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Quando l’arte cura: i quadri degli studenti trasformano l’ospedale di Ivrea in un luogo più umano

Presentato un progetto che coinvolge studenti, arte e solidarietà: quindici opere d’arte trasformano gli spazi clinici in luoghi più accoglienti

Quando l’arte cura: i quadri degli studenti trasformano l’ospedale di Ivrea in un luogo più umano

Quando l’arte cura: i quadri degli studenti trasformano l’ospedale di Ivrea in un luogo più umano

Una ventata di colore e di umanità entra nei reparti di Radioterapia e Radiologia dell’Ospedale di Ivrea, grazie a un progetto che mette insieme scuola, volontariato e sanità pubblica. Il progetto è stato presentato nel pomeriggio di giovedì 3 aprile, alla presenza del direttore generale dell’ASL TO4, Luigi Vercellino, con un obiettivo chiaro: rendere più accoglienti e meno freddi i luoghi in cui ogni giorno si combattono le malattie.

Il progetto nasce dalla collaborazione tra il Liceo Artistico Statale “Felice Faccio” di Castellamonte e l’associazione Inner Wheel Cuorgnè e Canavese, ed è stato accolto con entusiasmo dai reparti ospedalieri, diretti rispettivamente dai dottori Maria Rosa La Porta (Radioterapia) e Alessandro Depaoli (Radiologia).

A presentare l’iniziativa erano presenti per l’Inner Wheel la presidente Celestiana Ronchetto insieme alle socie Nella Falletti e Giuliana Bausano, mentre per il liceo Faccio sono intervenuti la vice dirigente Michela Peronino e il professor Vito Nicoletti, docente che insieme al collega Francesco Votano ha guidato gli studenti nella realizzazione di quindici dipinti originali.

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Opere che non solo sono state donate all’ospedale, ma che grazie al sostegno economico dell’Inner Wheel sono state riprodotte su supporti ignifughi, in linea con le normative sanitarie e perfettamente adatti all’ambiente ospedaliero.

«Ringraziamo di cuore gli studenti del Liceo Faccio con i loro insegnanti e l’Inner Wheel Cuorgnè e Canavese per la solidarietà e la sensibilità che ci hanno dimostrato», ha dichiarato il dottor Vercellino. «Un progetto che contribuisce al processo di umanizzazione dei nostri Ospedali, in cui crediamo fortemente. Rendere gli spazi della diagnosi e della terapia luoghi meno freddi e più accoglienti ha un effetto positivo sul benessere mentale, che è strettamente connesso con quello fisico».

Dietro a un gesto semplice come appendere un quadro, si cela una visione più ampia: quella di una sanità che si prende cura della persona nella sua interezza, riconoscendo il valore terapeutico di arte, bellezza e relazioni umane.

I progetti di umanizzazione dei luoghi di cura, ormai diffusi in molte realtà sanitarie italiane, non si limitano a un’estetica gradevole, ma rappresentano un cambio di paradigma: il paziente non è solo un corpo da curare, ma una persona da accompagnare. E anche chi in ospedale lavora ogni giorno, tra turni estenuanti e situazioni complesse, può trarre beneficio da uno spazio più armonioso, meno impersonale.

In un periodo in cui la sanità pubblica è spesso sotto pressione, tra tagli e carenze di personale, iniziative come questa dimostrano che è ancora possibile costruire bellezza insieme, coinvolgendo la scuola, le associazioni e la comunità. Un piccolo gesto, certo, ma capace di restituire un senso più umano alla cura e alla sofferenza.

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