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Ma che bello il Carnevale di Ivrea...

Un’immersione nei colori, nei simboli e nelle tradizioni che rendono unica la Battaglia delle Arance.

Nel Cuore del Carnevale di Ivrea, un viaggio nella città proprio nel giorno culmina del Carnevale

Appena arrivati a Ivrea nella giornata clou del Carnevale, domenica 2 marzo, si viene pervasi dal profumo intenso e pungente delle arance. Centinaia di casse in legno sono già pronte ad accogliere i carri e i tiratori da terra, in un fermento che cresce con l'avvicinarsi della tanto attesa Battaglia delle arance.

La città, immersa nel suo storico carnevale, appare come un quadro in movimento: le strade adornate da stendardi colorati, i borghi vestiti a festa, il fiume che scorre silenzioso mentre la città si anima.

Il Carnevale di Ivrea è indubbiamente predominato dai colori, là dove l'arancione brilla fra le varie casse d'arance e il rosso dei cappelli e degli ornamenti predominano lo sguardo, ma è anche e soprattutto un tripudio di simboli. Primo fra tutti, l'arancia. Simbolo della ribellione popolare contro l'oppressione, le arance rappresentano la lotta per la libertà, un retaggio della leggenda medievale della rivolta contro il tiranno Tomaso d'Acaja.

Lanciare le arance in questo senso non è un semplice gioco ma si fa appunto simbolo di libertà, è un gesto di sfida e ribellione, una tradizione che si rinnova ogni anno con lo stesso ardore.

Altro simbolo imprescindibile è il berretto frigio, il copricapo rosso che richiama la tradizione storica della libertà e della resistenza.

Derivato dall'antica Roma e divenuto emblema della Rivoluzione francese, nel Carnevale di Ivrea assume un significato specifico: indossarlo significa essere parte della festa, ma anche garantirsi una sorta di protezione dai lanci delle arance.

La città " invasa" da cappelli rossi 

Infatti, chiunque non lo porti potrebbe diventare un bersaglio involontario. "Indossa qualcosa di rosso, se possibile proprio il cappello frigio, e poi riparati dietro alle reti" è il consiglio ricorrente che i partecipanti più esperti danno ai nuovi visitatori che, immancabilmente si domandano se usciranno indenni dalla manifestazione. 

Ivrea è divisa in diversi borghi storici, ciascuno con una propria identità culturale e storica. I borghi non solo partecipano alla battaglia delle arance, ma sono parte integrante dell'anima del Carnevale.

Le mura storiche di Ivrea, nel giorno culmine del Carnevale, si mostrano agli occhi meravigliati dei visitatori nella loro veste più bella: adornate di bandiere, colori, circondate da musiche e danze.

I colori delle squadre si mescolano nelle piazze, e il senso di appartenenza si percepisce in ogni angolo della città.

"Di generazione in generazione ci tramandiamo questa tradizione, iscriviamo i bambini ai borghi fin da piccolissimi", racconta un genitore.

Poco dopo incontriamo una mamma con un bimbo molto piccolo: "Mio figlio era ancora in fasce quando lo abbiamo iscritto alla nostra squadra, ogni anno aspettiamo il Carnevale con impazienza e portiamo sempre i nostri bambini ad assistere alla battaglia".

Manca poco al tanto atteso inizio della battaglia  e l'atmosfera è quella di una grande festa. Visi dipinti, parrucche, abiti sgargianti: la stravaganza regna sovrana.

Il Carnevale è, del resto, un rito apotropaico e propiziatorio, un momento di passaggio in cui si lascia andare il vecchio per aprirsi al nuovo. Per questo fra i simboli e la voglia di ricordare i momenti storici del passato troviamo immancabile quel frizzante clima carnevalesco in cui maschere, parrucche colorate e coriandoli sono ben accetti e soprattutto ogni scherzo vale, compreso il tiro delle arance.

Tutto pronto per la battaglia 

Alle 14, puntuali, i carri fanno il loro ingresso nelle piazze. Il fragore della folla si mescola al suono dei tamburi, mentre i cavalli, addobbati a festa, avanzano fieri tra la gente. La battaglia può cominciare. Gli aranceri si dividono in due gruppi: quelli a piedi, che rappresentano il popolo in rivolta, e quelli sui carri, che simboleggiano l'oppressore.

Le arance volano da una parte all'altra in un turbinio di colori e odori. Il terreno si ricopre rapidamente di bucce e polpa, trasformando le strade in un tappeto arancione, altamente scivoloso. 

Se poco prima si percepiva il senso di appartenenza ai borghi e alle relative squadre, durante la battaglia non si può mettere in dubbio l'ardore dei partecipanti.

La battaglia è combattuta con passione e intensità e immancabili emergono i primi feriti: nasi sanguinanti, occhi neri, qualche bernoccolo, qualcuno dice di aver perso un dente.

Ma la città è preparata. Le ambulanze sono agli angoli delle strade e la Croce Rossa di Ivrea e l'associazione "Ivrea Soccorso" gestiscono l'emergenza all'interno di una centrale operativa in Questura con decine di volontari e numerose postazioni mediche.

La tradizione del Carnevale di Ivrea non si esaurisce nella battaglia. La figura della Mugnaia, Violetta, è un altro elemento centrale della celebrazione. Simbolo di emancipazione femminile, rappresenta la giovane che, secondo la leggenda, si ribellò al tiranno rifiutando il diritto feudale dello "jus primae noctis" e scatenando la rivolta.

"Viva le donne!", esclamano due anziane signore mentre sventolano i loro fazzoletti colorati al passaggio della Mugnaia sul suo carro.

Alcuni tiratori dopo la battaglia 

In tutto questo non mancano le polemiche di cui, fra la folla, se ne sente l'eco. Uno dei temi più discussi riguarda certamente  lo spreco alimentare.

Verso sera, infatti, le strade sono cosparse da resti di centinaia e centinaia di arance e alcuni visitatori sollevano interrogativi sull'impatto etico di questa tradizione. Gli organizzatori sottolineano che si tratta di frutti non commerciabili nei mercati europei e che, dopo l'evento, vengono raccolti per il compostaggio o la produzione di biogas. Inoltre, il Carnevale porta benefici economici alla città, attirando turisti e investimenti. Nonostante queste argomentazioni, il dibattito resta aperto: è giusto usare così tante arance per una rievocazione?

Negli ultimi anni, un'altra questione ha animato il confronto pubblico: il benessere dei cavalli che trainano i carri. Le preoccupazioni riguardano lo stress causato dal caos della manifestazione, il rischio di impatti fisici nonostante le protezioni, le lunghe ore di sfilata dopo viaggi impegnativi e il pericolo di scivolate sulle strade coperte di poltiglia d'arance. Anche per questa tematica gli organizzatori non mancano di fornire risposte garantendo il  rispetto di protocolli veterinari rigorosi, ma le proteste animaliste continuano e ogni anno si ripropone la domanda: il Carnevale di Ivrea può fare a meno dei cavalli?

Giunge la sera, la battaglia si conclude e Ivrea continua a vivere il suo Carnevale con canti, balli e momenti conviviali. Le strade profumano ancora di agrumi, l'euforia non accenna a spegnersi.

Il Carnevale di Ivrea è un rito collettivo, un legame con la storia e con l'identità di una città che, anno dopo anno, rinnova il suo spirito di resistenza e libertà.

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