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Il gelato alla ricotta di capra che parla la lingua delle Valli

Nasce a Lanzo Torinese la novità della primavera-estate 2025: un gusto delicato e autentico firmato Gelateria Arcobaleno e La capra e la Panca. Un racconto di latte fresco, artigianato e amore per il territorio

Il gelato alla ricotta di capra che parla la lingua delle Valli

Il gelato alla ricotta di capra che parla la lingua delle Valli

C’è qualcosa di speciale nell’aria di Lanzo. Un profumo di fieno e fiori di montagna, il suono ritmato delle mungiture all’alba, il lento scorrere di una vita che non si è mai arresa alla fretta. Ed è da questo mondo fuori dal tempo che nasce il gelato-rivelazione della primavera-estate 2025: gelato alla ricotta di capra, 100% Valli di Lanzo. Una creazione che non si limita a essere buona: è profondamente identitaria, come un’antica fiaba contadina riscritta con la panna.

L’idea è semplice e geniale. Ma, come tutte le cose davvero buone, dietro c’è un mondo. Da una parte c’è la Gelateria Artigiana Arcobaleno, una delle botteghe più amate di Lanzo Torinese, che da anni regala gioie a chi crede che il gelato non sia solo un dessert, ma un’esperienza. Dall’altra, l’azienda agricola La capra e la Panca di Marco Brachet, allevatore, casaro, visionario. Uno che le mani nella terra ce le ha messe davvero, e non per farsi fotografare. Uno che, con le sue capre a Monte Basso, produce un latte straordinario, fresco, genuino, vivo. Uno che ci crede.

Da questo incontro è nato un gelato unico. Non una moda, non un esperimento da gourmet, ma un atto d’amore verso la montagna, le sue creature e i suoi silenzi. La ricotta di capra – morbida, leggera, profumata – è il cuore di questo gusto. Viene prodotta poche ore dopo la mungitura e trasformata immediatamente, prima che perda anche solo un briciolo della sua fragranza. Una cosa che l’industria non può permettersi, perché l’industria ha fretta, ha numeri, ha catene. Questo, invece, è artigianato puro. È il tempo che si prende il suo tempo.

Lanzo

E poi ci sono le varianti, perché la bellezza è anche varietà: il gelato si può gustare in purezza, per chi ama l’essenziale, oppure variegato al cacao, intenso e vellutato, o con noci e miele delle Valli, un abbraccio perfetto tra croccantezza e dolcezza. Il miele, manco a dirlo, è anch’esso figlio delle stesse montagne. Nessuna scorciatoia, nessun compromesso.

Dietro le quinte di questa operazione – che è insieme economica, culturale e affettiva – si muove il lavoro di Marco Brachet, socio della CNA Torino e voce instancabile della produzione a chilometro zero. A sostenerlo, con convinzione e orgoglio, c’è anche Vitaliano Alessio Stefanoni, referente sindacale della CNA per l’area Cirié e Valli di Lanzo, consigliere del Gal e anima della Mostra dell’Artigianato Tipico di Cantoira, che quest’anno si terrà il 5 e 6 luglio.

“Marco è la dimostrazione concreta che un’altra economia è possibile”, dice Stefanoni. “Un’economia radicata, lenta, che nasce dalla conoscenza profonda del territorio. Il suo progetto è figlio di relazioni costruite sul campo, anche grazie alla CNA e alla fiera di Cantoira, che non è solo un’esposizione ma un laboratorio vivo dove le idee si incontrano e diventano realtà. Come questo gelato”.

Il gelato alla ricotta di capra, insomma, non è solo un gusto. È un racconto che si mangia con il cucchiaino. È un manifesto morbido e fresco di un Piemonte che non vuole diventare souvenir, ma restare corpo vivo e pensante, fatto di mani che impastano, mungono, trasformano. È un invito a guardare le Valli di Lanzo non come uno sfondo, ma come un protagonista di storie vere.

E in un’Italia che troppo spesso dimentica i suoi margini, questo gelato è un modo per dire: siamo ancora qui. Siamo buoni, siamo veri, siamo diversi. E se vi sedete cinque minuti, ve lo raccontiamo con un cono in mano.

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