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Trappola davanti alla scuola: vigili mentono, multe a raffica. Genitori usati come bancomat

"Non siamo qui per fare verbali", poi arrivano a casa settimane dopo. Nessun avviso sul parabrezza, nessun numero civico, nessuna possibilità di contestare. Solo silenzi, multe e umiliazione. La testimonianza di una mamma della Don Bosco: “Avevo chiesto tolleranza, ho ricevuto un verbale. E la dirigente? E la sindaca? Sparite”. Intanto il Comune fa cassa sui genitori

Ciriè, trappola davanti alla scuola: vigili mentono, multe a raffica. Genitori usati come bancomat

Polizia Municipale (foto archivio)

Ore 8.03 del mattino, 27 febbraio 2025. Una mamma accompagna il figlio alla scuola Don Bosco di Ciriè. Lo fa in fretta, come ogni giorno, come fanno centinaia di genitori e nonni, cercando di incastrare lavoro, tempi scolastici e bambini piccoli da gestire. Parcheggia dove può, lungo una pista ciclabile. Non è orgogliosa di quel gesto, lo sa perfettamente: “So che non si parcheggia lì, ma non ci sono alternative. Siamo tanti, tutti concentrati in dieci minuti di caos. E siamo lì per i nostri figli, non per andare a fare colazione al bar”.

Quella mattina incontra due agenti della Polizia locale, fermi nei pressi dell’ingresso scolastico. Si avvicina, in modo civile, con una domanda che ha il sapore dell’ironia rassegnata: “Spero che non siate qui a sparare sulla Croce Rossa. Siamo tutti parcheggiati male, ma lo vedete quanti bambini stanno entrando alla Don Bosco e quanti ragazzi al Fermi-Galilei. Siamo qui solo per accompagnare i nostri figli, poi andiamo via subito”.

La risposta sembra rassicurante: “Non si preoccupi, signora. Non siamo qui per fare verbali. Controlliamo solo che nessuno entri in contromano”.

Parole vuote. Una messa in scena. Un mese dopo, arriva a casa il verbale: sanzione per sosta vietata su pista ciclabile. Nessun biglietto lasciato sul parabrezza. Nessun avviso immediato. Solo una cartella recapitata l’8 aprile, a oltre un mese di distanza, con una cifra da pagare di 71,12 euro (che nel frattempo diventa 81,08 euro per un errore nel sistema di pagamento online).

E la beffa, oltre al danno, è tutta nel testo del verbale: “La contestazione non è stata possibile per pattuglia impegnata in altro istituto”. Nessun civico indicato, nessuna possibilità reale di replica. Eppure, quella pattuglia era proprio lì, a pochi metri, a parlare con la madre.

Ma non è un caso isolato. La donna, che preferisce rimanere anonima perché docente all’istituto Fermi, ha iniziato a confrontarsi con altri genitori. Ha fatto un sondaggio nella classe del figlio: una decina di famiglie hanno ricevuto multe simili, tutte con le stesse dinamiche. E altre potrebbero arrivare, dato il ritardo con cui vengono recapitate.

Qualcuno ha scritto alla sindaca, senza ricevere risposta. Altri hanno provato a contattarla di persona, ottenendo (forse?) una promessa di maggiore tolleranza per il futuro. Ma il passato non si cancella: le multe restano, da pagare fino all’ultimo centesimo.

E proprio il giorno della multa, ironia della sorte, la mamma aveva inviato una PEC alla dirigente scolastica della Don Bosco per condividere le preoccupazioni dei genitori. La richiesta era semplice, ragionevole, di puro buon senso: quindici minuti di tolleranza nei momenti critici di ingresso e uscita dalla scuola, oppure più parcheggi, oppure – ancora meglio – un sistema di trasporto pubblico per gli studenti, che riduca il caos e garantisca sicurezza.

Risposta: nessuna. Silenzio. Neanche una riga.

Nel frattempo, però, la macchina repressiva comunale non si ferma. Le multe si accumulano. Le famiglie, già alle prese con mensa, rette, trasporti, orari impossibili e incastri quotidiani, si trovano a dover pagare sanzioni salate per pochi minuti di sosta davanti alla scuola. Una situazione che genera rabbia, frustrazione e senso di abbandono.

polizia

“Sappiamo bene che non si parcheggia sulle piste ciclabili. Io stessa le uso con i miei bambini. Ma quando hai uno zaino da dieci chili, un fratellino nel passeggino e il tempo che ti scappa, cosa puoi fare?”, si chiede la mamma.

“Non chiediamo l’impunità, solo un briciolo di umanità. Un quarto d’ora. Dopo, che facciano pure tutte le multe che vogliono. Ma così, di nascosto, senza nemmeno lasciare un avviso, è solo un modo per fare cassa sulla pelle delle famiglie”.

Il riferimento finale è amaro, ma diretto: “Se i vigili devono essere presenti davanti alle scuole, allora lo siano per garantire sicurezza ai bambini. Non per svuotare le tasche dei genitori con trappole e verbali fantasma”.

E il ricordo va a vecchie polemiche che hanno già investito la Polizia municipale di Ciriè, ma anche ad alcuni recenti scandali con vigili accusati di eccesso di zelo nella stesura dei verbali.

Il film sembra ripetersi. E anche stavolta il finale rischia di essere lo stesso: le famiglie pagano, il Comune incassa, e la scuola resta senza risposte.

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