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07 Febbraio 2025 - 16:59
Gurit, la protesta continua: nuovo presidio annunciato per lunedì 10 febbraio
Non si ferma la mobilitazione dei lavoratori della Gurit di Volpiano dopo l’annuncio della chiusura dello stabilimento e il licenziamento di 56 dipendenti diretti, oltre a 20 lavoratori somministrati.
Dopo il presidio di venerdì scorso davanti ai cancelli della fabbrica e l’incontro di martedì 4 febbraio all’Unione Industriali di Torino, i sindacati hanno indetto uno sciopero di otto ore per lunedì 10 febbraio, accompagnato da un presidio di protesta, sempre davanti all’Unione Industriali, in concomitanza con un nuovo tavolo di confronto con l’azienda.
La decisione di chiudere il sito produttivo e delocalizzare in Cina ha colpito i lavoratori come un fulmine a ciel sereno. Fino a poche settimane fa, la fabbrica – specializzata nella produzione di componenti per pale eoliche – non mostrava segnali di crisi. Anzi, a dicembre era stato siglato un accordo per mantenere il ciclo continuo di turni fino al 2025. Poi la doccia fredda: la Gurit ha comunicato la chiusura con una semplice Pec, giustificando la scelta con l’aumento dei costi energetici e della concorrenza sui prezzi.
La prima reazione non si è fatta attendere.
Presidio dei lavoratori Gurit di Volpiano
Venerdì scorso, 31 gennaio, i lavoratori, sostenuti da Filctem Cgil, Uiltec Uil e Femca Cisl, hanno organizzato un presidio spontaneo davanti ai cancelli di via Torino 105, al quale ha preso parte anche il sindaco di Volpiano, Giovanni Panichelli. La protesta è proseguita martedì 4 febbraio, quando le Rsu e le organizzazioni sindacali hanno affrontato un primo esame congiunto con i vertici aziendali presso l’Unione Industriali di Torino.
Ma l’incontro non ha portato aperture: la Gurit ha confermato la chiusura senza proporre alternative.
“Abbiamo ribadito la nostra contrarietà al piano e richiesto il ritiro dei licenziamenti”, hanno dichiarato i sindacati. “Non accettiamo che un’azienda che non ha mai fatto cassa integrazione negli ultimi anni e che fino a poco tempo fa investiva nel sito di Volpiano decida di abbandonarlo dall’oggi al domani”.
La rabbia dei lavoratori cresce, così come la preoccupazione per il futuro. “Ci troviamo di fronte a una scelta che ha un impatto devastante”, ha sottolineato Carlo Giunta della Filctem Cgil Torino. “Questa azienda lavorava su tre turni, sette giorni su sette. Non possiamo accettare che 56 famiglie vengano lasciate senza prospettive in questo modo”. Anche Luigi Palopoli di Uiltec Uil Torino ha espresso indignazione: “A dicembre avevamo firmato un accordo per garantire il ciclo continuo. Ora scopriamo che la chiusura era già stata decisa. È un comportamento inaccettabile”.
Intanto, la vertenza prende una piega politica. Il sindaco Panichelli si è già confrontato con l’assessore regionale Elena Chiorino, che ha manifestato la disponibilità a sostenere i lavoratori e a coinvolgere la Regione Piemonte in un tavolo di discussione. L’obiettivo è evitare il licenziamento di massa e trovare una soluzione alternativa alla chiusura.
Nel frattempo, i sindacati non intendono arretrare. Dopo le assemblee di questi giorni, l’appuntamento è fissato per lunedì 10 febbraio, quando il presidio si sposterà davanti all’Unione Industriali di Torino alle ore 9.30, per far sentire ancora più forte la voce di chi non vuole arrendersi a una decisione ritenuta ingiusta e immotivata.
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