Arriva da Monteu da Po, piccolo comune del chivassese, una grande lezione di umanità.
La comunità di appena mille anime, situata sulle rive del Po e ricca di storia grazie alle sue radici romane e alla presenza del sito archeologico di Industria, ha deciso di farsi simbolo di accoglienza e riflessione.
Qui, nella sala consiliare del Comune, trova ora posto Il Castello, un’opera realizzata da Francesco Cherubini, detenuto del carcere di Bollate, e donata alla comunità grazie al Laboratorio Artemisia, un progetto di trasformazione personale attraverso l’arte.
L’opera, una tela acrilica di 60x50 cm, mescola elementi tradizionali e surrealisti, evocando il fascino misterioso di un castello sospeso tra reale e immaginario. Ma il suo valore va ben oltre il significato estetico.
Come ha sottolineato il sindaco di Monteu da Po, Elisa Ghion, “questa donazione non è solo un gesto artistico, ma un atto di riscatto, un simbolo potente della possibilità di redenzione attraverso l’espressione creativa”.

Il sindaco Elisa Ghion e l'assessore Giuseppe Deluca con l’opera realizzata da Francesco Cherubini, detenuto del carcere di Bollate
L’opera è nata all’interno del Laboratorio Artemisia, guidato da Nadia Nespoli, artista milanese che da oltre 12 anni utilizza le arti visive come strumento di crescita per i detenuti, in particolare coloro che scontano pene per reati gravi. Artemisia non è solo un laboratorio artistico, ma uno spazio di speranza, dove ogni pennellata diventa una possibilità di riscrivere la propria storia.
“Accogliere questa opera significa abbracciare un messaggio profondo: l’arte può trasformare non solo chi la crea, ma anche chi la riceve. È un invito a riflettere, a lasciarsi contaminare, a riconoscere che il cambiamento è possibile, anche nei contesti più difficili”, ha aggiunto il sindaco Ghion.
Monteu da Po, con questa scelta, abbatte barriere e pregiudizi, ricordando che anche chi sta scontando una pena porta con sé storie e bellezza che meritano di essere ascoltate.
L’opera è ora esposta nella sala consiliare: ogni dettaglio del quadro porta con sé il peso di una storia personale e collettiva, di una lotta per il riscatto e di un messaggio di resilienza.
“Con questa donazione abbiamo accolto non solo un’opera d’arte, ma un pezzo di umanità”, ha concluso Elisa Ghion. E, come ricorda il messaggio lasciato dalla stessa amministrazione comunale, “questa è una testimonianza concreta che la bellezza e la speranza possono nascere anche dove sembrano non esserci”.
Monteu da Po, piccolo ma grande nel cuore, ha dimostrato che l’arte non conosce confini, e che il riscatto passa anche attraverso un gesto semplice ma profondamente significativo.