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Ivrea in Azione

Basta spaccio e degrado. Qui ci vuole il Daspo urbano

Al Movicentro di Ivrea servono legalità e sicurezza. Presenza costante delle forze dell’ordine e provvedimenti concreti per allontanare chi trasforma la zona in una terra di nessuno

Basta spaccio e degrado. Qui ci vuole il Daspo urbano

Daspo Urbano

Ritengo opportuno tornare su un tema di cruciale importanza, analizzando una situazione che da tempo desta preoccupazione: quella dell’area del Movicentro. Una zona nevralgica della città, la cui gestione attuale solleva seri interrogativi sulle scelte progettuali compiute nel corso degli anni.

È innegabile che, per molti cittadini, le responsabilità di questa situazione ricadano su una visione urbanistica sganciata dalle vere necessità della comunità locale. È vero, all’interno del Movicentro esistono progetti utili, soprattutto per i giovani. Ma accanto a questi, si è generato uno spazio aperto a tutto e a tutti. E dove ci sono ragazzi e mancano presìdi istituzionali, arrivano inevitabilmente anche gli spacciatori. Senza una struttura monitorata, dove la legalità sia garantita e visibile, tutto può accadere. E purtroppo, accade.

La forte concentrazione di istituti scolastici nella zona porta ogni giorno centinaia di studenti a gravitare nell’area. Ragazzi che avrebbero diritto a spazi sicuri e adeguati per il proprio sviluppo. Invece, si trovano a contatto con dinamiche pericolose e degradanti. Il Movicentro è diventato un crocevia dove si mescolano attività lecite e illecite, mettendo a rischio non solo la sicurezza dei cittadini, ma anche il futuro stesso delle nuove generazioni.

Dispiace dirlo, ma questa è una verità che in molti conoscono, anche se pochi hanno il coraggio di affermarla pubblicamente. Io lo faccio da tempo, e continuo a farlo oggi. Ho sempre creduto nei progetti sociali e inclusivi, e continuo a sostenerli con convinzione. L’educazione e la prevenzione sono strumenti fondamentali per affrontare fenomeni come la tossicodipendenza e la marginalità. Ma serve anche pragmatismo: bisogna capire dove e come queste iniziative devono essere collocate.

Il Movicentro è prima di tutto una stazione, un luogo pubblico frequentato da viaggiatori e pendolari, che deve garantire sicurezza e ordine. Non può essere un campo aperto dove convivono degrado e abbandono.

In Consiglio comunale ho più volte avanzato proposte concrete, come quella di destinare uno spazio alla Polizia Ferroviaria e ad altre forze dell’ordine. Un presidio fisso, visibile, quotidiano. Era una misura mirata a ristabilire legalità in una zona dichiaratamente vulnerabile. Ma mi sono scontrato con risposte evasive, quando non infastidite, come se sollevare il tema della sicurezza fosse un fastidio ideologico. Eppure, affrontare il problema non significa negare le difficoltà sociali: significa assumersi la responsabilità di trovare soluzioni reali.

Ora faccio un passo in più. Come dice spesso il mio segretario Carlo Calenda, “la politica deve impegnarsi per fare accadere le cose”. A tal fine, avanzo una proposta chiara e realizzabile: il sindaco ha la facoltà di introdurre il Daspo urbano nei luoghi pubblici, partendo proprio dal Movicentro. Si tratta di una misura prevista dalla normativa, che – se concordata con il questore – consente di allontanare persone che si rendono responsabili di comportamenti pericolosi o molesti.

Attraverso una pianificazione adeguata e un'applicazione rigorosa, il Daspo urbano può contribuire concretamente a migliorare la qualità della vita dei cittadini, restituendo sicurezza e vivibilità a una parte fondamentale della città.

A supporto di questa proposta, cito un passaggio tratto da un sito giuridico autorevole:
“Il decreto Minniti ha demandato alla potestà regolamentare di polizia urbana la possibilità di ampliare il novero dei luoghi pubblici ove può essere applicata la misura in oggetto, includendovi istituti scolastici e universitari, aree museali, siti archeologici, complessi monumentali, aree adibite a verde pubblico e luoghi di interesse culturale o comunque interessati da considerevole afflusso turistico.”

E ancora, l’articolo 13 dello stesso decreto prevede il divieto di accesso o di stazionamento (da uno a cinque anni)nelle vicinanze di scuole, università e locali pubblici, per chi è stato condannato per spaccio di stupefacenti in quelle stesse aree.

Mi domando: se il Movicentro, luogo pubblico, si trova esattamente vicino a istituti scolastici, ed è attraversato ogni giorno da centinaia di giovani, non rientra forse perfettamente nei criteri previsti dalla legge?

Che cosa stiamo aspettando?

Lo ricordo a chi ha la memoria corta: il decreto Minniti porta la firma di un ministro del Partito Democratico, ed è stato votato anche dal Partito Democratico. Eppure, a Ivrea, sembra che certi temi vengano rimossi, oppure mascherati da ideologismi.

Io continuerò a battermi affinché il Movicentro non sia più terra di nessuno, ma diventi finalmente un simbolo di legalità, sicurezza e rispetto delle regole. Solo così potremo garantire un futuro migliore ai nostri giovani e tutelare davvero il diritto alla vivibilità urbana.

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