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07 Marzo 2025 - 09:18
L’ultima notte di Carnevale tra carri, colori e tradizione in Canavese
Si è concluso il Carnevale di Castellamonte, dopo oltre tre settimane di appuntamenti e di sorprese. Non c’erano più nomi misteriosi da svelare oramai, e l’ultima serata, quella del mercoledì delle Ceneri, è stata, come sempre, una sorta di solenne sintesi delle… puntate precedenti, con la partecipazione di tutti i figuranti e soprattutto dei carri allegorici. È l’unica circostanza nella quale sfilano i carri e merita assistervi: fra le tante manifestazioni del carnevale, questa è in effetti di gran lunga la più seguita e per capire quanta gente vi prenda parte basterebbe osservare i parcheggi strapieni anche nelle zone periferiche.
I carri si erano raggruppati come di consueto nel piazzale dell’ex-caricatore ferroviario, dove problemi di spazio non ce ne sono, e da lì, verso le 21, è partita la sfilata, che ha percorso il viale della Stazione per poi raggiungere con un ampio giro Piazza Martiri della Libertà e Via Educ. Ad aprire il lungo corteo i tamburi e gli sbandieratori con i colori giallo e blu della città, i figuranti dei sette borghi, i gruppi ospiti delle frazioni di Muriaglio e di Campo, nonché quelli di "Locana e i suoi dieci Ducati" e di "Noasca da Re"; i Pifferi e Tamburi di Baio Dora. È poi stata la volta dei componenti del Supremo Ordine di Bela Pignatera e Primo Console, di damigelle e terzieri.
A cavallo hanno sfilato il Primo Console Cristian Dima, gli alfieri e il clavario. Dietro di loro la carrozza della Bela Pignatera, con trono e balaustre in legno dorato ed addobbata di mimose. La Bela Pignatera Marina Ruggiero, sorridente e felice, era impegnatissima nel lanciare fiori e caramelle da un lato e dall’altro. Dopo di lei la Banda Musicale, anch’essa in tenuta para-carnevalesca. Sopra la divisa c’era chi indossava un giubbetto catarifrangente, chi si era messo in testa un casco da cantiere con tanto di pila frontale; chi portava appeso sul petto o sul dorso un cartello stradale: con il limite dei 50 km orari, con gli indicatori di direzione, con l’avvertenza del pericolo generico. Una delle musiciste era avvolta in una rete arancione da cantiere. Difficile non immaginare un riferimento alle strade del Canavese bloccate ed intasate dai lavori per l’Acquedotto di Valle.
Carri di Carnevale
Dietro la banda il carretto che trainava la statua in cartapesta del Re Pignatun, in realtà una Regina, visto che il personaggio scelto è stata la decana delle Bele Pignatere Giuseppina Viglia Ron.
Ed ecco i carri. Il primo era quello dei Coscritti del 2007: un piccolo castello giallo e blu con merli e torricelle. Niente costumi carnevaleschi però, bensì le solite felpe tutte uguali. Di questo carro sono soddisfatti gli esponenti della Pro Loco, che dicono: "Lo abbiamo fatto sfilare per primo mentre di solito i coscritti erano lasciati in fondo in quanto casinisti". Sottolineano anche che i genitori dei ragazzi hanno collaborato alla sua realizzazione. Speriamo sia un buon inizio… e che magari i coscritti dell’anno prossimo sostituiscano le felpe omologatrici con costumi originali e fantasiosi, dando sfogo ad una creatività troppo spesso sopita nei giovani: non è necessario spendere, i migliori travestimenti sono spesso quelli realizzati con materiali di recupero.
Gli altri erano carri grandi ed elaborati, provenienti da località abbastanza vicine come San Ponso e la frazione Mastri di Rivarolo o più lontane come Settimo Torinese e Brandizzo. Erano in tutto una decina, con temi variabili dall’attualità al fantastico. Belli da vedere per la progettazione d’insieme, l’accuratezza di esecuzione, l’armonia dei colori. Da Mastri era arrivato "Il pollaio matto" con galli coloratissimi ed esseri umani che nascevano – già adulti – dalla schiusa delle uova. Da Cascina Isola di Settimo un tema di chiarezza lampante: "La Natura si ribella" con draghi, animali giganteschi ed esseri umani deformi. I "Raner" di San Ponso (così vengono denominati gli abitanti del paese per l’abbondanza di acquitrini che accolgono rane e rospi) avevano scelto un argomento attualissimo: "Un mare di pagliacci" con in fondo un’enorme testa bifronte che girava su sé stessa senza sosta. Ammonitore il carro "Sorseggia con saggezza" degli Amici dello Sporting Club di Brandizzo. Bella ma dallo sguardo enigmatico la suonatrice dell’arpa a corde fosforescenti; terrificante la tigre a fauci spalancate; poco rassicuranti i due leoni a guardia di ingranaggi e misuratori di vario tipo.
La maggior parte dei carri erano colorati ed allegri anche nell’affrontare tematiche inquietanti; in altri – come nella riproduzione di mura castellane, scudi, lance, carri da guerra – le tinte utilizzate facevano invece da specchio alle paure della società contemporanea.
Con qualche rallentamento dovuto alle strettoie di Via Educ, la sfilata si è ripetuta due volte, con i carri intervallati da ballerini scatenati, ora in costumi d’epoca ora in veste di animali come api e farfalle. A tarda sera il momento finale e culminante: il falò del Re Pignatun in Piazza della Repubblica. Le fiamme, appiccate con la benzina al gigantesco fantoccio di cartapesta sostenuto da una struttura in legno, si sono sviluppate molto velocemente sotto gli occhi della persona rappresentata, la signora Viglia Ron. Alla domanda: "Che effetto Le fa?" ha risposto: "Provo un senso di sollievo!" In effetti vedere per quasi quattro giorni la propria effigie portata in processione per le strade come un agnello sacrificale, qualche brivido deve provocarlo!
La serata si è poi conclusa presso il padiglione gastronomico, che vedrà un ultimo appuntamento importante sabato 8 marzo con la cena per la Festa della Donna.
La sfilata dei carri
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