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Il pane della memoria. Lauri, l’ultimo fornaio della Valle che impasta amore e resistenza

Da Ronco Canavese, una storia di farina e famiglia che profuma di radici: la panetteria Perono Garoffo è l’unico forno della Valle Soana e da generazioni nutre la comunità, unendo tradizione e speranza per il futuro

Ronco Canavese, Valle Soana, Panetteria Pasticceria Perono Garoffo

Panetteria Pasticceria Perono Garoffo

Tra i monti della Valle Soana, dove l’aria è frizzante e la quiete sembra custodire ogni segreto, c’è un forno che da oltre un secolo non ha mai smesso di profumare di pane caldo. È la Panetteria Pasticceria Perono Garoffo, un’istituzione per gli abitanti del territorio, che dal 1978 è gestita dalla famiglia di Lauri Perono Garoffo.

L'attività si trova nel cuore di Ronco Canavese, e oggi è portata avanti da Lauri insieme a sua moglie Veronica Valerio. Una realtà semplice, radicata nella tradizione, ma capace di resistere al tempo e alle sfide con una forza silenziosa e tenace.

“Siamo qui dal 1978”, racconta Lauri con la calma di chi ha imparato a pesare parole e farine con la stessa cura. “Io avevo solo cinque o sei mesi quando i miei genitori, Anna e Franco, entrambi originari del Canavese, decisero di rilevare l’attività. Era già un forno, una panetteria-pasticceria. Loro hanno portato avanti la tradizione e io, oggi, cerco di fare lo stesso.”

Il forno esiste da oltre cento anni, ma è sotto la guida della famiglia Perono Garoffo che ha continuato a essere il punto di riferimento per tutta la valle. Con l'evoluzione tecnologica sono arrivati nuovi macchinari, ma l’essenza, assicura Lauri, “è rimasta la stessa: la passione, l'amore per il mestiere, quella si tramanda con il cuore.”

Entrare nel panificio è come fare un salto indietro nel tempo. Il profumo del pane appena sfornato, i torcetti allineati in vetrina, le crostate che sembrano uscite da un quaderno di ricette della nonna. Si respira famiglia. Si respira casa.

Lauri Perono Garoffo, da bambino

prodotti Panetteria Pasticceria Perono Garoffo

La produzione spazia dai classici – pane, grissini, pizza, focacce – fino alla pasticceria fresca e secca: torte, crostate, paste di meliga, quest’ultime realizzate secondo la tradizione e con un ingrediente in più, il Marchio di Qualità Gran Paradiso, che Lauri e Veronica portano con orgoglio.

Ma questo forno non è solo un forno. È anche un presidio del territorio. La panetteria promuove e vende prodotti locali: formaggi degli alpeggi, miele, Genepì, e altre eccellenze della zona. Una piccola rete di collaborazione tra produttori, fatta di fiducia, stagioni e strette di mano. Il banco della panetteria diventa così un ponte tra la quotidianità e la cultura del territorio, contribuendo a mantenere viva un’economia sostenibile e circolare.

Lauri, con uno sguardo che mescola orgoglio e nostalgia, ricorda bene i primi passi tra impasti e farine. “Ci sono cresciuto, qui dentro. Ho iniziato a scendere in laboratorio con mio papà quando avevo otto o dieci anni. Lo guardavo lavorare e lo aiutavo. Anche mio fratello Ivan, più giovane di me, ha imparato da nostro padre. Ma poi le nostre strade si sono divise e io ho deciso di continuare, prima con mia madre, poi da solo, oggi con mia moglie.”

Il ricordo più doloroso di Lauri risale al 1999, anno in cui suo padre venne a mancare all’improvviso. “Ero poco più che ventenne. Da un giorno all’altro, mi sono trovato a dover prendere in mano tutto. Non ero pronto, ma sapevo che non potevo permettermi di fermarmi. Quel momento mi ha cambiato. Da aiutante sono diventato titolare. Ed è stato lì che ho capito davvero cosa significasse portare avanti un’eredità.”

Negli anni ’80 e ’90 la Valle Soana era più popolata, con un tessuto sociale più vivace. Oggi, soprattutto nei mesi invernali, il numero degli abitanti si riduce drasticamente. E il forno, paradossalmente, diventa ancora più essenziale. Perché è l’unico. Perché garantisce ogni giorno il pane, anche ai ristoranti della zona. E perché, come racconta Lauri, esiste un accordo non scritto con un altro negozio del paese per garantire che nessuno rimanga senza. Una forma spontanea di mutuo soccorso che parla di solidarietà più di mille slogan.

“Ci sono giorni duri, certo. Ma poi vedi le persone che tornano, che apprezzano quello che fai, e ti rendi conto che ne vale la pena. Dalla materia prima al prodotto finito: vedere qualcosa nascere dalle tue mani e sapere che farà parte della tavola di qualcuno è una gioia immensa.” Lauri sorride, e in quello sguardo si intravede il bambino di un tempo, che impastava con il padre e sognava di diventare come lui.

Oggi, anche i suoi figli, Gabriele e Cecilia, di 10 e 8 anni, cominciano a mostrare interesse per l’attività di famiglia. “A volte mi chiedono di svegliarli presto per venire in panetteria con me. Vogliono impastare, giocare con la farina. Non so se da grandi faranno questo, ma intanto ci sono. E questo mi basta.”

Lauri non nasconde le preoccupazioni per il futuro della valle. “Spero che possa rifiorire, che i giovani tornino a investire qui. Noi intanto facciamo la nostra parte, ogni giorno. Una pagnotta dopo l’altra.”

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