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Una Raphael per Pintori: il dono di Ivrea che fa ritorno in Sardegna

Il Museo Tecnologic@mente e la Fondazione Capellaro donano al MAN di Nuoro una macchina da scrivere Olivetti progettata da Giovanni Pintori. Un ponte tra Ivrea e Tresnuraghes nel nome della bellezza industriale

Una Raphael per Pintori: il dono di Ivrea che fa ritorno in Sardegna

Macchina da scrivere Olivetti

C'è un legame profondo, silenzioso e testardo, che unisce Ivrea e la Sardegna. Un filo fatto di creatività, industria e bellezza. È il legame che ha legato Giovanni Pintori, sardo di Tresnuraghes, alla Olivetti di Adriano, e che oggi si rinnova in un gesto di grande valore simbolico e culturale: la donazione di una macchina da scrivere Raphael Olivetti al Museo d’Arte di Nuoro (MAN) da parte del Laboratorio-Museo Tecnologic@mente. L’innovazione Olivetti e della Fondazione Natale Capellaro.

Un gesto che non è solo un omaggio alla memoria, ma anche un atto d'amore per la bellezza industriale, per il design come forma d'arte e per quel patrimonio materiale e immateriale che ha reso la Olivetti un’icona nel mondo.

Il dono è stato ufficializzato in occasione dell’inaugurazione della mostra “Giovanni Pintori. Pubblicità come arte (1912-1999)”, visitabile fino al 15 giugno al MAN, una rassegna imponente e raffinata che racconta l’opera e la visione di un genio della grafica pubblicitaria del Novecento. Curata in collaborazione con il m.a.x. museo di Chiasso, la mostra ricostruisce il percorso artistico e professionale di Pintori, mettendo in luce il suo contributo decisivo all’identità visiva dell’Olivetti, tra i marchi italiani più celebri e ammirati nel mondo.

lui

Giuseppe Rao al microfono

pubblicità come arte

Giovanni Pintori

Accanto alla Raphael, arrivata a Nuoro da Ivrea, anche due opere originali prestate dall’associazione Ivrea A Roma, che da anni lavora per mantenere viva la memoria olivettiana nella capitale.

Giovanni Pintori, nato nel 1912 in una Sardegna ancora rurale e povera, approda a Ivrea grazie a una borsa di studio vinta nel 1936 per frequentare l’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche (ISIA) voluto da Adriano Olivetti. Da quel momento, la sua vita e la sua arte si fondono con il destino di una fabbrica che credeva nel design, nella cultura e nella responsabilità sociale. Dal 1940 al 1967, Pintori firma manifesti, cataloghi, brochure, insegne, vetrine, stand fieristici. È lui a immaginare e costruire la “faccia” dell’Olivetti nel mondo.

Un volto che incanta, che parla il linguaggio dell’arte, della geometria, dell’armonia. Le sue composizioni rigorose e poetiche raccontano le macchine da scrivere come se fossero creature vive, strumenti non solo di lavoro ma di espressione, di emancipazione, di intelligenza.

Pintori è il poeta del carattere tipografico, il coreografo dei colori piatti e delle linee essenziali. Sua la campagna pubblicitaria della Lettera 22, sua la cura dell’allestimento della storica mostra della Olivetti al Museum of Modern Art (MoMA) di New York nel 1952: un trionfo. La grafica industriale diventa arte, e Pintori diventa leggenda.

Meno conosciuto, ma non meno importante, è il suo ruolo come designer della Raphael, una macchina da scrivere elettrica prodotta dal 1961 nello stabilimento americano Underwood Olivetti. Una linea elegante, compatta, sobria. Un oggetto di culto che oggi torna in Sardegna, sua terra natale, per essere ammirato non solo come strumento tecnologico, ma come opera d’arte.

Alla cerimonia d’inaugurazione, Chiara Gatti, direttrice del MAN, ha espresso parole cariche di emozione: «Una donazione che arricchisce in modo significativo il patrimonio museale e che rappresenta un ponte tra la memoria e l’identità».

Giuseppe Rao, responsabile delle relazioni esterne della Fondazione Capellaro, ha invitato i presenti a «scoprire Ivrea, la città dell’utopia industriale, oggi patrimonio Unesco», e ha voluto ricordare quanto la Sardegna abbia dato alla storia della Olivetti, citando – accanto a Pintori – anche Costantino Nivola, amico e collaboratore di Le Corbusier e autore delle sculture in cemento armato della sede di via Clerici a Milano, e Stefano Fancello, artista raffinato, anch’egli sardo, scomparso prematuramente durante la guerra.

Il ritorno della Raphael a Nuoro è più di una donazione. È un risarcimento simbolico, un abbraccio a distanza tra terre diverse unite dalla cultura. È la conferma che la bellezza non ha confini, che l’arte può nascere in fabbrica, e che la memoria è un dovere, quando è così ricca di futuro.

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