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02 Aprile 2025 - 01:17
Schael
È finita. Finalmente. Da ieri, in 26 strutture private non accreditate del Piemonte non si possono più svolgere visite in regime di intramoenia allargata. Il commissario Thomas Schael ha fatto ciò che andava fatto da anni: ha chiuso il rubinetto di un sistema che sapeva di privilegio, di rendita di posizione, di doppi stipendi mascherati. Un sistema che, diciamolo chiaramente, era diventato una forma elegante di parassitismo sul pubblico.
Da oggi, o visiti dentro l’ospedale — come il termine "intramoenia" suggerisce — oppure ti attacchi.
Schael, che non è certo un tipo da pacche sulle spalle, ha avuto il coraggio di mandare a casa convenzioni che da anni si trascinavano come fosse normale “allargare” le mura dell’ospedale fino allo studio privato con musica di sottofondo e parcelle da 200 euro in su.
Il problema? Non è solo economico. È etico. È strutturale. È sistemico.
Perché negli ospedali pubblici, dalle 14 in poi, di medici non ce n’è più nemmeno l’ombra. Vanno cercati con il binocolo. Sono tutti fuori, nei loro studi privati, col camice inamidata e la targa lucida, a ricevere pazienti paganti. E intanto il pronto soccorso si riempie, le corsie si svuotano di personale, le liste d’attesa si allungano e i pazienti poveri si arrangiano.
Ma c’è un altro danno, silenzioso e feroce: i giovani medici.
Perché in questa sanità a piramide bloccata, i primari non mollano la poltrona manco se gliela incendi, si fanno i cazzi loro, restano in ospedale il minimo sindacale e poi vanno a batter cassa nello studio privato. E nel frattempo, intere generazioni di dottori capaci, volenterosi, pieni di energie, restano fuori.
Fuori dai reparti, fuori dai concorsi, fuori dall’Italia. E se ne vanno all’estero, dove magari non c’è l’intramoenia, ma almeno c’è meritocrazia.
Schael questo lo ha capito. E, carte alla mano, ha detto: "Basta. Mi avete rotto!"
Morale? Ha deciso di non rinnovare le convenzioni scadute il 31 marzo, quelle che nessuno si era preso nemmeno la briga di chiedere di nuovo, tanto era scontato che si sarebbero rinnovate da sole.
Non c’è stata alcuna mossa a sorpresa. È il sistema che si era abituato all’abuso.
Certo, i sindacati protestano. Il Cimo-Fesmed si lamenta: «Così i medici sceglieranno l’extramoenia o smetteranno di fare libera professione». Bene. Si scelga. Ma fuori dal pubblico, senza continuare a usarlo come vetrina per vendersi meglio sul mercato.
L’Anaao Assomed, invece, tace. E il silenzio è sempre più eloquente di mille comunicati: sanno che Schael ha ragione.
E poi c’è la Regione. Il presidente Alberto Cirio e l’assessore Riboldi sono bravissimi a fare promesse e a rilasciare dichiarazioni lusinghiere. Peccato che quando c’è da tirare fuori i soldi per i contratti del personale sanitario, spariscono. Come i medici dopo le 14.
Nel frattempo, i privati protestano perché la torta si restringe. Ma la verità è che il sistema pubblico non può più permettersi di essere la rampa di lancio del business privato di pochi.
La sanità pubblica deve essere servizio, rotazione di competenze, ascensore per chi lavora bene. Non un feudo in mano a chi si è conquistato il titolo e poi lo usa per far cassa, sbarrando l’accesso a chi viene dopo.
Il messaggio che Schael ha mandato è chiaro: o si torna a lavorare davvero nel pubblico, o si fanno le valigie.
Le mezze misure, le scappatoie, i camici a doppia velocità — uno per curare e uno per incassare — sono finiti.
E per una volta, bene così.
Il termine corretto è "attività libero-professionale intramuraria", spesso abbreviata in intramoenia. È una forma di libera professione che i medici dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) possono esercitare al di fuori dell’orario di lavoro istituzionale, ma dentro le strutture pubbliche in cui lavorano.
In pratica, il medico ospedaliero può visitare pazienti a pagamento (che lo scelgono liberamente), utilizzando gli spazi, le attrezzature e i servizi dell’ospedale, ma in orario extra, e con una parte del compenso che va allo Stato. Quindi: non è proprio come un ambulatorio privato, ma nemmeno un’attività completamente pubblica.
L’intramoenia nasce negli anni ’90 con l’intento di arginare la vera libera professione privata (extramoenia) dei medici pubblici. Il punto di partenza è il Decreto Legislativo 502 del 1992, riforma firmata dall’allora ministro Francesco De Lorenzo, che riorganizzava profondamente il sistema sanitario.
Ma la svolta arriva con la Legge 724 del 1994, quella della famosa “finanziaria Dini”, che obbliga i medici ospedalieri a scegliere tra esercitare la libera professione dentro (intra) o fuori (extra) dalle strutture pubbliche. Con un periodo transitorio lungo, più volte prorogato, che ha portato a infiniti compromessi.
Nel 2000, la Legge 120 rafforza l’intramoenia come unica forma di libera professione ammessa per i medici pubblici: cioè puoi continuare a lavorare per i pazienti a pagamento, ma solo all’interno dell’ospedale (o in spazi accreditati dal SSN), sotto regole precise.
Qui viene il nodo del problema attuale.
L’intramoenia, per legge, dovrebbe svolgersi dentro l’ospedale. Ma siccome molti ospedali non hanno mai predisposto abbastanza spazi per consentirla, si è concessa, in via temporanea, l'intramoenia “allargata”, cioè fuori dagli ospedali, ma con autorizzazione del sistema pubblico.
Uno stratagemma di comodo, diventato però la regola in molte regioni.
E quindi? Il medico, formalmente ancora "intramoenico", visita nel proprio studio privato, ma con l’ombrello dell’ospedale. Un ibrido difficile da controllare, spesso ambiguo e — come sta emergendo — abusato da molti.
Thomas Schael, commissario della Città della Salute di Torino, ha deciso di non rinnovare le convenzioni con le strutture non accreditate dove si svolgeva questa intramoenia allargata.
Perché?
Perché non era più un’eccezione, ma la norma.
Perché i medici preferivano andare negli studi privati piuttosto che usare gli spazi (spesso vuoti!) degli ospedali.
Perché così si penalizzano i giovani medici, che restano fuori dal sistema bloccato dai baroni in camice.
E perché, diciamolo chiaramente, questo modello si è trasformato in una macchina per fare soldi a spese del pubblico, non in un servizio utile al cittadino.
In sintesi:
Intramoenia = libera professione dei medici dentro l’ospedale pubblico (ma a pagamento).
Extramoenia = libera professione completamente privata, in studio proprio, fuori dal SSN.
Intramoenia allargata = versione "fuori dall’ospedale ma col bollino pubblico", che doveva essere temporanea, ma si è incancrenita.
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