Cerca

Finpiemonte, il processo crolla: annullate tutte le condanne, reato derubricato e carte spedite a Roma

La Corte d’Appello di Torino cancella le sentenze per peculato e riconosce l’incompetenza territoriale. Gatti e altri sei imputati fuori dal processo, che ora riparte da zero nella Capitale. Ma la prescrizione incombe

Finpiemonte, il processo crolla: annullate tutte le condanne, reato derubricato e carte spedite a Roma

Fabrizio Gatti Finpiemonte

Sette anni dopo l’arresto dell’allora presidente di Finpiemonte, Fabrizio Gatti, il processo che avrebbe dovuto fare luce sulla scomparsa di circa sei milioni di euro dai conti della finanziaria regionale si dissolve in un colpo di spugna. Con una decisione arrivata al termine di una brevissima camera di consiglio, la Corte d’Appello di Torino ha annullato tutte le condanne per peculato emesse in primo grado nel marzo 2023, tra cui proprio quella inflitta a Gatti, condannato allora a sette anni e sei mesi di carcere.

La sentenza ha riscritto completamente la vicenda giudiziaria: i giudici hanno modificato il capo d’accusa, derubricandolo da peculato a truffa aggravata ai danni di un ente pubblico, e hanno disposto il trasferimento degli atti alla Procura della Repubblica di Roma, per ragioni di competenza territoriale. Di fatto, il procedimento ricomincia da zero, con un nuovo magistrato inquirente e un nuovo tribunale. E con un orologio che corre sempre più veloce verso la prescrizione.

La vicenda si sviluppa tra il 2015 e il 2017, quando da un conto corrente intestato a Finpiemonte presso la banca svizzera Vontobel vengono effettuati tre bonifici per un valore complessivo di quasi sei milioni di euro. Il denaro, secondo quanto ricostruito in fase d’indagine, finisce a beneficio di tre società: Gem Immobiliare, ricondotta a Gatti, Gesi Spa e P&P Management, riconducibili agli imprenditori Massimo Pichetti e Pio Piccini. Si tratta di aziende in gravi difficoltà finanziarie. Le operazioni, secondo la tesi iniziale della Procura torinese, sarebbero avvenute in violazione delle finalità istituzionali della finanziaria regionale, configurando così il reato di peculato.

Nel marzo 2023, il Tribunale aveva accolto questa impostazione, condannando non solo Gatti ma anche altri sei imputati: oltre a Pichetti e Piccini, l’ex direttrice generale di Finpiemonte Maria Cristina Perlo, il direttore della filiale zurighese di Vontobel Francesco Cirillo, il commercialista Massimo Santoro e il presunto prestanome Giuseppe Colucci. Ora, con la nuova sentenza, tutti escono dal processo, tranne Santoro, per cui è stata confermata la condanna.

Fabrizio gatti

La Corte ha ritenuto che non sussistessero gli estremi per il peculato, anche perché alcuni imputati non rivestivano la qualifica di pubblico ufficiale e Gatti non aveva la disponibilità materiale del denaro, né avrebbe sottoscritto i documenti necessari per autorizzare i bonifici. Da qui la decisione di riqualificare i fatti in truffa aggravata e di trasferire il fascicolo a Roma, ritenuta sede competente.

“La questione del trasferimento del processo a Roma – si sottolinea negli ambienti della difesa – era stata sollevata da noi già all'udienza preliminare. Non abbiamo ancora le motivazioni del provvedimento ma crediamo altamente probabile che la Corte si sia limitata a prendere atto che era doverosa la correzione del capo d'accusa e, quindi, che abbia trasmesso le carte nella capitale, il cui tribunale è quello competente, senza entrare nel merito delle condotte dei singoli imputati”.

La decisione ha avuto l’effetto di bloccare l’efficacia delle condanne, ma soprattutto ha spostato l’intero procedimento fuori dai confini piemontesi. Il nuovo reato ipotizzato, la truffa, ha però tempi di prescrizione più brevi rispetto al peculato. L’ultimo bonifico risale al gennaio 2017, e il limite dei sette anni e sei mesi potrebbe essere superato già nell’agosto di quest’anno, rendendo così impossibile ogni ulteriore azione penale, a meno che la Cassazione – cui la Procura ha già annunciato ricorso – non accolga la richiesta di ripristinare l’accusa originaria. In tal caso, tornerebbe in campo anche l’ipotesi di peculato, che non risulta ancora prescritta.

Nel frattempo, arrivano i primi commenti da parte delle difese. L’avvocato Michele Forneris, legale di Francesco Cirillo, si dice “contento dell’esito del processo, che ha escluso la responsabilità del mio assistito per il reato di peculato”.

Una linea ribadita anche dalla banca Vontobel, che in una nota afferma: “L'annullamento della sentenza ci rende soddisfatti. La Corte ha escluso la responsabilità del nostro impiegato per il reato a lui contestato. Siamo sempre stati convinti della sua innocenza, tanto da averlo sostenuto nella tutela dei suoi diritti legali”.

Esprime “grande soddisfazione” anche l’avvocato Marco Gabriele, del foro di Roma, che ha assistito uno degli imputati: “Una sentenza che rende giustizia”.

Resta ora da capire se a Roma ci sarà il tempo e la volontà di riaprire davvero un’inchiesta che ha già fatto il giro completo del sistema giudiziario, costando agli imputati anni di processi, titoli sui giornali, e – nel caso di Gatti – anche 44 giorni di carcere nel 2018. Con l’annullamento della sentenza e l’avvio da zero, il caso rischia di finire su un binario morto. E quei sei milioni, di cui si è tanto parlato, rischiano di scomparire non solo dai conti, ma anche dalla memoria giudiziaria.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori