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Tentativi di censura a Settimo Torinese: noi non ci fermiamo

Chi governa dovrebbe rispondere ai cittadini, non cercare di zittire i giornalisti

Elena Piastra

Elena Piastra

C'è una strana concezione della libertà di stampa che si sta facendo strada a Settimo Torinese. Una concezione per cui il giornalismo non deve raccontare i fatti, non deve dare voce ai cittadini, non deve denunciare inefficienze e contraddizioni dell'amministrazione. No, il giornalismo, secondo alcuni, dovrebbe limitarsi a fare da cassa di risonanza per chi governa, a pubblicare comunicati stampa senza fiatare, a evitare domande scomode e, soprattutto, a non disturbare il manovratore.

Insomma “costruire un mondo intorno a Elena Piastra”. Visionaria, statista, lungimirante, soprattutto in "corsa" per un posto in Regione a Torino o a Roma... 

Tutto questo per dire che negli ultimi tempi, il nostro giornale ha ricevuto una serie di attenzioni particolari. Non parliamo di critiche, che fanno parte del gioco e che accettiamo con serenità. Parliamo di un metodo più subdolo, più insidioso. C'è chi ha deciso di scrivere a enti e istituzioni nel tentativo di screditarci, di dipingerci come fabbricatori di notizie false, di insinuare che la nostra attività giornalistica non meriti di esistere. Il tutto senza avere il coraggio di esporsi in modo trasparente, senza dichiarare i propri reali interessi, senza prendersi la responsabilità delle proprie azioni.

Un attacco che va ben oltre la normale dialettica politica, ben oltre il confronto democratico. Un'operazione che sa di intimidazione, di tentativo di silenziare una voce libera e indipendente. Un'operazione che, per giunta, non sembra essere frutto di un semplice lettore indignato, ma di qualcuno che, casualmente, ha interessi molto vicini a quelli di chi amministra questa città.

Di fronte a certe manovre, la reazione istituzionale è stata chiara: chi ha problemi con il lavoro di un giornale, chi ritiene che ci siano violazioni deontologiche, ha gli strumenti per rivolgersi agli organi competenti, ai tribunali o all'Ordine dei Giornalisti. Non ai ministeri, non ai dipartimenti statali, non con tentativi maldestri di censura preventiva.

Questo giornale ha sempre fatto e continuerà a fare il proprio lavoro. E lo farà senza padroni, senza interessi occulti, senza paura di dare fastidio. Continueremo a raccontare i problemi di Settimo Torinese, a dare voce ai cittadini, a denunciare inefficienze e scelte discutibili. Se qualcuno si sente infastidito, se ne faccia una ragione. Noi non ci fermiamo.

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