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14 Aprile 2025 - 09:47
La sindaca Giovanna Cresto del Comune di Cuorgnè
«È un’imposizione bella e buona!» – ha esclamato la sindaca di Cuorgnè Giovanna Cresto. «Siamo tornati ai tempi del Patto di Stabilità» – ha aggiunto Davide Trettene. «Lo Stato ha sempre trattato i Comuni come una cassaforte e continua a farlo» – ha rincarato Davide Pieruccini.
Maggioranza e minoranze cuorgnatesi si sono trovate d’accordo nel giudizio sul nuovo balzello imposto alle amministrazioni locali: solo Mauro Pianasso, il rappresentante del terzo gruppo presente in consiglio, non si è pronunciato.
Ad essere sotto accusa è l’accantonamento obbligatorio cui i Comuni dovranno provvedere dal 2025 fino al 2029: si tratta di soldi da sottrarre anno per anno alle Spese Correnti per farli confluire in un fondo vincolato che servirà a coprire i possibili disavanzi e che solo dall’anno successivo, se disavanzo non ci sarà stato, potranno essere utilizzati.
Giovanna Cresto sindaca di Cuorgnè
La sindaca, che ne aveva già parlato in termini molto critici, nel corso dell’ultimo consiglio ha usato toni ancora più adirati, definendolo «il meraviglioso accantonamento che avevamo dovuto inserire nel Bilancio di Previsione ma senza poter indicare gli importi perché non ce li avevano ancora comunicati. Sapevamo solo che le amministrazioni locali avrebbero dovuto accantonare 130.000.000 di euro quest’anno, poi 260.000.000 ed infine 440.000.000 nel 2029. Ora gli importi li abbiamo. Si tratta di 19.000 euro per il 2025; di 38.000 all’anno nel 2026, 2027 e 2028; di 65.000 nel 2029 e con la Variazione che stiamo per approvare andremo a toglierli proprio da quelle Entrate Correnti sulle quali avremmo dovuto avere un po’ più di respiro».
A scandalizzarla è il presupposto che sta alla base di questo accantonamento forzato: «Lo Stato in pratica ci dice: "Cari Comuni, siccome siete tutti a rischio di bancarotta perché continuo a non mandarvi i fondi che vi avevo promesso, cominciate a mettere da parte i soldi per quest’eventualità"».
Rispondendo ad una domanda di Lidia Perotti ha affermato: «A pesare sono soprattutto le opere del PNRR ma è un effetto a cascata. Se non arrivano le somme già stanziate, i Comuni devono anticiparle alle imprese; quando anch’essi restano a secco e smettono di pagare, tanti cantieri rimangono fermi e tante ditte rischiano il fallimento. Invece di versarci il dovuto, lo Stato ci obbliga a mettere i nostri soldi nel salvadanaio: sono cifre piccole rispetto all’entità dei lavori del PNRR ma tali da mettere in difficoltà gli enti locali. Una decina di giorni fa l’assessore Calanni ha partecipato ad un incontro in Prefettura e si può dire che noi siamo ancora messi bene; gli altri Comuni erano già in Anticipazione di Cassa, compresi quelli grandi e solidi».
Trettene, riferendosi al famigerato Patto di Stabilità, ha ricordato l’esperienza analoga vissuta quand’era in maggioranza: «È un dejà vu: gli hanno cambiato nome ma è la stessa cosa. Come sempre, i Comuni che amministrano male, alla fin dei conti sono avvantaggiati: se sperperi i soldi, quando arriva il momento di accantonarli non li puoi più mettere da parte perché li hai già usati prima e gli altri pagano per te. Lo spirito di comunità va bene in caso di eventi imprevedibili ma non quando si tratta di cattiva gestione».
La sindaca ha aggiunto: «Il concetto di aiutare sempre chi è in difficoltà andrebbe un po’ rivisto a monte perché i virtuosi ci perdono: bisognerebbe invece cercare di premiare chi amministra con oculatezza».
Pieruccini ha rincarato la dose: «Quel che lo Stato dice a parole lo smentisce poi con i fatti, di qualunque colore sia il governo del momento. Credo che quest’imposizione sia veramente oscena: i lavori rinviati oggi verranno realizzati domani a costi più alti a causa dell’aumento dei prezzi. I Comuni dovrebbero mettersi insieme e protestare».
La sindaca, che ha poca fiducia nelle proteste, ha risposto: «L’ANCI ha posto la questione ma i provvedimenti come questo vengono inseriti nella Finanziaria così passano comunque. Addirittura, se entro il 30 giugno non si provvede all’accantonamento, verrà inserito d’imperio. Non siamo più liberi nemmeno nel mettere a punto il Bilancio di Previsione – che è espressione della linea politica di un’amministrazione – e di indicare i lavori da eseguire, la direzione verso cui il Comune intende andare!»
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