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Imprenditoria illuminata
09 Febbraio 2025 - 08:00
La notizia circola da un paio di giorni: la Procura di Milano sta ricevendo diverse denunce da parte di noti imprenditori italiani contattati da truffatori che si erano spacciati per il ministro della Difesa Guido Crosetto. Secondo le prime ricostruzioni, i truffatori avrebbero utilizzato un software per riprodurre la voce del ministro e in questo modo avrebbero convinto alcuni imprenditori a versare denaro su conti correnti esteri; sarebbero anche riusciti a convincerne uno a versare quasi un milione di euro. Tra gli imprenditori contattati ci sono Massimo Moratti, Giorgio Armani, Marco Tronchetti Provera, Diego Della Valle, Patrizio Bertelli e le famiglie Aleotti, Beretta e Caltagirone.
I truffatori contattavano gli imprenditori presentandosi come componenti dello staff del ministro. Riproducendo la voce di Crosetto grazie a un software, chiedevano poi agli imprenditori di intervenire in aiuto dello Stato disponendo un consistente bonifico su un conto di Hong Kong, finalizzato a contribuire a pagare nel massimo riserbo il riscatto necessario a liberare giornalisti italiani rapiti in Iran e in Siria, e promettendo che le somme sarebbero poi state restituite attraverso un bonifico della Banca d’Italia.
Il vero ministro Crosetto ha raccontato di aver ricevuto la chiamata di un amico che gli chiedeva conto di una telefonata della segreteria del ministero per chiedere un suo contatto: era una circostanza sospetta, perché Crosetto aveva già il numero dell’amico. Poco dopo un altro imprenditore aveva chiamato Crosetto dicendo di essere stato contattato da un presunto generale che gli aveva chiesto un bonifico di importo molto elevato.
Crosetto ha denunciato la truffa ai carabinieri e poi ha rivelato il meccanismo con alcuni post sui suoi profili social per mettere in guardia chiunque da questo tipo di truffa. I carabinieri e la Procura di Milano, che nel frattempo sta ricevendo altre denunce, stanno cercando di bloccare i bonifici nel circuito internazionale e intercettare il denaro.
La prima cosa che viene da pensare è: ma possibile che questa gente, che gestisce imprese multinazionali e fa girare milioni di euro, sia così ingenua da lasciarsi abbindolare dal primo che telefona spacciandosi per il ministro o suo stretto collaboratore (uno diceva di chiamarsi Montalbano...) e che gli chiede di versare un sacco di soldi su un conto estero? Possibile che nello staff dirigenziale di queste grandi aziende non ci sia uno che abbia una minima conoscenza delle competenze dei vari dicasteri e a cui venga il dubbio «ma scusa, ma com'è che per pagare il riscatto per liberare giornalisti in Iran o in Siria ci telefonano dal ministero della Difesa e non da quello degli Interni (che gestisce i servizi segreti) o da quello degli Esteri? E ancora: possibile che lo Stato non abbia da parte fondi da utilizzare per queste emergenze e debba chiederli a noi?».
La seconda cosa che viene da pensare è: perché questi imprenditori dovrebbero “prestare” soldi in nero allo Stato? Perché sono dei filantropi? Perché hanno a cuore la sorte di imprecisati italiani tenuti prigionieri all'estero? No: evidentemente perché si aspettano che lo Stato - diciamolo meglio: questo Governo, questo ministro - ne tenga conto e li ricompensi. Perché, ad esempio, i truffatori pensano che un imprenditore che si chiama Beretta, e che di mestiere produce armi, dovrebbe “fare un favore” al ministro della Difesa (che è stato anche presidente della Federazione italiana delle industrie che producono armi)? Forse perché si sta discutendo quale quota del Pil (il 2%? oppure il 5% come chiede Trump?) lo Stato deve destinare agli armamenti? E quindi, se facciamo un favore al ministro...
Questa truffa, portata a termine o anche solo tentata, non solo ci rivela il livello di dabbenaggine di alcuni “campioni” della nostra imprenditoria (e di chi li circonda), ma soprattutto squarcia il velo sui (solo presunti?) rapporti tra certi imprenditori e certi politici, fuori dai canali istituzionali. Avere “amici” a Palazzo conviene: tu fai un favore a me, in nero, e io...
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