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Strage di piccioni: il sindaco di Torino sceglie il piombo

Il piano di contenimento prevede abbattimenti con armi da fuoco e gabbie-trappola. Le associazioni animaliste insorgono: "Una mattanza inutile e crudele"

Consulta delle Associazioni Animaliste  della Città di Torino

Il vice- presidente Marco Francone

Bianchi, grigi, neri, con o senza zampe. Simbolo indiscusso di Venezia, i piccioni – o colombi – hanno ormai colonizzato ogni angolo dello Stivale, diventando protagonisti indiscussi della vita urbana. Per alcuni, evocano l'immagine romantica del colombo portatore di pace; per altri, sono semplicemente veicoli di sporcizia e malattie. Eppure, si parla dello stesso volatile.

Negli ultimi anni, la loro presenza si è intensificata anche in contesti insoliti: saltellano tra i tavoli dei ristoranti in cerca di cibo, volano a sfiorare le teste dei passanti e si infilano senza invito in negozi e mezzi pubblici. C'è chi li teme per il loro volo imprevedibile o per il rischio di beccate improvvise. Ma sono davvero portatori di malattie? E la loro gestione deve necessariamente passare per metodi drastici e cruenti?

“Esistono alternative a uno sterminio indiscriminato, che porta con sé un peso storico e morale”, afferma Marco Francone, vicepresidente della Consulta delle Associazioni Animaliste della Città di Torino, attivo dal 1986 nella difesa degli animali e dell'ambiente con i Verdi Civica e fondatore della sede torinese della LAV nel 1990. “Vietare l'alimentazione dei colombi non è una soluzione efficace, perché difficile da controllare. Così come non lo sono metodi brutali come le uccisioni a colpi di fucile o la cattura con gabbie per poi torcere loro il collo. Esistono vie più civili ed efficaci nel lungo periodo”.

Francone suggerisce innanzitutto di educare la popolazione a evitare l'alimentazione dei piccioni. A questo si affiancherebbero misure come la chiusura degli accessi ai siti di nidificazione, la riduzione degli allevamenti intensivi per limitare il rischio di contagi e l'uso di dissuasori di sosta non cruenti, in alternativa ai classici aghi metallici. Tra le soluzioni più efficaci, propone la creazione di colombaie fuori dai centri urbani, con un sistema di nutrimento controllato per abituare i colombi a una nuova area e procedere a un censimento, integrando progressivamente mangime medicato per ridurre la fecondazione e la deposizione delle uova.

Marco Francone sempre a fianco dei diritti degli animali con la Lav (Lega Anti-Vivisezione)

Altro punto cruciale è la tutela ambientale. Le città, piene di rifiuti organici e sporcizia, rappresentano un vero e proprio banchetto per i colombi e altre specie selvatiche. “Il problema non è solo la presenza dei piccioni, ma la scarsa igiene urbana che ne favorisce la proliferazione”, sottolinea Francone.

Sul fronte delle malattie, il vicepresidente della Consulta evidenzia che il rischio di trasmissione di agenti patogeni non dipende solo dai colombi, ma da una gestione ambientale inadeguata. “Allevamenti intensivi e disattenzione sanitaria sono molto più pericolosi dei piccioni nelle piazze. Un ambiente più sano, con cittadini consapevoli, riduce drasticamente il rischio di diffusione di batteri e virus”.

Nonostante le proposte animaliste, il Comune di Torino guidato dal sindaco Stefano Lo Russo ha approvato un piano di contenimento del colombo per il periodo 2024-2029, con l'obiettivo di ridurre drasticamente la popolazione volatile. Il provvedimento prevede l'abbattimento tramite gabbie-trappola installate dai Comuni e l'uso di armi da fuoco. La gestione delle operazioni spetterà alla Polizia metropolitana, coadiuvata da cacciatori volontari e agenti delle Polizie locali per gli interventi in ambito urbano. Tuttavia, il piano è ancora fermo e molte associazioni animaliste chiedono un confronto con l'amministrazione cittadina.

La Lega Anti-Vivisezione (LAV) ha definito il progetto “una scelta crudele e inefficace”, denunciando un massacro mascherato da necessità di decoro urbano e tutela delle colture. “Si vogliono adottare metodi violenti e brutali, invece di percorrere strade alternative ed etiche per limitare il numero dei colombi senza ricorrere alla strage”, si legge in un comunicato dell'associazione.

La questione della fauna selvatica è particolarmente cara a Marco Francone, che invita a riflettere sugli effetti collaterali delle scelte drastiche. “Sterminare una specie altera gli equilibri naturali. Vicino al Po, per esempio, sono i gabbiani a tenere sotto controllo i piccioni. Lo stesso discorso vale per i lupi: eliminarli significa aumentare il numero dei cinghiali. Continuare con questa logica ci porterà a un mondo senza fauna selvatica, popolato solo da animali da allevamento? Serve un approccio più equilibrato e rispettoso della biodiversità”.

Il tema resta divisivo: da una parte, la necessità di gestire un fenomeno in crescita; dall'altra, la richiesta di soluzioni più etiche e sostenibili. Una cosa è certa: l'armonia tra esseri umani e animali non si costruisce con il piombo, ma con una gestione razionale e consapevole delle città in cui viviamo.

Il Vice-Presidente Marco Francone in prima linea per la difesa degli animali 

Forte simbolismo da parte di Marco Francone per la Lav 

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