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25 Marzo 2025 - 19:13
La fioritura di questi giorni a Venaria Reale (foto MdP)
"Era il tempo in cui il ciliegio fioriva…" – scriveva Cesare Pavese, affidando alla natura il compito di dare voce a ciò che non si osa dire. E cosa c’è di più silenziosamente eloquente della primavera? A Venaria, proprio adesso, i viali di ciliegi nei giardini della Reggia sono esplosi in un’armonia delicata di bianco e rosa. E mentre i petali danzano nell’aria come fiocchi di neve capovolti, il pensiero vola lontano. Ma non serve spingersi fino in Giappone. Basta prendere il treno o la macchina e fermarsi qui, a due passi da Torino, dove la bellezza ha messo radici.
In Giappone, l’hanami è un rito. Ci si siede sotto i ciliegi in fiore, si beve sake, si ride, si canta, si osservano i petali cadere con la stessa attenzione con cui si ascolta una poesia. È un momento collettivo di bellezza e malinconia, perché si sa che tutto è effimero: "La fioritura dura appena qualche giorno. Ed è proprio per questo che la si ama così tanto."
Anche a Venaria, in questi giorni, la natura sta scrivendo il suo haiku. I filari di ciliegi che si snodano nei Giardini della Reggia – in particolare lungo il Giardino delle Sculture Fluide e nella zona della Peschiera – si sono accesi di luce nuova. Camminare lì, tra i petali sospesi e il cielo terso, è come entrare in un quadro. E non un quadro qualunque, ma uno che profuma di storia, di arte e di primavera.
"Tutti i fiori del domani sono nei semi di oggi", recita un proverbio giapponese. E mai come ora, tra guerre, incertezze e notizie che stordiscono, serve piantare bellezza.
Per accogliere questo momento unico, la Reggia di Venaria propone una serie di eventi e appuntamenti a tema floreale, regalando ai visitatori un piccolo hanami piemontese.
Hanami letteralmente "guardare i fiori" è un termine giapponese che si riferisce alla tradizionale usanza di godere della bellezza della fioritura primaverile degli alberi. Ormai si riferisce principalmente alla fioritura dei ciliegi giapponesi (in giapponese sakura), e quindi l'hanami è diventato sinonimo dell'ammirare il fiore del ciliegio. Il fiore del ciliegio, la sua delicatezza e brevità sono per i giapponesi il simbolo della fragilità, ma anche della rinascita, della bellezza dell'esistenza. L'arrivo della primavera rappresenta la rinascita della natura, ma la fioritura dei ciliegi dura pochi giorni quindi rappresenta la brevità della vita che va goduta in pieno, senza sprecarne neanche un momento.
Ne “Il libro dell’ombra”, lo scrittore giapponese Tanizaki scrive: “Non tutto ciò che è bello deve gridare. Alcune meraviglie sussurrano”. I ciliegi lo fanno. Non urlano, non esplodono. Sbocciano con grazia, ci invitano a rallentare, a camminare piano, a smettere di correre. Ad alzare lo sguardo.
Anche i poeti italiani li hanno amati. Giovanni Pascoli li cantava nei suoi versi come simboli di purezza e speranza:
“…e la terra odorava di ciliegio e di pane.”
Eppure, il senso più profondo è sempre lo stesso: i ciliegi ci ricordano che tutto passa, ma che ogni attimo può essere pieno, se ci fermiamo a viverlo davvero.
Perché abbiamo bisogno di luce dopo l’inverno. Perché vedere una bambina che tende la mano a un petalo che cade vale più di mille notizie. Perché a Venaria, la primavera non è un’idea astratta, ma un’esperienza da fare con gli occhi, con il naso, con i piedi nella terra e il cuore alleggerito. Perché anche qui, come a Tokyo o Kyoto, i ciliegi parlano la lingua universale dell’incanto.
E allora non serve attraversare mezzo mondo per provare quella dolce malinconia che i giapponesi chiamano mono no aware, la consapevolezza struggente della bellezza destinata a finire. Basta uscire di casa.
Basta una passeggiata tra i viali fioriti della Reggia.
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