AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
11 Marzo 2025 - 22:26
Guido Castagna
Si è tenuta oggi pomeriggio, a Torino, l'audizione pubblica convocata dal Ministero dell'Agricoltura con il Comitato promotore del riconoscimento IGP del Gianduiotto di Torino e il suo presidente Guido Castagna, i produttori, le aziende e le istituzioni del territorio, "per condividere la bozza del disciplinare che verrà presentato all'Unione Europea". Ad annunciarlo, attraverso un post su Facebook, è stato il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, che ha commentato: "Un altro passo importante per dare a uno dei simboli di Torino e del Piemonte un riconoscimento internazionale di eccellenza e qualità!".
Un traguardo atteso, un riconoscimento che potrebbe finalmente consacrare il gianduiotto tra le eccellenze gastronomiche tutelate a livello europeo. Ma che cos’è davvero il gianduiotto, questo piccolo lingotto di dolcezza che profuma di storia e tradizione?
Nato quasi per necessità e poi diventato simbolo dell’arte cioccolatiera torinese, il gianduiotto affonda le sue radici nella Torino dell’Ottocento, in un periodo storico travagliato: l’epoca delle guerre napoleoniche. Nel 1806, il Blocco Continentale imposto da Napoleone impedì l’importazione di molte materie prime, compreso il cacao, che scarseggiava e aveva prezzi proibitivi. I maestri cioccolatieri torinesi, abili e ingegnosi, trovarono una soluzione straordinaria: tagliare la massa di cacao con un ingrediente locale, abbondante e dal sapore unico, la nocciola Tonda Gentile delle Langhe. Nacque così un impasto vellutato e aromatico che, nel 1865, venne modellato in piccoli cioccolatini dalla tipica forma a barchetta rovesciata. Il nome? Lo si deve alla maschera di Carnevale torinese Gianduja, simbolo del popolo e della tradizione piemontese.
Da allora, il gianduiotto è diventato un ambasciatore del gusto piemontese nel mondo, un'eccellenza che ha conquistato generazioni di appassionati. La sua ricetta si è affinata nel tempo, ma il segreto è rimasto immutato: un perfetto equilibrio tra cacao, zucchero e nocciole Piemonte IGP, tostate e ridotte in pasta per regalare quella cremosità inconfondibile. Ogni produttore ha la sua formula segreta, ma la qualità della materia prima e la lavorazione artigianale restano i pilastri di questa delizia.
Il percorso per il riconoscimento IGP (Indicazione Geografica Protetta) rappresenta una svolta fondamentale per tutelare il vero gianduiotto torinese dalle imitazioni e garantirne l’autenticità. Il disciplinare in fase di definizione stabilirà i criteri precisi di produzione, dalla selezione degli ingredienti ai metodi di lavorazione, fino all’obbligo di produzione nel territorio piemontese. Un passaggio cruciale per proteggere un'icona gastronomica e renderla un simbolo riconosciuto a livello europeo, al pari di prodotti come il Parmigiano Reggiano, il Prosciutto di Parma o il Panettone di Milano.
L’iter non è ancora concluso, ma la strada sembra tracciata. Il gianduiotto di Torino potrebbe presto entrare ufficialmente nel pantheon delle specialità protette dall’Unione Europea, portando con sé una storia secolare fatta di ingegno, passione e sapore autentico. Un successo non solo per i maestri cioccolatieri piemontesi, ma per tutto il Made in Italy gastronomico.
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.