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Ivrea e Torino in piazza: lavoratori delle "telecomunicazioni" senza contratto da due anni

Sciopero nazionale il 31 marzo. Presìdi davanti a Confindustria e Unione Industriali: “Basta elemosine, vogliamo rispetto e salario”

Ivrea e Torino in piazza: lavoratori TLC senza contratto da due anni

Sciopero telecomunicaizioni

Due anni senza contratto, trattative in stallo, stipendi erosi dall’inflazione e aziende che fanno orecchie da mercante. È questo il panorama desolante in cui si muovono migliaia di lavoratrici e lavoratori del settore telecomunicazioni, pronti a incrociare le braccia lunedì 31 marzo 2025 per l’intera giornata.

In Piemonte, la rabbia diventa presidio. Dalle 10 alle 13, due le piazze simbolo della protesta: via Fanti 17 a Torino, davanti alla sede dell’Unione Industriali, e corso Costantino Nigra 2 a Ivrea, fronte Confindustria Canavese. Due luoghi-simbolo delle decisioni che i lavoratori subiscono ma non condividono.

Lo sciopero è stato proclamato da SLC CGIL, FISTEL CISL e UILCOM UIL, dopo l’ennesima rottura delle trattative per il rinnovo del CCNL Telecomunicazioni, scaduto da oltre 24 mesi. Da dicembre 2024 il confronto si è fermato del tutto. E se sulla parte normativa si era aperto uno spiraglio, è sull’aspetto economico che le aziende – in particolare alcune Telco – hanno sbattuto la porta in faccia ai lavoratori.

volantino

“Incomprensibile”, “vergognoso”, “irrispettoso”: sono solo alcuni degli aggettivi che circolano tra i delegati sindacali, nelle assemblee che si sono tenute in questi giorni, e che hanno coinvolto circa 6.000 addetti piemontesi. Tutti con lo stesso racconto: salari fermi da anni, mentre il costo della vita è salito alle stelle.

Ma non è solo una questione salariale. È una crisi industriale profonda. Il settore TLC è allo sbando, abbandonato da politiche governative inesistenti, schiacciato da una concorrenza al ribasso, devastato dalla logica dei tagli e degli appalti al massimo ribasso. “Non c’è alcuna visione industriale, solo riduzione delle tariffe e nessun investimento”, denunciano i sindacati.

E mentre il governo si muove a passo di lumaca – quando si muove – le aziende fanno cassa comprimendo diritti e retribuzioni. La colpa? Sempre e solo sulle spalle di chi lavora, mentre i piani alti incassano.

Da qui la decisione: sciopero nazionale e mobilitazione in tutte le regioni. In Piemonte, la doppia protesta a Ivrea e Torino vuole essere un messaggio chiaro ai vertici industriali e politici: “O si riapre subito il tavolo per il contratto, o sarà solo l’inizio di una stagione di lotta”.

Chi lavora nei call center, nei servizi tecnici, nella rete, nella manutenzione, nella gestione dati, non è più disposto ad aspettare. Nessun settore così strategico per il Paese – la connettività, la digitalizzazione, l’accesso ai servizi – può reggersi sul lavoro precario, sottopagato e senza tutele.

E la rabbia si trasforma in azione. “Basta promesse, basta tavoli vuoti, basta aspettare. Ora vogliamo il contratto, vogliamo aumenti veri, vogliamo dignità”, è l’appello delle segreterie regionali di CGIL, CISL e UIL.

Il 31 marzo, quindi, non sarà solo un giorno di sciopero: sarà un grido collettivo che da Ivrea a Torino salirà forte. E che chi governa e chi gestisce non potrà più ignorare.

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