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02 Aprile 2025 - 22:04
Matteo Salvini
Matteo Salvini si ricandida alla segreteria federale della Lega. Ma attenzione: il verbo è fuorviante. Nessuno lo sfida. Nessuno osa. Nessuno, semplicemente, c’è. E quindi: più che una candidatura, una proclamazione. Il Congresso di Firenze del weekend somiglierà più a una rimpatriata tra vecchi amici che a un congresso vero e proprio. Altro che spaccature interne, altro che fronde padane. A Palazzo Vecchio, al massimo, si farà la conta dei selfie.
Il leader supremo si avvia così, indisturbato, verso un possibile prolungamento del suo regno fino al 2029. Una legislatura in più, come nei regimi duraturi: si cambia lo statuto, si allungano i termini, si accorciano i dubbi.
A celebrare l’evento saranno 725 delegati: segretari regionali, provinciali, parlamentari di ogni latitudine, più qualche ospite misterioso.
Si vocifera persino di Elon Musk, Giorgia Meloni in videomessaggio e Marine Le Pen in collegamento. Il Congresso della Lega è ormai una sorta di Comicon del sovranismo, con l’unico cosplay ammesso: quello del militante con felpa d’ordinanza e rosario incorporato.
In compenso, per i 22 posti elettivi del Consiglio federale — l’organo che, nei momenti di noia, simula una discussione interna — sono arrivate 36 candidature. Nomi noti? Qualcuno. Simone Pillon, per esempio, il crociato dei Family Day, pronto a riportare l’Italia al Medioevo con fervore cristiano e comunicati stampa. Tra i lombardi circolano figure storiche come Fabrizio Cecchetti, ex voce di Radio Padania, e Silvia Sardone, seconda solo a Roberto Vannacci alle ultime Europee. Il generale, peraltro, aleggia sul Congresso come spettro o possibile nuovo vicesegretario, ma per ora niente nomine. L’ufficialità è rimandata, anche perché serve il tempo per scrivere bene le nuove regole e capire se dieci anni di militanza sono davvero troppi per i nuovi vice: uno vale uno, ma uno con la divisa vale sempre un po’ di più.
Dal Veneto arrivano Mara Bizzotto, oggi vicepresidente del Senato, ed Erik Pretto, che nonostante il nome da centrocampista norvegese gioca in difesa dei valori identitari. Nessuna notizia invece di Umberto Bossi: pare che abbia altro da fare.
E mentre la Fortezza da Basso si blinda per due giorni all’insegna della sovranità e delle mozioni tematiche (quelle che nessuno legge, ma tutti applaudono), Firenze risponde con cortei, striscioni e slogan contro la guerra, la Nato e il carovita. Un’altra piazza, un’altra Italia. E chissà se le due si incroceranno: forse no, forse sì, forse su TikTok.
Igor Iezzi, deputato leghista, si concede intanto una frecciata ai giornalisti: "Complimenti a Salvini, ma soprattutto ai media che lo davano per morto".
E il vicesegretario Andrea Crippa rincara: "Alla faccia dei retroscena su presunte fronde interne". E in effetti, l’unico mistero che resta è come mai non ci siano fronde in un partito dove il leader sbaglia tutto da anni, ma resta lì. Dev’essere questo il nuovo miracolo padano: Salvini è eterno, ma solo finché nessuno ci prova davvero.
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