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Il Canavesano imbruttito

Riarmo, sondaggi e bufale green: il delirio degli “europeisti fino al midollo”

Dall’invio dei soldati in Ucraina alla retorica della sostenibilità, passando per il culto del mercato e le verità preconfezionate: il teatrino italiano tra politici riciclati, giornalisti allineati e cittadini “del mondo” in fila al McDonald’s

Luigi Di maio

Luigi Di maio

E così, mentre il “centurione” Crosetto, elevato al grado di Ministro della Difesa, non ha perso occasione per dirsi pronto ad inviare soldati italiani in Ucraina, ecco che qualcuno comincia a rendersi conto che continuando a fare e dire cazzate si rischia di fare una fine ingloriosa. La stessa fine fatta 85 anni fa, partiti lancia in resta, alleati con tedeschi e giapponesi, per poi finire col chiamare “alleati” gli angloamericani, contro i quali eravamo entrati in guerra e che, in amicizia, ci avevano rasi al suolo. Ci manca solo di vedere i nostri soldati fare la fine dei baldanzosi combattenti fascisti che, partiti per il fronte greco-albanese cantando “Giovinezza” con l’obiettivo dichiarato di “spezzare le reni ai greci”, finirono per essere abbandonati a sé stessi dopo l’armistizio di Cassibile, firmato dal Governo Badoglio in data 08 settembre 1943. Soldati allo sbando, presi di mira dai partigiani locali, dall’esercito tedesco e in buona parte, anche dai nuovi “alleati”. Soldati, loro malgrado, come i tanti inviati al massacro sul fronte russo, protagonisti di pagine di storia rigorosamente edulcorate, quando non del tutto taciute.

E così, seppur non so quanto veritiero, mentre Giorgia Meloni, giustamente, all’improvviso pare convertita alla pace e mentre dalla parte sinistra della barricata parlamentare e da una fetta della maggioranza si continua ad invocare la creazione di un forte esercito europeo, necessario, a loro dire, a metterci al riparo dall'inesistente minaccia russa, ecco che su diverse testate giornalistiche nazionali nei giorni scorsi è comparso a sorpresa un sondaggio di Alessandra Paola Ghisleri, direttrice di “Euromedia Research”, secondo il quale 94 italiani su 100 hanno dichiarato di essere contrari all’invio di militari italiani in Ucraina. Il sondaggio ha anche detto, fra altre cose, che la maggioranza degli italiani, beate testoline, è comunque favorevole alla creazione di un esercito europeo. Insomma, veritiero o no, perché in questo periodo stanno spuntando sondaggi dai risultati più strampalati possibili, una cosa è certa: quel 94% di contrari all’intervento militare italiano in Ucraina ha imposto una piccola frenata alla pazzia bellica dei nostri politici. Poi, certo, ci sono quelli per i quali è tramontata anche l’ultima speranza di veder compiuta interamente la metamorfosi da scimmia a uomo; quelli che brillano per qualunquismo; quelli che credono, mostrandosi disposti a leccare qualunque culo, di sfruttare la situazione, dichiarandosi, così come fecero in occasione della fantapandemia da “covid 19”, europeisti fino al midollo; quelli che non capiscono ma si adeguano; quelli che credevano che i “bei tempi” della demenza Biden fossero infiniti e quelli che parlano a sproposito col solo, evidente scopo di arieggiare il cervello.

L’Italia, ahimè, è piena di questa gente: politici, giornalisti, anche personaggi di spettacolo, buffoni di Corte, che si riempiono la bocca di altisonanti appelli all’unità nazionale, a ben vedere, da loro stessi distrutta e sbeffeggiata. Gente, a partire dall’Inquilino del Quirinale, capace di stravolgere la storia in un batter di ciglia; gente che, non se ne capisce il perché, pretende addirittura di insegnarci le virtù risorgimentali; gente che ha dimostrato con i fatti di non avere a cuore la nostra Terra; gente che trova giusto dilapidare i risparmi e le tasse degli italiani per il riarmo dell’Unione Europea; gente che ha fatto di tutto e di più per affossare l’Italia, disprezzando le sue eccellenze culturali, ignorando le sue iniziative professionali e annientando i suoi successi produttivi.

Ora, lo dimostra molto bene l’ultimo ventennio, nessun Paese è immune al degrado politico-istituzionale, noi, ad esempio, lo abbiamo vissuto facendo nostre centinaia di “Direttive Europee”, imponendo ai cittadini un inasprimento fiscale da record mondiale, sacrificando sull’altare pagano dell’euro: lavoro, sanità, giustizia, sicurezza e istruzione. Altri cominciano a non sentirsi più intoccabili: i nostri “cugini” francesi, o i nostri, nuovamente amici, tedeschi, non stanno facendo salti di gioia, anzi. Però, se è vero, ed è vero, che non siamo più i soli ad avere, per uno di quegli “strani” scherzi del destino, che rendono appassionante la storia dei popoli, Capi di Stato e Governi capaci di sprecare il patrimonio pubblico senza migliorare i servizi e rinforzare le strutture del proprio Paese, è anche vero, facendo tutti i distinguo del caso, che dal dopoguerra ad oggi, a noi è capitato sempre.

I nostri politici, dopo averci fregato con “monocolore”, “penta” e “quadripartito”, “centrodestra”, “centrosinistra”, “girotondi”, “larghe intese”, “sardine” e chi più ne ha più ne metta, vista l’incredibile capacità, a più riprese mostrata dagli italiani, di subire e sopportare qualsiasi cosa, ora sembra vogliano fregarci di persona. Così tornano a manifestarsi personaggi come Calenda, uno che dice, dopo non averne presa nemmeno una per sbaglio, di avere il curriculum adatto a governare l’Italia; torna a farsi sentire anche Di Maio, che dalla sua comoda poltrona di “Rappresentante speciale dell’Unione Europea per il Golfo Persico” ammonisce: “Zelensky non deve fare un passo indietro, gli ucraini stanno difendendo tutti noi, quando Putin avrà finito con l’Ucraina inizierà con un altro Paese”; torna a parlare anche Tajani, cieco e sordo di fronte alla pulizia etnica ordinata da Zelensky nel Donbass, sempre pronto a dare dell’assassino a Putin, come a congratulasi con Netanyahu per le continue stragi di civili palestinesi e poi, sempre lui, il “Professorone”, Romano Prodi, uno che vede “le armi indispensabili alla pace”, uno che vede nel riarmo europeo “solo una prima tappa verso la difesa comune”, uno che, se fosse stato francese ed avesse fatto in Francia i danni che ha fatto in Italia, per lui, probabilmente, i “cugini” transalpini, in epoca pre Macron, avrebbero riaperto la Bastiglia.

Romano Prodi

Romano Prodi

Sono oltre vent’anni che gli italiani si lamentano di tutto, forse, dopo il calcio è il loro sport preferito, diversamente non si spiegherebbe il loro comportamento. Sul banco degli imputati, quello a cui molti attribuivano le loro scelte elettorali sbagliate, finiva spesso il linguaggio dei politici, il famigerato “politichese” che, a detta dei più, aveva contagiato anche giornali e televisioni, tanto che anche le massaie, intervistate al mercato sull’aumento di frutta e verdura, rispondevano: “C’è l’aumento, ma soprattutto c’è da rilevare l’eccesso di passaggi parassitari tra la produzione e il consumo”. Adesso il “politichese” non c’è più, finalmente è arrivato il “politicamente corretto”, sposato da tutti, anche da chi, se gli si chiede del “congiuntivo”, è facile che risponda: “Congiuntivo, l’ho già sentito, forse andavamo a scuola insieme”. Insomma, c’è voluto poco, è bastato ordinare quello che si può dire e come lo si può dire e nessuno più si lamenta di non capirci un cazzo di niente.

Nessuno si fa più domande, tutto viene preso per buono, certamente aumentano le persone che non hanno più fiducia nella politica, cosa che viene ribadita dal crescente astensionismo in occasione degli appuntamenti elettorali, ma nessuno, e questo è grave, pare veramente intenzionato a far prendere all’Italia una via diversa da quella che la sta portando al suicidio politico, economico e sociale.

Nella “filosofia politica” contemporanea, se così può essere definita, e nelle principali correnti delle scienze sociali, oggi si parla insistentemente di unità globale e tutti plaudono, magari definendosi “cittadini del mondo”, senza chiedersi dove e perché pagano le tasse. Loro sono donne e uomini “liberi”, gente che ama viaggiare, gente che chiede sanzioni contro l’Arabia Saudita per i diritti negati alle donne, mica perché è dal 2015 che sta bombardando lo Yemen; loro ce l’hanno con Putin perché ha invaso l’Ucraina, ma nella loro testolina, che non ha nulla da invidiare a quella di Calenda o Di Maio, non sono mai entrate le immagini delle stragi di civili, soprattutto donne e bambini, compiute dall’esercito ucraino in Donbass; loro riescono anche a lamentarsi del fatto che a Parigi si mangia come a Roma, a Londra o New York, così come riescono a dirsi delusi dal fatto che a Torino si trovano negozi uguali a quelli di Milano o Madrid, ma loro sono “cittadini del mondo”, così, mentre il mondo è in fiamme, per le troppe guerre e non per il riscaldamento globale, magari, dopo l’ennesima recensione negativa, lanciata in rete, dedicata al ristorante troppo caro che non offre nulla di particolare, finiscono col festeggiare al “Mc Donald’s” di turno con Hamburger, patatine e Coca-Cola.

Questo è l’uomo “libero” del nuovo millennio e quello che stiamo vivendo non è per caso o per sfiga ma è la logica conseguenza di ciò che siamo, di ciò che abbiamo lasciato fare; di ciò per cui non abbiamo lottato; di ciò di cui non ci siamo interessati; di ciò in cui abbiamo creduto e di ciò che abbiamo creduto potesse capitare solo agli “altri”, tutto in nome della “libertà raccomandata”, quella che ci ha portati ad essere tanto “liberi” da vivere totalmente prigionieri, soggiogati alle direzioni incontrollate del mercato.

È così da sempre e seppur la storia stampata sui libri di testo non l’ha mai raccontato in maniera adeguata, tutto o quasi si è sempre fatto per sete di potere e di denaro ed oggi le cose non sono certamente cambiate, anzi, oggi che il 95% della ricchezza mondiale è detenuto da uno sparuto 1% di mega miliardari, si è sempre più vicini all’atto finale. L’unica cosa che pare debba essere protetta, anche a costo di milioni di vite umane, è il mercato, spacciato ai sempre più numerosi “cittadini del mondo”, come l’unica cosa che può garantire il benessere globale. Il mercato è “libertà”, controlla l’informazione, i governi, la politica e le vite di miliardi di persone, non a caso si può nutrire di guerre, di malattie, di immigrazione, di democrazia, di diritti e di valori umani senza che nessuno faccia nulla per fermarlo. Il mercato, però, così come il mondo, non è infinito, nulla lo è, infatti, ormai è ad un passo dal nutrirsi di sé stesso e se ciò accadrà, i tanti “cittadini del mondo”, i tanti politici che hanno venduto i loro popoli, i tanti lacchè, leccaculo e menestrelli, megafoni di “verità” preconfezionate, si renderanno conto che, come scritto nel 1629 da Jon Boys, Decano di Canterbury:
“Negli scacchi, finché la partita è in corso, tutti i pezzi rimangono al loro posto e sono rispettati in base alla loro posizione: prima il Re, poi la Regina, poi i Vescovi, dopo di loro i Cavalieri e infine il soldato comune, ma una volta che la partita è finita e la scacchiera rimossa, tutti vengono confusamente gettati in un sacco, e per fortuna il Re è il più basso e il pedone il più alto. Così è anche per noi in questa vita: il mondo è un enorme teatro o palcoscenico, in cui alcuni recitano la parte di Re, altri di Vescovi, alcuni di Lord, molti di Cavalieri, altri di Contadini, ma quando il nostro Signore verrà con i suoi Angeli per giudicare il mondo, tutti saranno uguali.”

Insomma, cosa non è chiaro ai tanti che si sono inginocchiati alla “scienza” e al mercato; ai tanti che, nel rispetto della mentalità mainstream europea, si sentono peccatori ambientali e cercano la salvezza nella sostenibilità e nel greenismoed ai tanti che hanno preso sul serio le lacrime e gli sguardi di Greta Thumberg, una ragazzina che, secondo la madre, “ha il potere di vedere le nostre emissioni di CO2 a occhio nudo”?

Non dovrebbe essere troppo difficile, anche i vermi manifestano coerenza nelle loro scelte di vita, è possibile, dunque, che ci sia gente che vede coerenza fra riarmo, guerre e rispetto dell’ambiente?!

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