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Settimo affonda tra buche e topi, ma Piastra dichiara guerra ai data center

Mentre le strade sono un disastro, i ratti dominano le isole ecologiche e l’illuminazione pubblica va a intermittenza, la sindaca di Settimo Torinese si lancia nella regolamentazione dell’economia digitale. Obiettivo? Fissare paletti agli investimenti, perché troppi soldi danno fastidio

Settimo affonda tra buche e topi, ma Piastra dichiara guerra ai data center

Elena Piastra

Mentre la città affonda nel degrado, la sindaca Elena Piastra ha trovato il suo nuovo nemico: i data center. Non le strade ridotte a un campo minato dove gli automobilisti sfidano ogni giorno la sorte, non l’illuminazione pubblica che funziona a intermittenza come una vecchia insegna al neon, non le isole ecologiche trasformate in discariche a cielo aperto, né tantomeno il Parco Berlinguer dove gli alberi appena piantati son morti di sete. No!

La vera emergenza per la sindaca sono gli investitori che bussano alla sua porta. Per qualche strana ragione, questo la turba profondamente.

data center

E così, dalle pagine del Corriere della Sera, la sindaca ha annunciato il suo nuovo piano: basta con il Far West digitale! Basta con queste multinazionali che vogliono piantare i loro server a Settimo come fosse la nuova Silicon Valley. Qui si mettono regole rigide, si fissano paletti, si pongono limiti. Non sia mai che un'azienda arrivi e crei ricchezza senza aver prima superato il vaglio dell'illuminata amministrazione locale, della barista/maestra prestata alla politica, all'ingegneria, alla filosofia, finanche alla politica.

Certo, i data center consumano molta energia e molta acqua. Sono strutture enormi, dove server e macchinari lavorano senza sosta per tenere in piedi tutto ciò che oggi chiamiamo economia digitale: email, social network, streaming, cloud computing, intelligenza artificiale. Per funzionare, queste infrastrutture richiedono enormi quantità di corrente e di sistemi di raffreddamento, e a livello globale il loro impatto è paragonabile a quello di intere nazioni. Si calcola che i data center mondiali consumino più energia dell’intera Francia e che in Irlanda rappresentino il 21% della bolletta energetica nazionale, più di quanto consumano tutte le utenze domestiche messe insieme.

Un problema serio, certo. Ma che fa una città che già ospita un data center – quello di TIM-Google nell’area industriale – e che dovrebbe decidere come gestire l’arrivo di nuovi investitori del settore?

Magari cercare soluzioni per renderli più efficienti, negoziare investimenti in tecnologie green, trovare un equilibrio tra sviluppo e sostenibilità? Troppo semplice. Meglio bloccare tutto, fissare regole e sperare che il problema si sposti altrove.

Dall’alto del suo scranno, la sindaca ha dunque annunciato che a Settimo ci saranno regole mai viste prima in Italia per chi vuole costruirli. "Ovviamente non diciamo no ai data center, ma fissiamo delle regole perché queste infrastrutture consumano molta energia e molta acqua, tuttavia portano poche assunzioni", dichiara con tono solenne da esperta in soluzioni informatiche.

Già, perché a quanto pare il vero problema è che questi investimenti creano troppo pochi posti di lavoro. Peccato che il mondo vada avanti e che l’economia digitale non funzioni con le stesse logiche delle fabbriche di cinquant’anni fa.

La sindaca "chiacchierona! non si ferma qui. Ha in mente una soluzione per mitigare il danno: chi vuole aprire un data center a Settimo dovrà contribuire al teleriscaldamento cittadino. Non importa se Caselle sta costruendo un enorme centro tecnologico da 150mila metri quadri, non importa se in Lombardia ormai le aziende stanno facendo a gara per accaparrarsi uno spazio. No, a Settimo prima di tutto viene il principio.

"Per una pubblica amministrazione è inaccettabile la dissipazione di calore ed energia nell’aria",  sentenziato la sindaca.

E qui ci sarebbe da chiedersi: e il resto?

E le strade piene di buche, il degrado urbano, le periferie lasciate a se stesse?

Il capolavoro arriva alla fine. Quando il giornalista del Corriere le fa notare che con queste limitazioni gli investitori potrebbero semplicemente scegliere un altro Comune. 

Piastra, con la stessa sicurezza con cui ignora i blackout cittadini, risponde: "Si tratta di un rischio che dobbiamo correre".

Fantastico. Finalmente un’amministrazione che si vanta di scoraggiare gli investimenti! Mentre altri sindaci fanno carte false per attirare aziende e sviluppo, a Settimo la strategia è il respingimento selettivo.

Caselle si prende un colosso digitale? Torino si candida a diventare un polo tecnologico? Non importa. L’importante è che nessuno possa dire che a Settimo si sprecano acqua ed energia.

La cosa più assurda di tutta questa storia è che Elena Piastra dipende in tutto e per tutto dai data center.

Lei, che utilizza ogni social network disponibile, che vive di comunicati stampa, di campagne digitali, di post perfettamente confezionati. Lei, che probabilmente avrebbe bisogno di un server tutto per sé, ora si scaglia contro chi quei server li costruisce.

È comodo parlare di consumo energetico quando i tuoi post viaggiano su infrastrutture ospitate altrove. È facile attaccare il Far West digitale quando il tuo stesso successo politico dipende proprio da quei giganti che ora vuoi mettere sotto torchio.

La verità? Questa non è una battaglia per la sostenibilità, non è un tentativo di regolamentare un settore strategico. È solo l’ennesima trovata da campagna elettorale permanente, un modo per farsi notare, per mostrarsi come una leader visionaria, per far parlare di sé.

Perché ormai è chiaro: Piastra non amministra più Settimo, la usa come trampolino di lancio per qualcosa di più grande. Roma? Torino? Un posto di prestigio in qualche commissione? Chissà.

Intanto, mentre lei si batte per salvare la città dall'invasione dei server, i cittadini continuano a inciampare nelle buche, rimanere al buio, convivere con i ratti, nuotare tra i rifiuti e sperare che almeno un giorno qualcuno si accorga che i veri problemi di Settimo non sono quelli che finiscono sul Corriere.

Ma non preoccupatevi. Settimo sarà la prima città d’Italia a vietare il riscaldamento globale prodotto dai data center. I fans della Piastra applaudono. Brava! Continua così! 

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