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08 Marzo 2025 - 00:59
Docenti arrabbiati
Mentre il governo continua a riempirsi la bocca con parole come "merito" e "valorizzazione delle competenze", nel mondo reale, quello che frequentano i comuni mortali, si consuma l'ennesimo dramma all'italiana. Questa volta a pagarne il prezzo sono i docenti vincitori del concorso PNRR, abbandonati a se stessi tra scadenze impossibili, ritardi burocratici e totale indifferenza delle istituzioni.
A denunciare questa situazione, diventata ormai grottesca, è Gabriella Tarquinio, insegnante e portavoce di un gruppo di docenti vittime di quella che sembra una vera e propria trappola burocratica. Il problema? Le graduatorie di merito dei concorsi, attese a settembre, sono state pubblicate solo a dicembre. Così, centinaia di docenti hanno iniziato il percorso del TFA (Tirocinio Formativo Attivo) senza alcuna certezza, salvo scoprire, mesi dopo, di aver superato il concorso. Un successo che, paradossalmente, rischia ora di tradursi in una sconfitta clamorosa.
I decreti ministeriali impongono infatti ai neo-vincitori di ottenere l’abilitazione entro il 31 agosto 2025, pena la decadenza dal ruolo appena conquistato. Ma il Ministero dell’Istruzione e del Merito—nomen omen—non ha previsto alcuna deroga per chi, come la Tarquinio, ha dovuto iniziare un percorso che ora non può più completare. Entrambi i percorsi, quello del TFA e quello abilitante, richiedono presenza obbligatoria, con gli atenei che non riconoscono alcun credito per quanto svolto finora.
"Avevamo sperato in una deroga che ci consentisse di concludere il TFA, ma il ministero ci ignora", denuncia amaramente Gabriella. Il risultato? Docenti costretti a scegliere se perdere mesi di studio, sacrifici economici e sforzi personali oppure il posto appena conquistato con fatica. Una beffa burocratica, frutto dell'ennesima pianificazione ministeriale degna di un film tragicomico.
Il silenzio del Ministero dell'Istruzione e del Merito è, come sottolinea Tarquinio, "assordante". Decine di e-mail, appelli, richieste di chiarimenti sono rimaste senza risposta, lasciando i docenti soli, frustrati e amareggiati. Un trattamento che stride fortemente con i proclami sull'importanza del merito e dell'impegno tanto decantati nelle cerimonie ufficiali e sui palchi elettorali.
E allora viene spontaneo chiedersi: che fine ha fatto la famosa meritocrazia sbandierata dal governo? Che senso ha proclamare a gran voce la valorizzazione della professione docente se poi, nei fatti, chi insegna viene trattato come una pedina intercambiabile, senza diritti e senza rispetto?
Gabriella Tarquinio non si limita a lanciare un appello, ma esprime con forza la propria frustrazione e rabbia: "Mi sento tradita, delusa, svuotata. Come docente, cittadina e persona che ha creduto nel valore del merito e del sacrificio". Una situazione che getta discredito sullo Stato, mostrando ancora una volta la distanza siderale tra annunci politici e realtà quotidiana.
Insomma, siamo di fronte all’ennesima conferma che, nella scuola italiana, il buon senso e il rispetto per chi lavora continuano a restare sepolti sotto una montagna di decreti ministeriali incoerenti e pasticciati. Con buona pace dei sogni di tanti docenti che, anziché valorizzati, si ritrovano umiliati da quello stesso Stato che promette di sostenere i migliori, ma finisce per punirli.
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