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Benvenuti nella palude di Shrek: Raso fotografa, Piastra benedice e il PNRR paga

Doveva essere un polmone verde, è diventato la palude di Shrek. Il parco Berlinguer “raddoppiato” con 1,5 milioni di euro del PNRR: alberi stecchiti, stagni tristi e retorica a fiumi. Raso si emoziona, Piastra approva, i cittadini pagano

Benvenuti nella palude di Shrek: Raso fotografa, Piastra benedice e il PNRR paga

A sinistra Shrek, a destra la sindaca Elena Piastra

Una passeggiata per “mettere in ordine le idee”, qualche foto scattata col cellulare, un post su Facebook colmo di buoni sentimenti e parole leggere come petali (“Un parco è un essere vivente complesso”, ci spiega con ispirazione zen l’assessore che "non rasa" Alessandro Raso), e il gioco è fatto: il degrado diventa “verde”, l’abbandono si trasforma in “scelta progettuale”, il pantano si eleva a “specchio d’acqua”.

Peccato che la realtà del parco Berlinguer racconti tutt’altra storia. Una storia in cui sono stati spesi la bellezza di 1,5 milioni di euro di fondi PNRR – sì, un milione e mezzo di soldi pubblici, soldi nostri, soldi dei contribuenti – per ottenere un’area che sembra uscita da un esperimento botanico mal riuscito.

Alberi mezzi stecchiti, cespugli lasciati a se stessi, un laghetto che fa pensare più alla palude di Shrek che a un’oasi urbana. Uno “specchio d’acqua” che riflette solo il fallimento di una visione amministrativa incapace di distinguere il verde rigoglioso dal degrado.

È davvero il caso di dirlo: un pugno allo stomaco di chi ogni giorno paga le tasse, sperando – illudendosi – che quei soldi vengano usati con criterio. Perché se questo è il risultato finale, se bastava piantare due arbusti e lasciare che madre natura facesse il resto, perché diavolo si sono eliminate le povere gaggie, che crescono da sole, forti, libere e soprattutto gratis?

E invece no. Le gaggie, quelle no. Quelle vanno eliminate perché “invasive”, mentre lo stagno di Disney va benissimo, purché sia stato disegnato da un tecnico e accompagnato da una delibera.

Così funziona la nuova “green economy” versione amministrazione locale: spendere tanto (e chi se ne fotte tanto son soldi del Pnrr) per lasciare tutto peggio di com'era...

Ma tranquilli, l’assessore ci rassicura: “Abbiamo fatto la scelta giusta, fidandoci dei tecnici e puntando al raddoppio del parco”. Già, il raddoppio. Perché a Settimo non si scherza: si prende un parco che già mostrava tutti i segni della trascuratezza, e lo si raddoppia, così da avere il doppio del degrado, ma con l’etichetta nuova, patinata.

Intanto, i cittadini camminano tra erbacce e terra smossa, si chiedono dove siano finite le promesse, e magari si domandano anche dove siano finiti quei milioni, oltre le parole dolci da social.

Forse dentro qualche ruspa ferma, qualche cantiere sospeso, o semplicemente nel grande pozzo senza fondo della retorica verde.

Insomma, più che un parco, una metafora della politica: si annuncia, si inaugura, si fotografa e si dimentica. Ma tranquilli: buon fine settimana a tutte e tutti, dice l’assessore. Soprattutto alle gaggie, che non votano, ma avrebbero molto da dire.

IL PROGETTO

Il progetto di ampliamento del Parco Berlinguer a Settimo Torinese è stato finanziato attraverso i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per un importo di circa 1,5 milioni di euro. Questo investimento ha permesso di estendere il parco di circa 60.000 metri quadrati, con la piantumazione di oltre 2.000 alberi, la creazione di uno specchio d'acqua, spazi verdi, percorsi pedonali e ciclabili. L'obiettivo principale del progetto è migliorare la qualità ambientale del territorio, potenziando la vocazione naturalistica dell'area e contribuendo alla riduzione dell'anidride carbonica nell'atmosfera, migliorando così la qualità dell'aria nella zona

IL COMMENTO DI CHI NON CAPISCE UN CAZZO!

C’erano una volta un parco, un assessore e un’idea di merda: spendere una valanga di soldi pubblici per ottenere esattamente ciò che c’era prima. O forse qualcosa di peggio, ma con un bel nome. Non più “degrado”, ma “ambiente in transizione”. Non più “fossi e buche”, ma “interventi in fase di maturazione ecologica”. Benvenuti nel Paese delle Meraviglie, versione Settimo Torinese, dove la realtà si trasforma grazie al potere magico del PNRR e di un cellulare con fotocamera decente.

E l’assessore Raso, moderno cantastorie della biodiversità posticcia, ci accompagna in questa narrazione con la delicatezza di un poeta zen che ha letto troppe brochure europee. “Un parco è un essere vivente complesso”, scrive con tono ispirato, e noi siamo d’accordo: talmente complesso che ormai non lo capisce più nessuno, nemmeno le gaggie – che almeno crescevano, indisciplinate ma vere, finché non sono state epurate in nome della sostenibilità a progetto.

Ma attenzione: chi osa criticare viene subito bollato come uno che non capisce un cazzo. Perché in fondo non capiamo, noi, gente semplice, cresciuta con l’idea che un parco serva a passeggiare, giocare, respirare. Invece no: oggi serve a dimostrare che si è fatto qualcosa. A generare post, slide, render in 3D. E poi silenzio, fino alla prossima inaugurazione, magari con un fiocco riciclato.

La vera domanda, però, resta sospesa come un drone sopra lo “specchio d’acqua”: dov’è finito quel milione e mezzo?Davvero sono bastati due cespugli, un po’ di ghiaia e una buona narrazione per giustificare tutto? E soprattutto: se questa è la nuova idea di verde urbano, non sarebbe meglio risparmiare i soldi e lasciare che la natura faccia da sé? Spoiler: lo stava già facendo, finché qualcuno non ha deciso che serviva un progetto, una firma, un appalto.

A pensarci bene, il Parco Berlinguer è la metafora perfetta dell’amministrazione contemporanea: parole, slogan, retorica ecologista, e sotto… fango. O, come direbbe Shrek, “Questo è il posto dove viviamo: una discarica!”
Ma patinata, eh. Green. Con certificazione.

E vissero felici e contenti. Sì, come no.

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