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Pizza cancellata, cous cous imposto: bambini a digiuno, genitori furiosi

A Lessolo l'amministrazione serve il menù etnico senza dire nulla a nessuno. La mensa scolastica diventa un caso politico. La minoranza interroga, la maggioranza derubrica, i bambini masticano rabbia (e pane secco)

Pizza cancellata, cous cous imposto: bambini a digiuno, genitori furiosi

cous cous

Altro che dialogo interculturale: a Lessolo, quando il cous cous ha preso il posto della pizza, non si è aperta la mente, ma si è chiuso lo stomaco. Soprattutto quello dei bambini, che due settimane fa si sono trovati davanti un menù decisamente esotico — cous cous alle verdure con spezzatino di pollo alla curcuma — al posto della classica pizza del venerdì. Il tutto senza che nessuno, nel frattempo, si prendesse la briga di avvisare le famiglie.

Un dettaglio da poco? Non per gli alunni che, davanti a quel piatto speziato, hanno preferito mangiare pane e acqua, o digiunare direttamente. E nemmeno per i genitori, che hanno scoperto solo a posteriori il cambio di menù. Il risultato? Malcontento diffuso e interrogazione comunale firmata dal gruppo di minoranza Lessolo Futura, che ha chiesto conto dell’ennesimo scivolone comunicativo al sindaco Walter Dagassolemi.

pizza

Sì, perché alla base della polemica non c’è tanto il cous cous in sé, quanto il modo in cui è stato imposto. Zero avvisi, nessuna circolare, nessun confronto nella commissione mensa. Tanti saluti alla trasparenza e alla partecipazione, parole spesso usate ma raramente applicate quando si tratta di gestire qualcosa di così concreto (e delicato) come il pasto quotidiano di centinaia di bambini.

E per chi segue diete particolari? Anche lì, poco da ridere: i bambini con menù alternativi si sono visti servire un anonimo piatto di pasta al burro. Una “soluzione tecnica” che ha il sapore dell’improvvisazione più che dell’inclusione.

Dal Palazzo, però, nessun mea culpa. La vicesindaca Paola Ghigo liquida il caso come un “polverone montato ad arte”. Colpa di un “contrattempo” nella comunicazione. E guai a dire che il cous cous non sia piaciuto: secondo l’amministrazione, la maggioranza dei bambini lo avrebbe gradito. Un sondaggio che forse meriterebbe lo stesso rigore statistico di certe indagini demoscopiche del dopolavoro.

Quanto alla commissione mensa, formata da sei membri, il Comune fa sapere che solo una mamma si sarebbe lamentata. Ma tanto basta per far scattare il riflesso condizionato della maggioranza: vittimismo istituzionale, accuse alla minoranza di strumentalizzare, e l’immancabile predica sul cattivo esempio dato alle nuove generazioni, che — ci viene detto — dovrebbero crescere in un clima di confronto pacato e sereno. Magari davanti a un cous cous a sorpresa, condito con un po’ di paternalismo.

Intanto, in paese il servizio mensa resta affidato all’Osteria dei Sapori, una trattoria locale che — ci tengono a sottolineare — utilizza prodotti del territorio. Ma non è la provenienza degli ingredienti il punto, quanto la capacità di gestire un cambiamento senza trasformarlo in una figuraccia istituzionale. E senza far pagare ai bambini l’incapacità di informare le famiglie.

Insomma, se la mensa è il riflesso della macchina comunale, a Lessolo il forno è acceso ma la comunicazione è andata in fumo. E intanto, tra chi difende il cous cous e chi invoca il ritorno della pizza, resta sul tavolo il solito piatto freddo della politica locale: confusione, scaricabarile e nessuno disposto ad assumersi la responsabilità.

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