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24 Marzo 2025 - 17:10
Una borgata con due residenti e tante promesse non mantenute: ecco come si vive in Canavese senza luce nè strade
Il posto è bello: un gruppetto di case costruite sulla roccia sporgente; una buona esposizione; un affaccio panoramico sulla vallata sottostante. Di fronte è tutto un susseguirsi di rilievi dalle cime appuntite ed a tratti incappucciate di neve. I ripidi pendii sono scuri ma non è difficile immaginare quale brillante fondale verde costituiscano durante i mesi estivi. Dietro le case la montagna riprende subito a salire mentre ai lati c’è appena spazio per la strada sterrata da una parte, per il sentiero che scende sinuoso verso Roncore dall’altra.
E’ tutta lì la borgata Trucca di Locana, che sorge ad 850 metri di altezza sulla sinistra orografica dell’Orco, poco sopra la più nota e più grande Montepiano.
I residenti stabili sono solo due. Si tratta di una coppia di pensionati: Clara e Sergio Benazzi. Gli altri tre nuclei familiari sono di villeggianti che raggiungono la borgata nei fine settimana e durante l’estate. Da qualche anno si registra però un discreto passaggio di escursionisti, che percorrono l’itinerario ad anello. Tra l’altro, subito sopra le case si trova il confine con il Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Fin qui il quadro appare quasi idilliaco ma, dietro l’apparenza, emergono le criticità.
Uno scorcio della strada che porta a Trucca
La strada per la borgata, che si stacca da quella asfaltata poco dopo Montepiano, è uno sterrato in vari tratti più simile ad una pista che ad un percorso carrabile. Nelle case arriva l’acqua potabile (almeno quella!) ma non la corrente elettrica: la luce e gli elettrodomestici funzionano grazie ai pannelli solari. Internet non sempre è efficiente: d’estate, con più gente in paese e nelle frazioni, le linee si sovraccaricano e lavorare in smartworking può diventare problematico.
Sono disagi frequenti nei piccoli nuclei montani e non sempre facilmente risolvibili: bisogna fare i conti con le poche risorse dei comuni e con le loro tante frazioni e di frazioni Locana ne ha un numero davvero rilevante. Queste cose i proprietari delle poche case lo sanno: quando hanno deciso di venire qui erano consapevoli delle scomodità cui sarebbero andati incontro. Infatti non chiedono la luna, solo di essere presi in considerazione
A farsi portavoce delle loro richieste è Matteo Varesio, che risiede a Castellamonte ma d’estate si trasferisce qui con la famiglia grazie alla possibilità di lavorare a distanza (collegamenti Internet permettendo…) e che manda le sue figlie al Centro Estivo di Locana.
“Non sono un rompiscatole – dice – ogni tanto invio una mail al Comune, poi attendo la risposta per un po’ e riprovo. Ci dicono sempre di aspettare ed ancora aspettare ma sono trascorsi più di cinque anni dall’insediamento dell’attuale amministrazione. Siamo abituati ad arrangiarci però non riusciamo a fare tutto. Non abbiamo un servizio di raccolta rifiuti e non ci portano la posta ma i problemi più grossi sono la strada e l’elettricità. Sarebbe bello avere una strada asfaltata come obiettivo per il medio termine ma nel breve ci basterebbe che venisse messa un po’ a posto: tappare i buchi, pulire i fossi, tagliare le piante pericolanti sul ciglio per evitare che ci cadano addosso quando il vento soffia forte. Dopo le piogge intense il rischio di rimanere impantanati è concreto: noi riusciamo a cavarcela ma a volte capita che qualcuno ci si avventuri e poi debba chiedere aiuto per tornare indietro. Facciamo il possibile: l’erba ce la tagliamo da soli; ogni volta che ho delle macerie me ne servo per tappare le buche; il mio vicino continua a svolgere di sua iniziativa la manutenzione ordinaria ma non basta. Bisognerebbe poter fare come gli anziani in passato, che una volta al mese ripianavano il fondo stradale con le zappe”.
Residenti e villeggianti della borgata
“Ciò che ci preoccupa di più – dice Bruno Mascherpa che risiede a Pianezza – è se dovesse arrivare un’ambulanza. E’ capitato una volta che una persona si fosse infortunata tagliando legna e l’intervento di soccorso era stato lento e faticoso: l’ambulanza era ferma all’imbocco della strada, i soccorritori erano arrivati a piedi, l’elicottero non riusciva ad atterrare per mancanza di spazio”.
Con una strada del genere qualsiasi intervento sulle abitazioni diventa complicato. Ricorda cos’accadde quando vennero a portargli i mobili della cucina: “Erano così nervosi ed imbestialiti che me la montarono male…”. Il figlio dei Benazzi, che tra l’altro vorrebbe venire a vivere qui stabilmente, sta portando a termine i lavori di ristrutturazione e si trova alle prese con le difficoltà dei camioncini che trasportano i materiali.
Suo padre ammette: “L’anno scorso il Comune aveva organizzato qui la festa della Montagna. In quell’occasione strada e sentieri erano stati rimessi a posto ma dopo non si è più visto nessuno”.
Ciò che colpisce è che quella che raggiunge la frazione somiglia ad una pista per le condizioni in cui si trova ma non per il tracciato e sistemarla non comporterebbe lavori particolarmente gravosi. Purtroppo in Italia di solito va così: le grandi opere, che richiedono una progettazione complessa, interventi impattanti ed ingenti esborsi di denaro, prima o dopo si riesce a realizzarle; i piccoli lavori periodici sono invece poco attrattivi per le amministrazioni pubbliche perché tanto utili quanto poco vistosi.
L’altro problema è l’assenza di collegamento alla rete elettrica, probabilmente dovuto al fatto che, quando arrivò la corrente nella zona, la frazione di Trucca era disabitata. La linea passa a poche centinaia di metri ma non c’è verso di farla proseguire, nemmeno con costi a carico dei proprietari perché sarebbe una spesa insostenibile: 100.000 euro in tutto, ovvero 20.000 per famiglia. Come si è detto, hanno provveduto con pannelli solari così come hanno installato un bombolone del gas che serve a tutti ma il problema dei pannelli è quello consueto: la ricarica delle pile quando fa brutto tempo. Per i villeggianti non si tratta di una grossa difficoltà ma chi vive lì tutto l’anno è costretto a continui calcoli e rinunce. “La lavatrice – dice la signora Clara – la faccio solo quando c’è il sole, altrimenti non potremmo più guardare la televisione”. Fortunatamente loro sono pensionati ma se si trattasse di una coppia in età lavorativa e con figli piccoli, la faccenda si farebbe problematica.
Ovviamente ci si potrebbe chiedere perché alle persone salti in testa di andare ad insediarsi in posti scomodi e fuori mano come questo. Tutte le opinioni sono ammessibili ma non si parla sempre di ripopolamento della montagna, di rinascita delle borgate abbandonate anche come antidoto al degrado del territorio con tutto quel che di negativo ne consegue? Chi ha acquistato e ristrutturato una casa a Trucca lo ha fatto per scelta precisa non – salvo Mascherpa – perché avesse ereditato una casa di famiglia. Lo si vede da come sono intervenuti sugli edifici esistenti, dai materiali scelti e dalla cura riservata ai particolari. Qualche nota meno intonata c’è ma in complesso ci si può complimentare con loro. Il signor Bruno racconta: “Sono 18 anni che ci lavoro su, un po’ per volta, pezzo per pezzo. Ho riutilizzato la pietra del luogo e per rifare il tetto ed i serramenti mi sono rivolto ad una segheria del territorio. Quelle due stanzette lì sopra erano la cucina e la camera della bisnonna: ho deciso di lasciarle com’erano, con dentro gli oggetti che le erano appartenuti”.
Varesio riflette: “Abbiamo ristrutturato rispettando l’ambiente; siamo autosufficienti dal punto di vista energetico; il Comune ha anche installato una <Porta sul Paradiso> per attrarre i turisti ma con una strada tutta buche…”.
Forse – la considerazione non è degli abitanti di Trucca ma di chi scrive – invece di correre dietro a mode discutibili, sarebbe meglio curarsi di ciò che esiste da secoli. Per fortuna la panchina costruita lì accanto non è una <panchina gigante> ma ha colori e dimensioni tradizionali…
Una veduta della borgata
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