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06 Marzo 2025 - 21:44
Ogni anno, la Battaglia delle Arance porta a Ivrea centinaia di turisti da tutto il mondo.
Alcuni di loro fanno parte di quelle migliaia di persone, tra aranceri a piedi e tiratori sui carri, che si sfidano in uno spettacolo unico al mondo.
Tra i tanti volti nascosti dietro i caschi e le arance in volo, ce n’era uno nuovo ma già familiare: quello di Jacqueline Sáez Doblas, 34 anni, spagnola, con due lunghe trecce e un entusiasmo travolgente.
"Questa battaglia mi ha cambiato la vita" racconta con gli occhi che brillano. "Non è solo un lancio di frutta, è un rito, una tradizione che ti entra nel sangue."
Tutto è iniziato con il suo canale YouTube, La Guardiana del Folclore, dedicato alle celebrazioni popolari più autentiche e meno commerciali d’Europa. Durante le sue ricerche, s’imbatte nella storia del Carnevale di Ivrea e ne resta folgorata.
L’anno scorso decide di venire a vedere con i suoi occhi, e da lì scatta la scintilla. Riprende tutto, realizza un documentario che conquista molti appassionati e, quando torna nel 2024, scopre che a Ivrea non è più un’estranea: è già un volto noto.
"Quando sono arrivata quest’anno, tanti mi riconoscevano grazie al video. E i Tuchini mi hanno adottata! Mi hanno perfino battezzata!"
Ma il battesimo non è stato solo simbolico: questa volta Jacqueline ha lanciato davvero.
"Ho provato a iscrivermi a dicembre, ma c’erano dieci ore di coda! Un mio amico ci ha provato tre volte senza riuscirci. Alla fine, grazie agli amici, sono riuscita a entrare nel Borghetto e ho sentito sulla pelle quell’adrenalina incredibile. Essere sotto il carro e rischiare un occhio nero è un’emozione unica!" racconta ridendo.
"L’energia che si respira è qualcosa di indescrivibile: la tensione prima dell’inizio, il rumore delle arance che esplodono sugli scudi, l’incitamento dei compagni. È un’esperienza che ti segna."
Per Jacqueline, la Battaglia delle Arance non è un evento qualunque.
"Non è solo una festa, è una sfida, un rituale collettivo. Quando lanci un’arancia, non stai solo partecipando a un gioco: stai rivivendo una storia, onorando una tradizione. Ti senti parte di qualcosa di molto più grande di te."
Ma ciò che l’ha colpita di più è stato l’abbraccio della comunità eporediese.
"Ho visitato tutte le piazze, ho incontrato gli aranceri di ogni squadra, e ovunque ho trovato accoglienza, calore, senso di appartenenza. Anche se altri gruppi mi hanno invitata, il mio cuore resta con i Tuchini. Sono stati loro a darmi questa opportunità, a farmi sentire parte della loro grande famiglia, e per questo non li lascerò mai."
Ma non è solo il senso di comunità a renderla speciale: c’è anche il valore storico della battaglia.
"Questa non è solo una festa: è la celebrazione della libertà. È la memoria di una rivolta, della resistenza di un popolo contro l’oppressione. È un grido che si ripete ogni anno, un atto di ribellione che si rinnova attraverso le generazioni."
E non ha alcuna intenzione di fermarsi.
"Ovviamente tornerò una terza, una quarta volta… e poi ancora. Anche quando avrò figli, saranno Tuchini pure loro! Vedo il Carnevale di Ivrea come una tradizione che ormai fa parte della mia vita. È qualcosa che voglio trasmettere alla mia famiglia, qualcosa che non posso più lasciare."
Domanda. Cosa pensa una spagnola del confronto tra la Battaglia delle Arance e la Tomatina spagnola?
"Non sono ancora stata alla Tomatina, ma ho molti amici che ci sono stati e hanno visto il mio video su Ivrea. Sono rimasti senza parole. La Battaglia delle Arance è molto più intensa, ha una storia potente alle spalle. La Tomatina è nata per caso, nel 1945, durante una sfilata. Ivrea, invece, ha secoli di storia, squadre, strategia, e un simbolismo profondo. La differenza è enorme."
"La Tomatina è più una festa goliardica: ci si lancia pomodori per divertirsi, senza regole, senza squadre, senza una vera struttura. A Ivrea, invece, si combatte davvero. È una battaglia, con un significato storico, con una divisione netta tra aranceri a piedi e tiratori sui carri. Si entra in piazza con uno spirito di sfida, ma anche con un rispetto assoluto per la tradizione. Credo che questo la renda unica."
Insomma per Jacqueline, Ivrea non è più solo una tappa nel suo viaggio attraverso le tradizioni popolari d’Europa: è diventata casa.
"Ogni volta che torno qui, sento di tornare in un posto che mi appartiene. La Battaglia delle Arance è stata un punto di svolta nella mia vita. Mi ha fatto scoprire un lato di me che non conoscevo, una passione che non sapevo di avere. E ora so che, ogni febbraio, il mio posto è qui, tra i Tuchini, a combattere sotto un cielo di arance."
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