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Addio a Tepepa: il leggendario rapinatore di banche di Torino si spegne a 87 anni

Ennio Sinigaglia, noto come Tepepa, muore dopo una lunga degenza. Una carriera criminale da 250 milioni di euro.

Eugenio Sinigaglia "Tepepa"

Eugenio Sinigaglia "Tepepa"

La storia di Ennio Sinigaglia, meglio conosciuto come "Tepepa", è quella di un uomo che ha vissuto al limite, tra la notorietà e l'infamia, tra la libertà e le sbarre di una cella. Tepepa, un soprannome preso in prestito da un personaggio dei film western, è stato per decenni il rapinatore di banche più famoso della provincia di Torino. La sua morte, avvenuta all'inizio del 2025 dopo una lunga degenza a seguito di un'ischemia, chiude un capitolo controverso della cronaca nera italiana.

Ennio Sinigaglia è morto a 87 anni, dopo essere stato ricoverato per un breve periodo all'ospedale Santa Croce di Moncalieri, la cittadina dove aveva sempre vissuto. La sua carriera criminale è stata tanto prolifica quanto turbolenta: si stima che Tepepa abbia accumulato un bottino di circa 250 milioni di euro nel corso della sua vita. Tuttavia, la sua esistenza è stata segnata da frequenti arresti e lunghi periodi trascorsi in carcere. Ogni volta che usciva, però, tornava a delinquere, come se il richiamo del crimine fosse troppo forte per essere ignorato.

Il documentario dal titolo "Lo chiamavano Tepepa" è stato realizzato nel 2014 da InfoAut



Negli ultimi anni della sua vita, Tepepa aveva espresso un tardivo pentimento per la sua lunga carriera criminale. "Se potessi tornare indietro, sceglierei un'altra direzione", aveva dichiarato, sottolineando di non considerarsi un esempio per i giovani. Un'ammissione che, sebbene tardiva, getta una luce diversa sulla complessità del suo personaggio. Era un uomo che, nonostante tutto, aveva riflettuto sui suoi errori, anche se troppo tardi per cambiare il corso della sua vita.

La figura di Tepepa è stata talmente iconica da ispirare un film, "Lo chiamavano Tepepa", proiettato nel 2014 perfino a Palazzo Nuovo. Un omaggio che testimonia quanto la sua figura fosse radicata nell'immaginario collettivo, non solo come criminale, ma come simbolo di un'epoca e di un certo tipo di ribellione. Tuttavia, la sua eredità rimane controversa. Da un lato, c'è il fascino del bandito romantico, dall'altro, la realtà di un uomo che ha scelto una vita di crimine.

Al momento della sua morte, su Tepepa pendevano ancora alcuni provvedimenti giudiziari, di cui si stava occupando il suo storico avvocato Mauro Molinengo. Tuttavia, con la sua scomparsa, questi procedimenti sono da considerarsi estinti per morte del reo. Un epilogo che chiude definitivamente il capitolo giudiziario di una vita vissuta al di fuori della legge.

La morte di Ennio Sinigaglia segna la fine di un'era per la cronaca nera torinese. Un addio che, per molti, è senza rimpianti, ma che lascia dietro di sé una scia di domande irrisolte. Cosa spinge un uomo a scegliere una vita di crimine? E cosa resta, alla fine, di una carriera costruita sull'illegalità? Forse, come in un film western, la risposta è nascosta tra le pieghe di una vita vissuta sempre al limite, tra il bene e il male, tra la realtà e la leggenda.

LO CHIAMAMAVANO TEPEPA "LORICODEREMO COSì"

Ecco il ricordo di Tepepa pubblicato da InfoAut

Ennio Sinigallia, questo il suo vero nome, ha passato oltre metà della sua vita in carcere. Il suo ultimo arresto è avvenuto quando Tepepa era ormai ultraottantenne, una vera e propria vendetta nei confronti di uno degli ultimi banditi della sua generazione.

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