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“Ti ho aspettato per trent’anni” – Marco ritrova la mamma grazie a Chi l’ha visto

Una puntata che ha fatto piangere l’Italia: la storia di Marco, affidato da neonato, e l’abbraccio con Margherita, la madre che non ha mai smesso di cercarlo

“Ti ho aspettato per trent’anni” – Marco ritrova la mamma grazie a Chi l’ha visto

Margherita

Ci sono storie che sfuggono alla logica delle notizie, che non si possono liquidare con un titolo o con una sintesi. Sono quelle storie che ti rimangono addosso, che ti costringono a fermarti, ad ascoltare, a sentire. La puntata di Chi l’ha visto? andata in onda mercoledì 9 aprile su Rai3 ha raccontato una di queste storie. Una vicenda che ha commosso milioni di telespettatori, riportando sullo schermo, dopo quasi un anno, il volto e la voce di Marco, il ragazzo che nel maggio del 2024 aveva lanciato un appello struggente per ritrovare la madre che non aveva mai conosciuto.

“Non voglio giudicarla. Voglio solo ringraziarla per avermi messo al mondo”, aveva detto con disarmante dolcezza e maturità, di fronte alle telecamere del programma condotto da Federica Sciarelli.

Un appello che ha attraversato lo schermo, è entrato nelle case degli italiani, e soprattutto ha raggiunto la donna che da trent’anni aspettava quel momento: Margherita, la madre biologica di Marco, che oggi vive in una zona appartata del Canavese, nei dintorni di Frassinetto, in località Malghè.

La redazione di Chi l’ha visto? ha seguito passo dopo passo il percorso di Marco, un giovane nato nel 1996, cresciuto con affetto, ma senza risposte. A 16 anni ha cominciato a cercare la verità, scoprendo di avere un fratello gemello e di essere stato affidato a una famiglia diversa dalla sua. Ma la vera svolta è arrivata quel giorno in cui, entrando sul sito dell'Agenzia delle entrate per stampare il suo CUD ha trovato un indirizzo. Gli si è aperto un mondo. Era quello dello zio, oggi residente a Savigliano.

E così si è arrivati a Margherita. Non una madre che aveva abbandonato, ma una donna che aveva dovuto sopportare l’inimmaginabile. Con voce tremante e sguardo fiero, Margherita ha voluto raccontare la sua versione. Non c’erano difese, né giustificazioni. Solo dolore, e dignità.

“Avevo 22 anni quando sono nati. Vivevo un momento difficile, ero sola, disorientata. Il Tribunale dei Minori ha deciso che non ero in grado di occuparmi di loro. Li hanno portati via. Li hanno affidati ad altre famiglie. E io… io non ho potuto fare nulla”, ha raccontato, davanti alle telecamere, con le mani che si stringevano nervosamente.

Dopo il parto, Margherita aveva trascorso alcuni mesi alla Casa dei Bimbi di Torino, una struttura di accoglienza per mamme in difficoltà. Un luogo che avrebbe dovuto essere rifugio, ma che per lei è stato anche il teatro del distacco. Da lì in poi, la sua vita è cambiata. Ha cercato di sopravvivere, di andare avanti. E per farlo ha scelto un cammino spirituale diverso, difficile, ma liberatorio: la conversione all’Islam.

“È stata una rinascita. La fede mi ha salvata. Ma ogni anno, il giorno del compleanno dei miei figli, io pensavo a loro. Sempre. Non ho mai smesso di sperare che un giorno ci saremmo ritrovati. Era la mia unica certezza”, ha raccontato, con una lucidità che spezza il fiato.

Nel frattempo, Marco cresceva, portando dentro sé il bisogno di sapere. La sua ricerca non è stata né semplice né rapida. Ma è stata costante, ostinata. Fino all’abbraccio. Sì, perché il momento è arrivato davvero. E la puntata del 9 aprile ha restituito agli spettatori quel momento magico, impossibile da descrivere solo con le parole: una madre e un figlio che si rivedono dopo trent’anni, sulle rive del lago di Candia.

Marco

Occhi negli occhi. Lacrime. Mani che si cercano, che si riconoscono. Un tempo perduto che si scioglie in pochi istanti. Nessuna rabbia. Solo emozione. Solo amore. “Non le porto rancore. Volevo solo sapere da dove vengo. E adesso lo so”, ha detto Marco, trattenendo a stento le lacrime.

Il racconto, come sempre condotto con garbo e profondità da Federica Sciarelli, non ha cercato il sensazionalismo. Ha lasciato parlare i protagonisti, ha dato spazio al dolore, alla resilienza, alla possibilità di rinascere.

In un’Italia sempre più divisa e veloce nel giudicare, questa storia insegna che esistono verità complesse, vite che si spezzano senza colpa, madri che non dimenticano, figli che non odiano. E che a volte, anche quando sembra troppo tardi, l’amore trova la strada per tornare a casa.

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