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L'Italia sotto accusa all'Aja: la Corte penale internazionale ordina risposte sul caso Almasri

Roma ha trenta giorni per giustificare la mancata consegna del generale libico accusato di crimini contro l’umanità. Il governo tentenna tra difesa e attacco, mentre in Parlamento infuria la polemica su Nordio

La Corte di Giustizia Internazional

La Corte di Giustizia Internazional

La Corte penale internazionale non cede sul caso Almasri e adesso l'Italia ha trenta giorni per rispondere alla Cpi, che ha notificato a Roma l'avvio di una formale procedura di accertamento per una condotta ritenuta "inadempiente" a causa della mancata consegna all'Aja del generale libico, accusato di crimini contro l'umanità.

La risposta del governo, attesa dai giudici attraverso una memoria, non è però scontata. Il ministero della Giustizia era già al lavoro su un documento in cui evidenziava una serie di incongruenze nelle procedure attivate per il mandato di arresto del comandante libico. Dunque, la strategia non è ancora chiara: difendersi o contrattaccare di fronte all'ennesima richiesta dei giudici del tribunale internazionale sulla vicenda Almasri? Al momento, non si esclude che la memoria possa inglobare l'articolato già in preparazione a via Arenula.

Qualsiasi sia il documento, il contenuto riguarderà sicuramente anche i temi affrontati durante l'informativa di Carlo Nordio alle Camere, quando il Guardasigilli aveva segnalato errori (e conseguenti rettifiche) che, nella versione del governo, annullavano di fatto la richiesta di arresto. Ma questa volta la forma potrebbe contare più della sostanza: il governo risponderà entro il 17 marzo con una memoria, come richiesto dalla Cpi, oppure opterà per una sua richiesta di chiarimenti allo stesso tribunale, mettendo in discussione le incongruenze e le successive correzioni sulle date degli episodi di cui è accusato Almasri?

Non solo. La Corte internazionale chiede anche all'Italia di "presentare osservazioni in merito alla sua mancata perquisizione e al sequestro di materiali" in possesso di Almasri, facendo chiaramente riferimento a cellulari, documenti e tutto ciò che il generale aveva con sé al momento dell'arresto e che avrebbe potuto essere oggetto di indagine. Un'esigenza già sollevata durante la richiesta di cattura e ribadita esplicitamente nell'ultima notifica giunta in queste ore all'Italia.

"Il 17 gennaio 2025 - si legge nel documento - la Corte è stata informata che Almasri si trovava all'interno dell'area Schengen, in un paese diverso dall'Italia. La Camera ha quindi accelerato la valutazione [...] e il 18 gennaio ha emesso, a maggioranza, un mandato d'arresto. Sempre il 18 gennaio, la Camera ha emesso un'ordinanza [...] che incarica il Cancelliere di inviare richieste di cooperazione [...] di sequestrare qualsiasi prova o dispositivo trasportato dal sospettato che possa contenere prove e di trasmettere tali prove alla Corte", recita il provvedimento dei giudici scritto in inglese.

Federico Fornaro

Federico Fornaro

La questione riapre il dibattito anche in Parlamento. Pd, M5s e AVS, nell'Aula della Camera, sono intervenuti per chiedere a gran voce al ministro Nordio il documento da lui annunciato e destinato ai parlamentari: la "tavola sinottica che raffrontava i capi di imputazione", che lo stesso Guardasigilli "aveva mostrato" durante la sua informativa.

"O il ministro mantiene la parola" e mette le carte a disposizione del Parlamento, "o invia al presidente della Camera una lettera in cui spiega i motivi per cui non lo fa e chiede scusa al Parlamento", ha affermato per primo il dem Federico Fornaro, preannunciando poi: "Fintanto che non sarà mantenuta la promessa, noi faremo tutti i giorni questo intervento".

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