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Concorsi pubblici truccati? A Biella il direttore dell’Asl condannato per aver favorito una candidata!

Un anno e sei mesi per Mario Sanò, dieci mesi alla farmacista vincitrice del bando. Entrambi ricorreranno in appello

Concorsi pubblici truccati?

Concorsi pubblici truccati? A Biella il direttore dell’Asl condannato per aver favorito una candidata!

Il direttore generale dell’Asl di Biella, Mario Sanò, è stato condannato a un anno e sei mesi per aver favorito una candidata in un concorso per la farmacia ospedaliera dell’Asl Cuneo 2, ente che dirigeva prima di assumere l’incarico a Biella. La sentenza riguarda il reato di rivelazione di segreti d’ufficio, un’accusa pesante che getta ombre sulla trasparenza delle selezioni pubbliche. Condanna anche per la farmacista Regina Tarantini, che ha ricevuto dieci mesi di reclusione, seppur entrambi abbiano beneficiato della sospensione condizionale della pena e della non menzione nel casellario giudiziario.

Secondo quanto emerso dalle indagini della Guardia di Finanza, Sanò avrebbe fornito informazioni riservate sulle domande del concorso a Tarantini tramite una terza persona, permettendole così di avere un vantaggio sleale sugli altri candidati. Un’accusa che il pm di Asti aveva ritenuto particolarmente grave, tanto da richiedere per Sanò una condanna più severa, pari a tre anni di reclusione, mentre per la farmacista la richiesta era stata di un anno di carcere.

La vicenda assume contorni ancora più particolari considerando che, nonostante la vincita del concorso, Regina Tarantini non ha mai preso servizio nell’Asl Cn2, preferendo accettare un altro incarico a Torino. Un dettaglio che non ha comunque evitato la condanna, poiché il reato contestato riguarda l’illecita rivelazione di informazioni riservate, indipendentemente dall’esito della selezione.

Sanò ha sempre respinto le accuse e attraverso il suo avvocato Roberto Ponzio ha annunciato il ricorso in appello, ribadendo di non aver mai violato alcuna norma e di essersi sempre comportato con correttezza e trasparenza. La difesa sostiene che non vi sia prova concreta che il direttore generale abbia effettivamente passato informazioni riservate alla candidata, e punta a ribaltare la sentenza nei prossimi gradi di giudizio.

La condanna di un dirigente sanitario per un presunto favoritismo in un concorso pubblico solleva nuove preoccupazioni sul sistema delle selezioni nelle aziende sanitarie, già spesso al centro di polemiche per irregolarità e sospetti di clientele politiche. La vicenda di Biella si inserisce in un contesto più ampio di inchieste e processi che, negli ultimi anni, hanno coinvolto diverse realtà sanitarie italiane, evidenziando la necessità di maggiori controlli e trasparenza nelle assunzioni pubbliche.

Mentre si attende l’esito dell’appello, il caso continua a far discutere e a sollevare dubbi sulla correttezza delle procedure concorsuali, un tema che tocca da vicino la fiducia dei cittadini nella pubblica amministrazione. Se la sentenza venisse confermata, rappresenterebbe un duro colpo per il dirigente sanitario, che rischierebbe di compromettere la sua carriera, mentre la farmacista condannata potrebbe vedersi preclusa la possibilità di partecipare a nuovi concorsi pubblici.

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