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04 Aprile 2025 - 14:28
Quando l’arte cura: i quadri degli studenti trasformano l’ospedale di Ivrea in un luogo più umano
Una ventata di colore e di umanità entra nei reparti di Radioterapia e Radiologia dell’Ospedale di Ivrea, grazie a un progetto che mette insieme scuola, volontariato e sanità pubblica. Il progetto è stato presentato nel pomeriggio di giovedì 3 aprile, alla presenza del direttore generale dell’ASL TO4, Luigi Vercellino, con un obiettivo chiaro: rendere più accoglienti e meno freddi i luoghi in cui ogni giorno si combattono le malattie.
Il progetto nasce dalla collaborazione tra il Liceo Artistico Statale “Felice Faccio” di Castellamonte e l’associazione Inner Wheel Cuorgnè e Canavese, ed è stato accolto con entusiasmo dai reparti ospedalieri, diretti rispettivamente dai dottori Maria Rosa La Porta (Radioterapia) e Alessandro Depaoli (Radiologia).
A presentare l’iniziativa erano presenti per l’Inner Wheel la presidente Celestiana Ronchetto insieme alle socie Nella Falletti e Giuliana Bausano, mentre per il liceo Faccio sono intervenuti la vice dirigente Michela Peronino e il professor Vito Nicoletti, docente che insieme al collega Francesco Votano ha guidato gli studenti nella realizzazione di quindici dipinti originali.
Opere che non solo sono state donate all’ospedale, ma che grazie al sostegno economico dell’Inner Wheel sono state riprodotte su supporti ignifughi, in linea con le normative sanitarie e perfettamente adatti all’ambiente ospedaliero.
«Ringraziamo di cuore gli studenti del Liceo Faccio con i loro insegnanti e l’Inner Wheel Cuorgnè e Canavese per la solidarietà e la sensibilità che ci hanno dimostrato», ha dichiarato il dottor Vercellino. «Un progetto che contribuisce al processo di umanizzazione dei nostri Ospedali, in cui crediamo fortemente. Rendere gli spazi della diagnosi e della terapia luoghi meno freddi e più accoglienti ha un effetto positivo sul benessere mentale, che è strettamente connesso con quello fisico».
Dietro a un gesto semplice come appendere un quadro, si cela una visione più ampia: quella di una sanità che si prende cura della persona nella sua interezza, riconoscendo il valore terapeutico di arte, bellezza e relazioni umane.
I progetti di umanizzazione dei luoghi di cura, ormai diffusi in molte realtà sanitarie italiane, non si limitano a un’estetica gradevole, ma rappresentano un cambio di paradigma: il paziente non è solo un corpo da curare, ma una persona da accompagnare. E anche chi in ospedale lavora ogni giorno, tra turni estenuanti e situazioni complesse, può trarre beneficio da uno spazio più armonioso, meno impersonale.
In un periodo in cui la sanità pubblica è spesso sotto pressione, tra tagli e carenze di personale, iniziative come questa dimostrano che è ancora possibile costruire bellezza insieme, coinvolgendo la scuola, le associazioni e la comunità. Un piccolo gesto, certo, ma capace di restituire un senso più umano alla cura e alla sofferenza.
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