà una delle sedi distaccate del nuovo museo, con un’esposizione permanente che racconterà non solo la storia tecnica del trasporto ferroviario, ma anche l’identità collettiva di una valle e dei suoi abitanti. Perché questa è, prima di tutto, una storia di comunità.
Il cuore del progetto è rappresentato dalla riqualificazione della stazione di Porta Milano, a Torino, chiusa da oltre 35 anni. Lì, dove oggi si intravede solo il degrado, sorgerà un percorso espositivo, grazie a un investimento da 4,2 milioni di euro, che restituirà dignità a uno degli snodi simbolici del sistema ferroviario piemontese. Saranno riqualificate le aree esterne, restaurate le esedre, recuperati alcuni tra i rotabili storici più preziosi.
Ma non finisce qui. Il progetto prevede anche il restauro e la rifunzionalizzazione di carrozze e vagoni al Museo di Savigliano, la valorizzazione delle stazioni lungo le tratte interessate, e – entro il 2027 – il ritorno dei treni storici su alcune tratte turistiche, tra cui proprio la Torino-Ceres e la Canavesana, magari in concomitanza con eventi nazionali e internazionali. Un modo per riportare il treno al centro del paesaggio, non come mezzo di trasporto, ma come esperienza culturale e affettiva.
Nel racconto di questa rinascita, un ruolo decisivo lo ha giocato anche l’Osservatorio sulla ferrovia Torino-Ceres, che da anni lavora per mantenere viva l’attenzione su questa linea storica. E oggi, con legittimo orgoglio, rivendica il proprio contributo alla visione che ha portato a questo traguardo. L’Osservatorio sottolinea come molte delle idee oggi accolte nel progetto regionale fossero già state avanzate con la proposta del MUST – Museo Storico della Torino-Ceres, presentato pubblicamente lo scorso anno.
Tre, in particolare, le direttrici individuate: il recupero di Porta Milano come polo espositivo centrale, la valorizzazione delle stazioni alpine di Scotti, e il ritorno dei treni storici sulle linee regionali. "Ci piace pensare – scrivono – che è anche grazie al dibattito innescato dall'Osservatorio sul nostro territorio, alla sinergia con altri soggetti, a una accresciuta attenzione verso la nostra ferrovia e al progetto del MUST, se oggi assistiamo a una presa di coscienza sull'importanza storica e turistica di queste linee 'periferiche'".
Un concetto chiave: linee periferiche, sì, ma solo sulla carta. Nella realtà, si tratta di arterie fondamentali per la storia del Piemonte, cerniere tra territori, paesi, generazioni. L'idea di un museo diffuso lungo la ferrovia non è solo un modo elegante per dire "recuperiamo quel che resta", ma una visione che punta a rendere la ferrovia patrimonio comune, un trait d’union di paesaggi e identità.
E non mancano le ombre. Lo ricorda ancora l’Osservatorio: "Molto del patrimonio della Torino-Ceres versa in condizioni precarie o è stato improvvidamente demolito negli anni recenti. Pensiamo, ad esempio, alle due motrici belghe che erano ferme a Ciriè e sono state smantellate solo pochi mesi fa. Pezzi unici, che rappresentavano la memoria di un’epopea tecnica e sociale delle nostre comunità". Non è un rimprovero, ma un monito. Perché dietro a ogni carrozza demolita si perde una storia, un ricordo, un frammento di ciò che siamo stati.
Oggi, il tempo è prezioso. Le intenzioni sono buone, ma serve concretezza. Serve che questo progetto non diventi l’ennesimo annuncio rimasto su carta intestata. Serve che le comunità locali vengano coinvolte davvero, che le associazioni del territorio, gli ex ferrovieri, i cittadini che hanno a cuore questa storia, possano contribuire alla sua narrazione.
Una proposta concreta, in questa direzione, arriva da Venaria Reale. L’idea è quella di trasformare la stazione “Venaria Reale-Reggia” in un punto espositivo permanente, data la vicinanza alla Reggia e il flusso turistico costante. Si immagina una mostra fotografica, un allestimento nei giardini esterni, uno spazio dove la storia ferroviaria possa dialogare con il patrimonio artistico e culturale della città.
Il treno della memoria è pronto a ripartire. Le sue carrozze sono vecchie, i sedili consumati, le lamiere ossidate. Ma dentro quelle lamiere c’è la voce di chi ha costruito il Piemonte, di chi lo ha attraversato ogni giorno, andata e ritorno, per lavorare, per vivere. Riportare in vita tutto questo non è nostalgia: è un atto politico, culturale, sociale.
È una promessa ai territori che chiedono di non essere dimenticati. È un viaggio nella memoria collettiva, con il cuore rivolto al futuro. E, questa volta, il biglietto vale davvero la corsa.
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