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I monaci buddisti arrivano a San Benigno con un messaggio che parla al cuore del mondo

Un cammino di oltre 6.000 chilometri attraversa l’Europa per unire culture e anime. Il Canavese diventa tappa di un pellegrinaggio raro e potente, tra meditazione, riti, danza e condivisione del cibo. “La pace non si proclama, si percorre”. Il World Peace Walk 2025 arriva in Piemonte: nove monaci, un solo messaggio universale.

Ideatore della " World peace walk "

Il monaco buddista thailandese dell'ordine di Theravada Phra Suntham Titadhammo

Passi silenziosi, cuori in cammino. In un tempo in cui il mondo sembra frantumarsi sotto il peso di conflitti, rumori assordanti, dolori infiniti e distruzioni quotidiane, c’è chi sceglie di non urlare, ma di camminare. In silenzio. Con mani giunte e cuore aperto. Un gesto semplice, antico e potente: camminare per la pace. Un cammino che parte dal sud più estremo d’Europa, Portopalo di Capo Passero, e punta alla cima del continente, Nordkapp, nel cuore glaciale della Norvegia. Oltre 6.000 chilometri. A piedi. Senza proclami. Solo con la forza mite del Dharma.

È il World Peace Walk 2025, un pellegrinaggio che unisce spiritualità e messaggio civile, ideato dal venerabile Phra Suntham Titadhammo, monaco thailandese venerato e seguito in tutto il mondo. Il suo scopo è chiaro: diffondere il Dharma, l’ordine divino che per i buddhisti regge la vita, l’universo e ogni essere vivente. Ma, al di là delle definizioni religiose, c’è un messaggio che parla a tutti: pace. Una pace concreta, che si costruisce nel tempo e nel gesto. Non nei palazzi, ma tra la gente.

E tra i tanti luoghi attraversati in Europa, una tappa inattesa, e proprio per questo ancora più speciale, sarà San Benigno Canavese. Qui, grazie all’impegno di Giulio Bocco e Samran Dennapa, il gruppo di monaci sarà ospitato per celebrare, insieme alla comunità, il capodanno thailandese, una festa di rinnovamento, gratitudine e benedizione.

“In realtà il passaggio a San Benigno non era previsto,” spiega Bocco. “La tappa ufficiale era Torino. Ma da anni io e mia moglie, di origine thailandese, seguiamo l’ordine buddista Theravada di Santacittarama, con sede a Rieti. Così ci hanno chiesto se fossimo disponibili ad accogliere i monaci in occasione del capodanno. Non potevamo dire di no.”

E così, venerdì sera i pellegrini in abito ocra giungeranno nel Canavese, accolti dal silenzio e dal calore umano. Sabato proseguiranno per Torino, con una tappa in Piazza Madama, per poi tornare domenica 13 aprile a San Benigno per le celebrazioni ufficiali. Dalle 9.30, presso l’Ala Comunale, si terrà l’apertura dell’evento con la presentazione dei monaci e l’intervento del sindaco Alberto Graffino. Alle 10.30, la raccolta delle offerte, un gesto antico di profonda connessione tra monaci e comunità. E poi, alle 11.30, la condivisione del pranzo.

Nel buddhismo Theravada, i monaci vivono grazie al sostegno dei laici. “La donazione di cibo non è solo un atto materiale,” ricorda Bocco. “È un atto spirituale. Il popolo sostiene chi è dedito alla meditazione, alla ricerca interiore, allo studio del Dharma. In cambio riceve benedizioni, parole di saggezza, forza spirituale.”

Il gruppo di monaci thailandesi provenienti dall'ordine Theravada insieme a Samran Dennapa

Chi parteciperà potrà condividere il pasto, e ciò che avanzerà sarà redistribuito. Non c’è spreco, non c’è gerarchia, solo comunità. Alle 13.30, l’aspersione dell’acqua sacra, un rito simbolico che purifica e benedice. Poi i canti, le danze tradizionali, il sorriso dei bambini, la commozione di chi assiste a un momento raro e potente. Alle 15, i monaci riprenderanno il loro viaggio verso la Francia, poi Germania, e infine la meta finale: Nordkapp, dove il sole di mezzanotte accompagnerà le ultime preghiere di un pellegrinaggio straordinario.

“Non posso dire di essere buddista,” ammette Bocco con onestà. “Non mi sono battezzato al buddhismo. Ma dopo quasi 18 anni a fianco di mia moglie e dell’ordine di Santacittarama, posso dire che la loro filosofia è entrata in me, in modo più profondo di quanto abbia mai fatto una religione.”

Lui e Samran non si considerano solo ospiti, ma custodi temporanei di una missione di luce. Offrono la loro casa, la loro energia, il loro tempo. Hanno promesso che continueranno a farlo, per ogni gruppo di monaci che ne avrà bisogno, per ogni percorso meditativo che toccherà queste terre. Perché ogni passo di questi monaci è una preghiera che si imprime sulla terra. E ogni incontro è un dono che resta.

Il World Peace Walk non è solo un pellegrinaggio: è un grido silenzioso. È la dimostrazione che, anche senza armi e senza slogan, si può lasciare un segno. L’anno scorso negli Stati Uniti, quest’anno in Europa, il prossimo chissà. Ma il messaggio resta lo stesso, ovunque: siamo un’unica umanità, e la pace non è un’utopia, ma una scelta quotidiana.

“L’incontro con nove monaci in cammino, insieme, nel loro pellegrinaggio ‘Tudon’,” conclude Bocco, “è un evento straordinario. Non solo qui in Italia. Anche in Thailandia è raro assistere a un cammino collettivo come questo. San Benigno ha l’onore, oggi, di essere parte di qualcosa di più grande. Di essere ponte tra le culture, casa per chi porta pace.”

Un piccolo paese che accoglie un grande gesto. Una comunità che, almeno per un giorno, diventa crocevia di compassione, fratellanza e armonia. E in un mondo che ha dimenticato il significato del silenzio, il passo leggero di questi monaci ci ricorda che esiste ancora una via. Ed è fatta di pace.

Per ulteriori informazioni riguardanti l'evento, si può contattare la mail di Giulio Bocco: giuliobocco@gmail.com e il numero di cellulare 3480917158. Sono reperibili anche sulla pagina Facebook " Walk for World Peace Admin" .

Il passaggio dei monaci presso la Basilica di Santa Maria Novella a Firenze

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