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16 Aprile 2025 - 00:25
Rivoluzione "commerciale". E guai a chi tocca l'ultima oliva ascolana
Altro che riunioni in Sala Dorata. A Ivrea, le vere strategie ormai si imbastiscono col tovagliolo sulle ginocchia, olive ascolane nel piatto e la pizza quattro stagioni come carburante rivoluzionario. È successo ieri sera all’Aquila Nera, ristorante diventato quartier generale non ufficiale – ma altamente operativo – di un manipolo di commercianti sempre più convinti che per farsi ascoltare dal Comune servano meno richieste protocollate e più mozzarelle filanti.
Attorno al tavolo, apparecchiato con cura da Tony Cuomo, oste e gran cerimoniere del commercio eporediese, una dozzina di negozianti. Facce note, tutte ugualmente stanche, incazzate e con la pazienza al lumicino. Gli stessi che hanno raccolto duemila firme per chiedere al sindaco Matteo Chiantore meno piroette dialettiche e più fatti: luci accese, vigili in carne e ossa, telecamere funzionanti e magari – perché no – qualche risposta sensata.
Con loro, ça va sans dire, anche il consigliere comunale Massimiliano De Stefano, ormai assurto al ruolo di confidente, portavoce e, in certi casi, centralino emotivo dei commercianti. Uno che, a quanto dicono, riceve più segnalazioni di quante ne smisti la centrale operativa del 112.
La linea è semplice: basta con la “litania del Prefetto”, il mantra di Palazzo civico che declina ogni responsabilità sulla sicurezza pubblica come se fosse un pacco fragile da rimandare al mittente.
“Non è di nostra competenza”, ripetono da mesi con la stessa passione di un disco rotto.
Ma i commercianti non vogliono più sentire questa cantilena: vogliono vedere qualcuno che si prende la briga di scendere in strada, invece di salire su qualche pulpito istituzionale a declamare distinguo.
Un piccolo risultato, però, lo hanno strappato: grazie alla pressione costante è stata istituita una zona DASPO tra scuole, Movicentro e l’ex stazione di corso Nigra.
Area off limits per i molesti, gli aggressivi e – volendo – anche per la decenza smarrita. “Peccato che qualcuno in Comune non abbia ancora capito che la città è già fuori controllo e continui a parlare di “percezione” e di “disagio” sussurrano tra una fetta di pizza e l’altra.
Ecco perché questa non è stata solo una cena ma un consiglio di guerra travestito da convivio.
Due i piatti forti sul menù.
Il primo: come dare il “benvenuto” alla nuova assessora al commercio, Gabriella Colosso, subentrata a un Fabrizio Dulla gentilmente accompagnato all’uscita da un rimpasto che ha fatto più rumore di una bottiglia di spumante stappata in biblioteca.
Il secondo: come organizzare una vera controffensiva civica da far tremare le tende del Municipio.
Perché quando ti ritrovi a combattere ladri, spacciatori e ubriachi davanti al negozio mentre l’unica comunicazione dal Comune riguarda la scadenza della tassa per l’occupazione del suolo pubblico, beh, allora qualcosa si spezza. E quando si spezza, si cucina. Si cena. Si ragiona. Si prepara la prossima mossa.
Solo in Italia per ottenere qualcosa, devi gridare, firmare, protestare e – se serve – pure ballare il tip-tap davanti ai Palazzi del potere.
Insomma, Colosso avvisata, mezza salvata. La pazienza è finita. Il fuoco cova sotto la cenere e i commercianti – un tempo cornice pittoresca per fiere e inaugurazioni con selfie sotto le luminarie – ora pretendono di essere protagonisti. Non si accontentano più di sorridere mentre qualcuno taglia nastri o accende lucine a LED.
Vogliono rispetto, sicurezza e voce in capitolo. E se non verranno concessi, se li andranno a prendere. A modo loro. Magari con la margherita in una mano e una mozione nell’altra.
Insomma, a Ivrea – come in ogni buon romanzo italiano – la rivoluzione parte dalla tavola. E guai a chi tocca l’ultima oliva ascolana.
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