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Emergenza disturbi alimentari in Piemonte: pochi fondi, strutture al collasso e l'assessore Riboldi assente in commissione!

La Regione Piemonte sotto accusa per la gestione dei disturbi alimentari: polemiche, mancanza di risorse e promesse disattese

Emergenza Disturbi Alimentari

Emergenza disturbi alimentari in Piemonte: pochi fondi, strutture al collasso e l'assessore Riboldi assente in commissione!

La gestione dell’emergenza legata ai disturbi alimentari in Piemonte è al centro di un acceso dibattito, con associazioni e opposizioni sul piede di guerra. L’ultima seduta della quarta commissione sanità, dedicata a questo delicato tema, si è conclusa tra polemiche e malcontento. A far infuriare molti consiglieri è stata soprattutto l’assenza dell’assessore regionale alla sanità, Federico Riboldi, che non si è presentato all’incontro, scatenando proteste e accuse di scarsa attenzione verso un problema sempre più grave.

La mancata partecipazione di Riboldi alla commissione ha innescato una serie di reazioni indignate. Nadia Conticelli (PD) ha definito l’episodio “un segnale preoccupante”, sottolineando che la discussione sullo stato della legge regionale sulla prevenzione e cura dei disturbi della nutrizione avrebbe dovuto svolgersi mesi fa. "Le famiglie vivono un dramma e meritano risposte, non silenzi", ha dichiarato la consigliera, evidenziando le difficoltà di chi combatte contro patologie che possono rivelarsi fatali.

Le associazioni “Rinati sotto la Mole” e “Lo Specchio Ritrovato” hanno tracciato un quadro preoccupante, parlando di una vera e propria emergenza. Secondo i dati presentati, dal post-pandemia i pazienti sotto i 18 anni sono raddoppiati, mentre tra gli adulti si è registrato un incremento del 30%. Le famiglie denunciano la mancanza di strutture specializzate, lunghe attese per le cure e un sistema sanitario che fatica a garantire un percorso di assistenza efficace.

A puntare il dito contro la gestione della Regione è stata anche Alleanza Verde e Solidale (AVS). Alice Ravinale e Valentina Cera hanno accusato l’amministrazione di aver eliminato i fondi regionali per i disturbi alimentari, lasciando il settore in una condizione di grave sofferenza. “Non ci sono risorse per la formazione di medici e pediatri, né per il supporto nelle scuole”, hanno affermato le due esponenti di AVS, chiedendo interventi concreti e immediati.

Disturbi alimentari

La situazione delle strutture sanitarie piemontesi dedicate ai disturbi alimentari è tutt’altro che rassicurante. L’unico reparto specializzato si trova alle Molinette di Torino, con appena sette posti letto e quattro medici, numeri del tutto inadeguati a fronteggiare il crescente numero di pazienti. Anche il centro di Lanzo, un tempo punto di riferimento regionale, non dispone più di un servizio psichiatrico attivo h24. La neuropsichiatria infantile è in difficoltà per carenza di personale e i servizi dietologici non rientrano nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) della Regione.

Di fronte alle accuse, l’assessore Federico Riboldi ha rispedito al mittente le critiche, spiegando che la sua assenza era dovuta a impegni istituzionali già programmati. Riboldi ha inoltre difeso il lavoro della Regione, ricordando che dal 2022 al 2026 sono stati stanziati 2,5 milioni di euro attraverso fondi ministeriali, mentre nel bilancio 2025 sono previsti ulteriori 150 mila euro di risorse regionali destinate al settore. "Il nostro impegno è concreto e il piano socio-sanitario prevede nuovi interventi a breve termine", ha assicurato l’assessore.

Nonostante le dichiarazioni di Riboldi, il clima resta teso. Le associazioni e le famiglie coinvolte chiedono azioni immediate, evidenziando come le risorse attuali siano insufficienti per far fronte all’emergenza. Il Piemonte rischia di rimanere indietro rispetto ad altre regioni nella gestione dei disturbi alimentari, un problema che, oltre agli aspetti sanitari, ha forti implicazioni sociali e psicologiche. La vicenda riaccende il dibattito sulla sanità regionale e sulle priorità della giunta. Se da un lato l’amministrazione difende il proprio operato, dall’altro le opposizioni e le associazioni continuano a chiedere maggiori investimenti, più personale specializzato e strutture adeguate. Il rischio, se nulla cambierà, è che sempre più famiglie si trovino senza un reale sostegno, in una battaglia che non può essere affrontata in solitudine.

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